mercoledì 12 marzo 2014

VARANO MARCHESI (alla ricerca di nuovi sentieri)

Natale è una gran bella festa, è un momento in cui tutta famiglia si riunisce. Diverse generazioni si ritrovano assieme attorno ad una tavola imbandita e, fra una portata e l’altra si chiacchiera, si ride, ci si racconta, e per un attimo si lasciano da parte i quotidiani problemi che attanagliano ognuno di noi. Poi c’è il momento magico dell’apertura dei regali che porta sorrisi ai bambini e anche alle signore. Il portafoglio piange, ma cosa c’è di meglio dello sguardo felice di un bambino o di un bacio della sposa? Anche se presto il bambino metterà il regalo da una parte, e la sposa tornerà ad incupirsi nella routine giornaliera quel momento rimane indimenticabile.
Il Natale non è solo una cena od un pranzo, è una sommatoria di Vigilie, cenoni, abbuffate incredibili che portano inevitabilmente ad uno stringersi dei pantaloni e ad un generale ingolfamento di tutto il fisico.  Se poi il brutto tempo concilia il pisolino sul divano fra una mangiata e l’altra…il gioco è fatto.
Nel 2013, per la prima volta dopo tanti anni, ho preso una settimana di ferie tra Natale e capodanno.
Così, la mattina del 27, dopo aver accompagnato la moglie al lavoro mi ritrovo sull’uscio di casa a guardare le strade lucide di pioggia che brillano sotto la luce radente di un timido sole invernale. La temperatura mite induce in me la tentazione di tirare fuori la bici dal garage e di andare a pedalare da qualche parte. E’ appena finito di piovere…non ho voglia di sporcare la mia Scott, cercherò di fare un giro fra strade bianche e asfalto, così, giusto per far girare le gambe e togliermi di dosso quel torpore tipico del dopo abbuffata. Svelto svelto, mi cambio, saluto il gatto che mi guarda curioso, e vado a prendere la bici. Accendo la GOPRO e parto. Le gambe sembrano girare in modo onorevole. La giornata aiuta, l’aria fresca e il sole fanno si che il fisico risponda al meglio. Ho deciso di andare a pedalare su uno stradello che ho visto qualche tempo fa e che non ho mai fatto. Le indicazioni sono davvero promettenti: Scansano, come il mitico Morellino… Tutto un programma. Un percorso che si adatta terribilmente ai pranzi natalizi.
Non sapendo con precisione dove andrò a finire, prendo la via più breve. Salgo da Contignaco, per la strada che passa dalla pieve di S.Giovanni
e poi su dai Tintori, per scendere poi dietro S.Vittore, il tutto per strade bianche
. Affronto la salita con tranquillità assecondato dalle gambe che, stranamente rendono nella pedalata. Lascio correre la mia Scott nella lunga discesa inghiaiata
e, in breve eccomi a pedalare lungo la strada che porta a Banzola.
Ecco il bivio per Scansano. Attraverso il piccolo ponticello sul torrente ed inizio la salita.
Dall’altra parte sicuramente c’è l’abitato di Varano Marchesi, ma cosa ci sia nel mezzo lo ignoro completamente. Intanto la strada comincia a salire. Dapprima la pendenza è tranquilla e dolce, poi la strada comincia ad alzarsi decisamente richiedendo una buona dose di muscolo.

Si pedala in zona ombreggiata che dovrebbe essere piacevole anche in piena estate.
La salita è breve (non troppo) e quando arrivo a scollinare alcuni cartelli segnaletici mi offrono diverse opportunità.
Scelgo quello più invitante. Indica in modo infingardo:MTB. E si ricomincia a salire. La strada, inizialmente asfaltata diventa rapidamente bianca e sale.
Sale in modo deciso ma non terribile. Mi attrae come una sirena di omeriana memoria. Non sono Ulisse, non sono legato…e seguo il dolce canto. La salita finisce e si scollina.
Il paesaggio si apre, e il sole che colora la vallata offre scorci davvero suggestivi. Il terreno non sembra particolarmente infangato e decido di seguire il sentiero che comincio ad intuire dove mi possa condurre. Il crinaletto è un susseguirsi simpatico di brevi strappi in salita con discese piacevoli e scorrevoli.
Sto sporcando la Scott, ma mi sto divertendo da matti. Il sentiero corre divertente sotto le fronde di un bel bosco non troppo fitto. Ombreggiato ma non scuro, davvero bello e rilassante.
All’improvviso arrivo ad un bivio. Dritto davanti a me una carraia decisamente infangata, molto infangata. Oltre la collina sono sicuro che c’è l’abitato di Case Mezzadri… Ma non voglio riempire la mia bici di argilla appiccicosa. Alla mia destra parte un altro bel sentiero ….in salita. Curioso decido di seguirlo per vedere dove mi porta…

Dopo una salita secca, ma fattibile mi ritrovo a percorrere un bel vialetto, quasi in piano.
Che meraviglia, penso, ed in men che non si dica il sentiero finisce. E adesso?
Da questo punto partono diversi canaloni che puntano decisamente verso il basso. Ma la in basso c’è il torrente da guadare….
Prendo il sentiero che mi sembra più sensato prendere, con la nascosta (non troppo) speranza che mi riporti indietro sulla strada asfaltata che ho fatto in salita.

Speranza vana. I canaloni si susseguono sempre più pendenti e dal fondo ben ricoperto da uno strato di foglie che nasconde le insidie.

Cerco di prendere sempre canaloni che vadano a destra sempre con la speranza di non arrivare al torrente.  Speranza vana. Continuo a scendere inesorabilmente.
I canaloni sono ripidi ma non eccessivamente difficili, e mi sto anche divertendo….se non fosse per l’idea del guado prossimo venturo.
Questa discesa sembra non finire mai, e ci ho anche preso gusto, quando d’improvviso, fra gli alberi appare un verde prato ancora bagnato di rugiada
. Seguo i bordi del prato credendo di intravvedere le tracce di una passaggio di mezzi. Ho visto bene. La presunta traccia mi porta ad un guado, evidentemente usato dai mezzi agricoli. D’acqua ce n’è….quanta?
Le piogge dei giorni scorsi hanno intorbidito il torrentello e non so quanto mi dovrò bagnare.
Uso la bici da scandaglio. Tuttosommato non ce n’è tanta. Prendo le misure e, appoggiandomi alla bici, con un doppio passo sono dall’altra parte.
I copri scarpe in neoprene hanno fatto il loro sporco lavoro. Hanno tenuto fuori l’acqua e si sono anche lavati. Anche la Scott ne ha approfittato per togliersi un po’ di fango dalla catena.
Soddisfatto della mia escursione potrei anche tornare a casa….ma…ma è ancora presto. E’ troppo presto per tornare a casa. Cioè, posso fare rotta verso Salsomaggiore….prendendola larga.
Torno sui miei passi, anzi, sulle mie pedalate e via asfalto torno verso Banzola, e poi raggiungo Pieve di Cusignano. Qui imbocco la salita per Monte Manulo. La salita piacevole propone ai miei occhi il cielo terso e un panorama davvero emozionante. Alcuni cipressi che si stagliano contro il cielo sbucando decisi dal prato ancora (o già) verde brillante mi ricordano molto la Toscana senese e la Via Francigena. Giro le ruote a destra in direzione S.Maria del Gisolo e subito mi si presenta davanti una bella fila di olivi….Toscana profonda…
Ora pedalo su una bella strada bianca che si appoggia dolcemente sulla costa che digrada verso la pianura.
Ora abbandono la strada bianca e devo affrontare una carraia assai infangata e in ombra.
Mi sposto sul bel prato a fianco e lascio correre la bici che scende felice come un bambino piccolo.

Quando la carraia risale sono costretto ad abbandonare il prato e appoggio le ruote sulla bianca argilla. Regolo la potenza di pedalata per non far slittare la ruota posteriore. La cosa mi riesce al 90%....l’ultima pedalata però mi è fatale. La ruota posteriore scivola sul viscido fondo argilloso, tento fino all’ultimo di superare l’ultimo metro di salita, poi vado in stallo e inevitabilmente…vado a sporcarmi di fango….Sono li per uscire con un tot di parolacce, quando sollevando lo sguardo, vedo sopra di me il muso curioso di due cagnoni….Li saluto mentre tento inutilmente di pulirmi, e saluto anche la padrona che li porta a camminare nella natura.
Poi la strada ritorna ad essere pedalabile e comincio la discesa verso S.Maria del Gisolo.

La bici corre veloce e mi sto divertendo da matti. A ruote bloccate arrivo sulla strada asfaltata proprio davanti all’antico abitato. Dirigo le mie ruote verso l’Osteria del Sole e, seguendo il tracciato della Via Francigena vado in salita verso Monfestone e poi verso la chiesa di Siccomonte.
Il percorso, fra strada bianca e asfalto è veramente scorrevole. Mi sento bene e voglio mettere insieme chilometri e dislivello. Scendo verso la strada che da Fidenza va a Tabiano e risalgo fino ad incrociare la inghiaiata che sale a Fuli. Mi diverto a pedalare in salita come da tanto tempo non succedeva. Probabilmente è colpa della bella giornata, ma sto proprio bene. La salita passa via in un attimo e lascio andare la mia Scott lungo la discesa che porta in centro a Tabiano Bagni. Il piccolo centro termale è deserto nell’ora di pranzo…Sono giunto alla fine della escursione (penso io) e mi accingo a rientrare a casa per asfalto fin su al Poggetto.
E’ qui che mi prende l’idea malefica.
Ma l’ho fatta migliaia di volte senza problema….
Con la mia Scott poi…non c’è problema….
E mi infilo nel budello con la scala….
Faccio scendere il reggisella e lascio filare la bici…

Porca l’oca sto andando troppo forte….sto andando verso il muro…c’è il canaletto di scolo….
Il resto della storia  l’ho già raccontato……   

Molto bene...
chi fosse interessato a vedere il filmato può trovarlo al seguente indirizzo: