giovedì 23 aprile 2015

Vecchi sentieri..mal messi


Il vento caldo, il tempo mutevole e umido,fanno dolere assai il mio Acromion danneggiato alla fine del 2013. La vecchia botta si fa sentire parecchio quando cambia il tempo, come tutti i dolori, ma in questi giorni il dolore è particolarmente acuto in certi momenti e con determinati movimenti. Stringo i denti e non mollo.
Grigi nuvoloni rotolano veloci sul cielo salsese, e, anche se la in fondo si vede il sereno che avanza non mi fido e decido di gironzolare qui attorno per i vecchi sentieri salsesi, che non pedalo da tanto tempo. Negli ultimi tempi, approfittando della bici leggera e veloce, sono sempre andato a “ravanare” lontano da casa, oggi approfitto dell’atmosfera incerta, calda e melensa, per tornare a pedalare su vecchi sentieri. Esco con la vecchia Merida 150, e approfitto dell'occasione per collaudare una piccola modifica che ho fatto ieri. Faccio poche centinaia di metri di asfalto e mi inerpico per via Saletti, per poi girare verso Sivizzano. Il vecchio sentiero, scavato dalle moto e dalla pioggia giace abbandonato e pieno d’erba a fianco di una nuova traccia sottile ma piana e senza solchi (per ora) lungo il fianco della collina. Senza il timore di mettere le ruote in fallo la salita sembra più dolce di prima, ed in breve arrivo a Sivizzano. E’ tanto tempo che non passo dalla Predella…dai che ci faccio un giro! La prima parte del sentiero è bella comoda, e avanzo allegro, schivando qualche pozza fangosa che persiste nei punti bassi della carraia. Poi quando il sentiero gira deciso a gomito e in dura salita devo arrestarmi davanti alle disastrose condizioni della via. Ampi e profondi solchi offendono la strada che sale. Sassi grossi e smossi concludono l’opera. In più il terreno è anche abbondantemente fangoso, specialmente nella parte bassa. Ok…spingo! Salgo spingendo la bici per i pochi metri della rampa e prendo deciso in direzione della pista da cross. Pedalo la dura rampetta finale e…stop! Strada chiusa. Ci sono dei lavori edili in atto, e un bel nastro giallo chiude la strada alle mie ruote. Guardo se si trova un passaggio…niente…
Poco male, torno sui miei passi.  decido di passare dall’altra parte per entrare. Imbocco il sentiero e…disastro disastroso. Le condizioni sono davvero pessime. Tanti alberi caduti e parecchio sporco sul single track (una volta davvero splendido) mi costringono spesso a scendere dalla bici per compiere manovre di sollevamento o di sottopasso, per poter progredire. A parte questo il sentiero è spesso arato dalle grufolate dei cinghiali (a 4 zampe). Se Dio vuole, tra una stramaledizione e l’altra, arrivo sulla strada asfaltata (che ormai sembra una carraia). Scollino, e scendo un paio di tornanti e mi reinfilo sulla strada che porta alla pista da Cross. Ora discendo per l’altra carraia. Una volta questa carraia la si faceva in salita, senza problema alcuno….adesso è già buona riuscire a discenderla! L’acqua ha lavorato parecchio smuovendo sassi e scavando solchi…nessuno si è mai curato di sistemarla….fortunatamente sono in discesa.
Mugugnando mugugnando risalgo la via del Diavolo verso Pietraspaccata. Sulla colma anziché dirigermi per la strada solita, giro a destra come per scendere verso Case Massari, poi devio a sinistra verso un vecchio sentiero che fino a poco tempo fa era davvero bello specialmente in discesa. Visto di lontano il sentiero sembrava essere stato sistemato, vado a verificare… Prima della casa entro nel prato. L’erba è  già alta ma si va. Poi entro nel sottobosco, e cominciano i dolori. Il sentiero si va progressivamente chiudendo, rovi e prunoli allungano i loro rami duri e spinosi, e passando sento le loro “carezze affettuose”. Pur con qualche graffio riesco a progredire. L’ultima parte di sentiero è un disastro….anche qui alberi caduti sa scavalcare. Devo far svolazzare la mia pesante Merida, per riuscire a passare. Percorro l’ultima parte del prato pestando pezzi d’albero vecchi che si spezzano sotto le mie ruote. Confido molto nella robustezza delle coperture. Me la cavo anche qui..e vado…
Passo la strada dei Millepini  e risalgo da Bonassera. Pedalo in salita verso il Golf, in senso inverso rispetto alla solita via di rientro, e dopo il ristorante giro a destra e salgo ancora. Voglio andare a prendere il bosco che porta a Faieto. Bella decisione anche questa! Come entro nel bosco e passo la ripida rampa di ingresso, mi rendo conto che il sentiero è in completo stato di abbandono.
Una spanna di detriti staziona sul sentiero, ben rivoltata dal lavoro dei cinghiali che raspano sotto il terreno alla ricerca di cibo.
Mi fermo sconsolato…faccio due foto e butto giù una barretta. Fino ad ora ho faticato molto e fatto poca strada e pochi km. Fa niente. Via, si parte. Progredire è davvero difficile, e non capisco come faccio a non rompere i copertoni. Sotto le mie ruote si sentono rumori di materiale spezzato, che fanno rabbrividire. Se uno dei rami spezzati prende male la ruota mi apre il copertone o mi spezza un paio di raggi…non parliamo del cambio nel caso entrasse un rametto…. Proseguo, artigliato dagli arbusti, pedalando come sulle uova….
Il sentiero si allarga, ma la situazione non migliora…anzi… ricomincio a trovare alberi di traverso sulla via e il terreno ancor più smosso dal lavoro suino….
In qualche modo arrivo a Faieto e mi dirigo subito verso il sentiero che mena a Grotta. Un amico mi ha detto di aver ricavato un single track che scende….dice che è ancora da mettere a posto…ma voglio andare a vedere. Oggi va così! Dopo poche centinaia di metri, ecco che alla mia destra compare un bel single track, appena fatto. Mi butto a seguirlo…Dopo un inizio bello e promettente, in mezzo ad un bel prato…seguo un cinghialovia….Ben presto la tracciola si infila nel fitto sottobosco ed io resto impigliato….
In qualche modo riesco a rinculare e ritorno su alla ricerca della traccia reale. La trovo appena percettibile e la seguo…. Poi mi infilo nuovamente in una cinghialovia….e la pestata scende ripidissima….Riesco in un qualche modo a fermarmi, facendo scivolare la bici da sotto il sedere (ero già abbondantemente fuori sella) e scendo a piedi gli ultimi metri. Qui incrocio una traccia che potrebbe essere quella giusta…..La percorro in salita spingendo faticosamente la bici. Voglio vedere dove ho sbagliato! Ora mi ritrovo. La traccia che sto seguendo ha l’aria di essere una traccia “costruita” …ha qualche pecca, deve essere migliorata. Ha un paio di punti interessanti, ma resti di tronco, una curva troppo stretta con risalita la penalizzano…Ma con un po’ di lavoro potrebbe essere una buona idea… Attraversando un bel prato mi ritrovo sulla strada Faieto-Grotta, appena prima di Casalino. Attraverso il piccolissimo borgo e ben presto mi ritrovo a pedalare in direzione Pietra Nera. Ho l’idea di scendere da Case Ranuzzi a Case Cavallo. Poi però penso che ci deve essere un sentiero che gira dietro Pietra Nera. Ho già visto la traccia quest’inverno, e poi quando si va a prendere per la ferrata… Mi fermo un attimo alla fontana per mandar giù un goccio d’acqua fresca e poi prendo la carraia proprio di fronte. Dopo un centinaio di metri di pedalata, la traccia diventa molto ripida, e tanto per cambiare scendo di sella e spingo. Pochi metri soltanto e poi ricomincio a pedalare su una tracciola esile ma ben pulita che costeggia la nera ofiolite. Bello. Ma dove va a finire? In un paio di passaggi devo appoggiare il piedi poi un bivio…  Giù si vede nettamente l’ampia carraia che scende a Case Ranuzzi….se tiro dritto? Penso di sapere dove va a finire, ma non voglio rischiare….invece rischio…la discesa è veramente ripida, l’ho presa male e la ruota dietro derapa e non controllo il mezzo. Riesco a fermarmi non senza difficoltà, e scendo a piedi un paio di metri. Quanto basta. Rimonto in sella e arrivo sull’ampia carraia. 
Ora pedalo su un bel prato appena tagliato in un dolce su e giù, col sole che riscalda.
Aggiro case Ranuzzi
e scendo per il solito sentiero. Così con l’asciutto si scende che è un piacere. Ma non sono soddisfatto. Normalmente ad un certo punto si abbandona il sentiero e si taglia per il prato, bene, oggi riprovo ad avanzare per il sentiero… la giornata non si smentisce e anche questo tratto è ormai chiuso dai rami dei rovi che cercano di abbracciarmi. In qualche modo mi divincolo e senza altre problematiche arrivo a case Cavallo.
Percorro la strada bianca fino ad arrivare sulla strada che porta al passo di S.Antonio. Voglio salire appena sotto il passo per monitorare il sentiero Turni a Case Ratti. Mai la salita al passo mi è sembrata così lunga. Il vento, a volte di lato, a volte a favore, mi disturba e sento la spalla che reclama…uffa…

Finalmente sono sotto al passo, e giro a destra per il sentiero. Sulla salita iniziale arrivo sempre al solito posto (nella curva) e poi devo scendere. Spingo un bel 3-4 metri e poi riprendo la pedalata. Sul colle mi fermo, abbasso la sella, e comincio la discesa. Il sentiero è ben pulito, solo un pezzo di ramo che mi fermo a spostare… Scendo ancora un po’ e poi mi si presenta davanti una splendida fioritura…
il sottobosco pullula di stupendi fiori di un “rosso” intenso e brillante…ma non è nemmeno un rosso…
sono bellissimi e non avrei mai detto di vedere una fioritura così in quel bosco….in quella macchia di arbusti…non posso non fermarmi a fare qualche foto.
Scendo ancora senza alcun problema. Solo in uscita dal sentiero devo “schivare” i rami di rovo che sono ricresciuti dopo il duro lavoro che ho fatto un mesetto fa….devo tornare munito di appositi attrezzi da potatura. Esco indenne anche da questo sentiero (fortunatamente finalmente percorribile al contrario degli altri) e, invece di dirigermi verso la strada del passo…vado verso Case Cavallo, e prendo quella traccia di sentiero che bypassa case Cavallo.
Fino a poco tempo fa il sentiero si distingueva bene, ora con l’erba alta….se non lo conosci non lo trovi. Più che seguirlo, lo intuisco e vado piano nell’erba alta in leggera leggiera discesa. La ruota è immersa quasi totalmente nell’erba, il vento muove gli steli facendo variare il colore ed i riflessi del manto erboso. L’erba ondeggia accarezzata dai refoli della brezza, come le onde in mare….la visuale è di una bellezza incredibile e, abbacinato da ciò mi dimentico di fermarmi a fotografare…Ma le immagini le ho dentro….quanto basta. Quando anche la ambigua traccia si perde nel prato, costeggio il bosco per non segnare il bel manto verde, poi vedo il passaggio per l’uscita. Come d’incanto appare la carraia che si tuffa in boschetto breve. Il guado è stato riempito di sassi grossi….Smonto per non cadere e arrivo sulla strada….Non mi resta che rientrare. Per asfalto, da Pontegrosso arrivo a Contignaco e di qui a casa. Oggi faticato molto, fatto pochi km, un discreto dislivello ma niente di che. Rimane solo il dispiacere di aver visto i sentieri (segnati sulle carte escursionistiche) in questo stato. Mi sorge spontanea una domanda….ma per tenere aperti i sentieri…è davvero necessario che ci passino moto e jeep? Devo rimpiangere le piscine delle carraie del Santa Cristina e del Monte di Rigollo?....

venerdì 17 aprile 2015

Sopra la MIlanesa

Ieri, entrando in piscina termale, il gestore, il buon Paolo mi ha dato l’idea. Abbiamo iniziato a parlare dei sentieri attorno a casa sua ed in breve ci siamo allargati alle valli circostanti. Paolo, ex endurista, mi ha accennato alle carraie che da Pozzolo e dintorni salgono sui monti soprastanti la bella frazione di Bore. Alcuni di questi sentieri li conosco, altri ho cercato di farli quest’autunno, qualcuno presumo di sapere dove porta, altri mi sono completamente sconosciuti. La conversazione ante nuotata mi ha fatto scattare la molla giusta.
Così questa mattina di buon’ora mi sono preparato e sono partito all’attacco della Milanesa. Ho pensato di farla passando dal lato piacentino e raggiungerla dal sentiero che ho tentato di fare quest’inverno, quello che parte davanti alla strada che arriva da Vezzolacca. Detta così sembra quasi semplice. Ma non mi piacciono le cose banali, e, soprattutto non amo fare troppo asfalto. Armato di tanta buona volontà, sono partito pedalando tranquillo sulla strada della Bellaria e girando verso Cangelasio. Ho sentito subito le gambe un po’ pesanti. Probabilmente la consapevolezza del giro pesante mi hanno tolto un po’ di brillantezza, almeno in partenza. Da Cangelasio scendo per la via della Gavazzola fino a Case Passeri
e pian piano pedalo lungo la fondovalle fino ad arrivare sotto Vigoleno. Prima della dura salita su strada bianca provvedo a togliere i manicotti che coprono le braccia. Pedalo in agilità lungo la ripida via che mi porta sotto il bel borgo medievale
e poi mi dirigo deciso verso la costa che dirige a Cergallina. Sono un po’ troppo morbido nell’affrontare la dura salita al groppo. Il secco di questi giorni ha messo in risalto tanti sassi smossi, e durante l’ultimo tratto di salita al Groppo mi slitta la ruota sopra una pietra e mi si intraversa la bici. Devo appoggiare il piede. Era molto che non mi capitava. Prendo la cosa con filosofia, mi riassetto, e riparto da dove mi sono fermato. L’attimo di sosta mi ha fatto bene e raggiungo il colle senza problemi.


Senza problema alcuno raggiungo Cergallina
e mi dirigo su strada verso Luneto. So che, ad un certo punto, nei pressi di una grande fattoria c’è un sentiero che corre parallelo alla strada, ma un po’ più alto. In pratica c’è da risalire fino alla cima del monte Vidalto… Detta così non c’è problema, un altro conto è pedalarla. All’ingresso del sentiero mi accolgono una serie di dure rampe che mi fanno spingere la bici a mano e mi danno un po’ di preoccupazione. Fortunatamente le rampe si diradano e riesco a pedalare e a godere dello splendido sentiero. Con una bella discesa in single track arrivo nei pressi della Locanda dei 2. Di fronte c’è una bella area sosta con fontanella, postazioni griglia, tavoli e panche, e una splendida cappellina votiva eretta in occasione di pestilenza.
Mi fermo un momento a mandare giù una banana e una piccola barretta. Bevo alla fresca fontana e faccio un paio di foto, poi via. Riparto tranquillo su asfalto. Dopo pochissimi chilometri, all’incrocio con la strada che arriva da Vezzolacca, giro a sinistra e prendo una carraia ripida e sassosa.

Dopo poco la strada si tranquillizza e procedo bene senza sforzo. Seguo il sentiero costellato da decine di bivi di cui ignoro completamente la destinazione. La giornata è bella e tiepida e lascio correre lo sguardo sulla valle, i prati sono di un bel verde brillante e la fioritura avanza colorando le piante di fiori vivacemente colorati. Dopo una bella foto ad una casa abbandonata
continuo la via…e qui sbaglio. Dopo un po’ mi accorgo che il sentiero è dalla parte sbagliata della montagna e guardo ancora il  versante piacentino…mentre dovrei guardare la valle dello Stirone. La via è costellata di ampie piscine causate dal passaggio di grossi mezzi fuoristrada che hanno scavato a più non posso facendo scempio della carraia.
Fermandomi spesso per passare in qualche modo queste vasche, cercando di non affogarvi dentro, proseguo la mia marcia, ormai consapevole di aver sbagliato via. Poco dopo ne ho la conferma. Dopo una bella discesa mi ritrovo sulla strada che porta a Luneto. Al netto del rosario istintivo, vedo che è ancora presto, e le mie forze non sono finite. Di rientrare non se parla nemmeno…così riprovo. Ritorno  a pedalare in direzione Luneto e risalgo il duro pendio iniziale, ma prima della bella casa abbandonata, a scanso di equivoci, decido di scendere. Per arrivare alla Milanesa prenderò la via classica. Ma sbaglio ancora qualcosa.  Scendo troppo poco, giro a sinistra troppo presto e mi ritrovo a salire. La via si dimostra troppo ripida e sono costretto a spingere per qualche metro. Mi accorgo di stare percorrendo la via di discesa che avevo usato quest’inverno per “fuggire” dal fango. Ora so dove sono e dove devo andare. Risalgo faticosamente, ed in breve mi ritrovo sotto la casa abbandonata. So dove ho sbagliato prima.Sono i rischi "dell'esploratore", ma tutto questo serve a prendere confidenza con la zona e le sue "strade". Seguo la carraia cercando di tenermi dal lato che guarda la Val Stirone. Ci sono decine di bivi e di deviazioni. Spero di essere sulla retta via. Da lontano avevo notato una carraia che ripida saliva lungo il fianco della montagna...ed eccomi qui. I montanari hanno provveduto a diradare il bosco e lungo la carraia sono accumulati fasci di legna da recuperare. I boscaioli hanno ammucchiato i pezzi grossi puliti lungo il fianco della montagna, mentre  il sentiero è cosparso di piccoli pezzi di legna. Sono gli sfridi della pulitura dei tronchi. Temo di bucare. Decido di scendere e spingere per evitare guai. Poco più in là la carraia ritorna bella e pedalabile. Sono in quota. Poco prima avevo notato la strada "normale" di salita sotto di me, ora dovrei scendere.  Arrivo ad un bivio. La traccia che scende a destra sembra essere più percorsa ed è ben pulita. Decido di seguire questa via. Il sentiero scende ripido ripido ed assai polveroso. La ruota dietro tende a bloccarsi e non tiene. La bici prende velocità. Per un attimo me la vedo poco bella. L’istinto mi dice di aumentare la frenata. Riesco a rimanere lucido, la strada è dritta, non ci sono curve, quindi allento un po’ la frenatura e cerco di caricare il carro posteriore accentuando il fuori sella. La ruota tiene di più e slitta di meno….ma ormai sono giù….fiuuuu! Ora mi ritrovo. Sono sulla strada che porta al bivio tra la discesa dei Melesi e la Milanesa. La strada è bella pulita e si va che è un piacere.
La strada spesso esce allo scoperto e mostra tutta la vallata sottostante. La in fondo scorgo il monte Kanate, e la valle dello Stirone si apre verdeggiante. In breve sono al bivio e mi concedo un attimo di pausa.
Anche nel sottobosco la fioritura è stupenda, le primule e le viole(ancora presenti) stanno pian piano appassendo, e lasciano il posto ad altri fiori, altrettanto belli.
Qualche foto e mezza barretta, un po’ d’acqua, e sono come nuovo. Con la consapevolezza della via corretta pedalo più tranquillo. Purtroppo altre “piscine” condizionano la mia marcia. Quando la strada inizia a scendere con decisione spariscono anche le piscine e l’andatura è più fluida. In breve sono al passo di Borla.
Non mi fermo e scendo veloce verso i Rosi. Qui imbocco la solita via che taglia per boschi e velocemente arrivo nei pressi di Trinità. Attraverso il piccolo borgo e scendo sulla fondo valle. Ho intenzione di risalire da Aione…resta solo un dubbio: asfalto o carraia? Pedalo piano sulla strada cercando di decidere. Salirò per carraia! Mangio quel che resta della barretta, bevo per bene e, mi metto a testa bassa lungo la dura salita.
La tranquillità mi dà forza e salgo senza problemi fino ad Aione.
Poi decido di arrivare nei pressi del cimitero per sentiero. Dopo pochi metri, il sentiero dolce si infrasca e devo seguire la ripida via che sale diretta. Il primo strappo mi vede spingere la bici, sul secondo, ci provo. Arrivo quasi in fondo…mi mancano un paio di metri quando sono costretto a scendere e spingere l’ultimo tratto. C’è questo e poi…la pertica! Il tratto finale del sentiero è quasi in piano….poi asfalto fino a Pietra Nera, e poi in discesa fino a Grotta.
Qui taglio per la solita via traversa, passo il lago Peroso, e poi il Golf…
La strada Salso-Pellegrino mi vede pedalare allegro, stanco ma non distrutto. Non ho fatto tanta strada ma il dislivello è notevole…anche se pensavo di più!  

p.s.: alcune foto sono di repertorio.