venerdì 9 maggio 2014

Su e giù...dal Kanate

Il monte Kanate, l’ho già detto tante volte, è il monte di Salsomaggiore Terme.
Chi abita a Salsomaggiore riconosce il “suo monte” da chilometri e chilometri di distanza.
Quando si torna da un viaggio e si arriva nei dintorni di casa l’occhio corre immediatamente a cercare le antenne che costellano la cima di questo monte che sovrasta la nostra cittadina termale.
Le orribili antenne per la trasmissione dei segnali radiotelevisivi ci fanno riconoscere al volo il monte Kanate.
Intanto, per la precisione, bisogna ricordare che, il Kanate, è una montagna e non una collina.
Infatti con i suoi 800 m slm il nostro monte è catalogabile come tale. E non è poco!
Questo antennuto cocuzzolo offre al biker tantissime possibilità…
Lo si può risalire e discendere da tante parti inserendo difficoltà a piacere.
Questa prosaica introduzione serve ad inserire la descrizione di una stupenda escursione che il gruppetto di “quelli che…il sabato mattina” ha compiuto durante questo Aprile strano e volubile.
Questo mese primaverile dedito, notoriamente, a scaricare acqua sulle nostre teste, ci ha regalato ampi sprazzi di bel tempo, quasi estivo. Giornate soleggiate e ventose hanno permesso ai nostri sentieri di asciugarsi e ci hanno dato la possibilità di raidare divertendoci sui sentieri del Kanate e…anche più in la.
Questo è il racconto di una di queste escursioni.
La fredda mattina non ci ha intimoriti e, poco vestiti ci siamo trovati al solito posto per affrontare la nostra consueta avventura sabadina.
Le condizioni atmosferiche dei giorni precedenti ci fanno sperare bene sulle condizioni dei sentieri del Kanate, e tutti ben gasati ci prepariamo ad affrontare le pendici della “nostra montagna”.
Non ci vuole tantissimo tempo a salire fino ai quasi 800 m della cima, e ci vuole ancor meno tempo a scendere fino al fondovalle, quindi pensiamo di finire la gita nella valle di Varano Marchesi….ma vedremo…
Intanto cominciamo a scaldare la muscolatura in modo significativo. Per fare questo è sufficiente salire verso passo S.Antonio affrontando la lunga via di Case Massari.
Quest’oggi con noi c’è anche il buon Paolo, si è unito al gruppo pedalatorio anche Andrea, e ormai è dei nostri anche Mario….. Ottima compagnia….
Come sempre, specialmente nelle prime fasi dell’escursione io viaggio ampiamente nelle retrovie, sbuffo come una vaporiera di fine ‘800 spingendo sui pedali. A turno qualche amico mi fa compagnia…sanno che la pedalata è lunga e pedalando col mio ritmo risparmiano preziose energie…
Non è ancora il tempo di affrontare la riservetta (troppe e profonde pozze d’acqua) e quindi da Pietra Spaccata saliamo a Passo S.Antonio per asfalto. La strada passa via fin troppo veloce e in breve siamo all’attacco del chilometro e mezzo che ci separa dalla vetta del Kanate. Questo tratto è sempre “mazza cristiani”. Le pendenze sono tali che permettono la pedalata…ma riescono a impegnare a fondo il biker. Il fondo, assai brutto, specialmente nella parte finale, non regala nulla e bisogna pigiare forte sui pedali fino allo svalico.
Causa antenne non ci fermiamo in vetta nemmeno un momento ed iniziamo subito la discesa.
La prima parte è sempre quella…ma…ma ogni volta è necessario prestare attenzione.
Le tante moto che transitano su queste carraie scavano ampi solchi che l’acqua piovana provvede ad evidenziare ancor maggiomente, quindi…occhio!!
Al bivio la bella compagnia si riunisce e si avvia a scendere per la direttissima Cop…
Questo favoloso single track è sempre divertente. A volte assai scorrevole, a volte molto più ostico…dipende dal lavoro delle piogge.
Quest’oggi abbiamo fortuna, pioggia e moto non hanno scavato più di tanto e le nostre mtb scorrono allegre e veloci. Solamente qualche pozza fangosa ci rallenta qua e la.
Ben distanziati scendiamo in allegria fino al bivio con la variante Ruttok.
Il verde bosco ci fa godere un po’ di frescura in questo sabato mattina che è ormai diventato quasi estivo. Riprendo la discesa con la mia GOPRO.
La variante Ruttok è un po’ più sporca della direttissima COP ma si va che è un piacere.
Dopo l’attraversamento del fosso (con bici a mano)
godiamo a pieno il sentiero che corre quasi in piano offrendo al pedalatore spunti tecnici con tracce in contropendenza e curve assai strette. In altri momenti ci si bea dello spettacolo offerto dalla natura in fiore perfettamente esposta al sole.
Le rocce offiolitiche affioranti qua e la “scaldano” l’ambiente e ospitano una varietà notevole di arbusti fioriti.
Quando ci si diverte la via scappa veloce, e velocemente ci troviamo a scendere l’ultimo tratto del canalone ovest.
Anche questo tratto varia ogni volta, e per cui è una sorpresa divertente ogni volta di più. Le nostre bici scendono divertite fra i sassi e i solchi….
Ci ritroviamo tutti sulla strada asfaltata.
Giusto il tempo di riunirci.
Attraversiamo il nastro di bitume e affrontiamo il sentiero Flash…
Anche questo single track è sempre assai divertente e impegnativo.
Le prime curve fra gli alberi ci impegnano perché sono scavate da solchi profondi, stretti e maligni, poi lo slalom diventa più scorrevole e piacevole fino allo stretto passaggio finale fra gli alberi, dove il manubrio passa di misura fra i tronchi.
Dopo un veloce passaggio all’aperto ci rituffiamo nel bosco per le ultime veloci curve sopra un letto di foglie ormai secche.
"Che bello!" commentiamo in coro pedalando sull’ampio sentiero che ci riporta a Berzieri. Un coro di cagnolini ci accompagna nell’attraversamento del piccolo e bellissimo abitato che dette i natali al medico che scoprì la beneficità delle acque termali di  Salsomaggiore.
Scendiamo per asfalto fino a Besozzola e …. Ricominciamo a salire alla volta della cima del Kanate.
La strada, inizialmente asfaltata si impenna immediatamente, mettendo subito le carte in tavola.
Sappiamo di che morte dobbiamo morire!
Poco più in la l’asfalto lascia il posto al cemento in una ulteriore impennata della via. Quando la strada diventa bianca le pendenze calano un po’ e ci lasciano respirare. Mario, che aveva un impegno ci ha lasciato…Andrea ed io viaggiamo in fondo, mentre Paolo e Luca viaggiano la davanti…imprendibili.
Ai Boschini ci riuniamo e pedaliamo a ranghi serrati per qualche centinaia di metri, poi…
Poi inizia il tratto davvero cattivo.
Saliamo per un erto pratone
e poi imbocchiamo la carraia che porta in vetta al Kanate. Mentre Paolo e Luca scompaiono dopo la curva, Andrea sbuffa dietro di me che provo a salire pedalando.
Il terreno asciutto  e le gomme artigliate mi consentono di superare le prime asperità, fino alla curva.
Poi dopo un attimo di respiro, lo strappo successivo mi ferma. Devo scendere e spingere qualche metro. Poco male. Appena più in la risalgo in bici e continuo la dura salita. Ovviamente non risaliamo fino in cima. Un ampio e vedre prato ci consente di riunire il gruppo. Ora lasciamo la carraia principale e attraversiamo una serie di prati
che ci portano fino ai Montanari e di qui fino a Varone.
I colpo d’occhio sulla vallata è davvero stupendo e la fatica è alleviata dalla bellezza che la natura ci offre. Da Varone saliamo a passo S.Antonio per asfalto e, sempre per asfalto percorriamo chiacchierando la strada della Costa.
Sotto Mariano imbocchiamo il solito sentiero alle spalle del Santuario. Anche questa strada è stata ben martoriata dal passaggio dei trattori e delle moto. I solchi che caratterizzano questi transiti ci impegnano decisamente, specialmente nel primo tratto.
Quando la terra si mischia con la pietra le nostre pedalate diventano più agevoli e spedite. L’alternanza di salite e discese impegnano le nostre gambe già provate, ma questo ci inorgoglisce ancor di più. Stringiamo i denti e via.
Ora la lunga strada asfalta che ci porta a case Boscaini e ancor più giù verso Case Mezzadri scorre veloce sotto le nostre ruote tassellate.
A Case Mezzadri Luca vorrebbe proseguire alla volta di Scansano….ma ormai è tardi…
Decidiamo di scendere per il sentiero dietro l’osteria.
Abbasso la sella e lascio correre la mia Scott.
Spesso dobbiamo pestare l’erba del prato a fianco della carraia. I mezzi agricoli e l’acqua hanno scavato pericolosamente la carraia e i solchi sono coperti e mimetizzati dall’erba alta.
Anche questa divertente discesa finisce troppo presto….e ci ritroviamo a valle.
Ora dobbiamo risalire se vogliamo tornare a casa.  Ovviamente lo facciamo scegliendo la via più ostica. Abbandoniamo il “bitume” e andiamo a prendere la strada bianca dietro l’abitato di S.Vittore.
La lunga salita, per nulla morbida, non molla un attimo, e, le nostre gambe ormai provate danno segni di cedimento. Sbuffando sbuffando saliamo. Cioè…Andrea ed io sbuffiamo….Paolo e Luca sono saliti agili chiacchierando…mi fanno una rabbia!!! Stanchi ci ritroviamo sulla strada in alto…
Potremmo scendere direttamente dai Tintori….ma….ma…non è finita.
Andiamo a vedere come è la variante li dietro?
Va bene…..Un altro strappo codigno ci attende….e strappiamo…
Il sentiero che taglia la collina sarebbe divertente e molto bello, senonchè è ancora davvero sporco…
Luca che apre la fila si deve fermare qualche volta per togliere grossi rami dal sentiero.
Peccato…la via è davvero bella.
Una discesa finale ci porta decisamente sulla strada bianca che mena ai Tintori…
Ora è proprio ora di tornare a casa!!
Lasciamo scivolare le nostre mtb lungo la strada bianca, e la strada che porta a Salso diventa un salutare sciogli gambe.
Gran bel giro amici miei…gran bel giro!!!

Per chi ne vuole sapere di più....ecco l'indirizzo del filmto relativo all'escursione:
https://www.youtube.com/watch?v=7SUSggp6QWg&list=UUPQfTmVUCV3Je1Knre--uNA