Il vento caldo, il tempo mutevole e umido,fanno dolere assai il mio Acromion
danneggiato alla fine del 2013. La vecchia botta si fa sentire parecchio quando
cambia il tempo, come tutti i dolori, ma in questi giorni il dolore è
particolarmente acuto in certi momenti e con determinati movimenti. Stringo i
denti e non mollo.
Grigi nuvoloni rotolano veloci sul cielo salsese, e, anche se
la in fondo si vede il sereno che avanza non mi fido e decido di gironzolare qui attorno per i
vecchi sentieri salsesi, che non pedalo da tanto tempo. Negli ultimi tempi,
approfittando della bici leggera e veloce, sono sempre andato a “ravanare”
lontano da casa, oggi approfitto dell’atmosfera incerta, calda e melensa, per
tornare a pedalare su vecchi sentieri. Esco con la vecchia Merida 150, e approfitto dell'occasione per collaudare una piccola modifica che ho fatto ieri. Faccio poche centinaia di
metri di asfalto e mi inerpico per via Saletti, per poi girare verso Sivizzano.
Il vecchio sentiero, scavato dalle moto e dalla pioggia giace abbandonato e
pieno d’erba a fianco di una nuova traccia sottile ma piana e senza solchi (per
ora) lungo il fianco della collina. Senza il timore di mettere le ruote in
fallo la salita sembra più dolce di prima, ed in breve arrivo a Sivizzano. E’
tanto tempo che non passo dalla Predella…dai che ci faccio un giro! La prima
parte del sentiero è bella comoda, e avanzo allegro, schivando qualche pozza
fangosa che persiste nei punti bassi della carraia. Poi quando il sentiero gira
deciso a gomito e in dura salita devo arrestarmi davanti alle disastrose
condizioni della via. Ampi e profondi solchi offendono la strada che sale.
Sassi grossi e smossi concludono l’opera. In più il terreno è anche
abbondantemente fangoso, specialmente nella parte bassa. Ok…spingo! Salgo
spingendo la bici per i pochi metri della rampa e prendo deciso in direzione
della pista da cross. Pedalo la dura rampetta finale e…stop! Strada chiusa. Ci
sono dei lavori edili in atto, e un bel nastro giallo chiude la strada alle mie
ruote. Guardo se si trova un passaggio…niente…
Poco male, torno sui miei passi. decido di passare dall’altra parte per entrare. Imbocco il sentiero e…disastro disastroso. Le
condizioni sono davvero pessime. Tanti alberi caduti e parecchio sporco sul
single track (una volta davvero splendido) mi costringono spesso a scendere
dalla bici per compiere manovre di sollevamento o di sottopasso, per poter
progredire. A parte questo il sentiero è spesso arato dalle grufolate dei
cinghiali (a 4 zampe). Se Dio vuole, tra una stramaledizione e l’altra, arrivo
sulla strada asfaltata (che ormai sembra una carraia). Scollino, e scendo un
paio di tornanti e mi reinfilo sulla strada che porta alla pista da Cross. Ora
discendo per l’altra carraia. Una volta questa carraia la si faceva in salita,
senza problema alcuno….adesso è già buona riuscire a discenderla! L’acqua ha
lavorato parecchio smuovendo sassi e scavando solchi…nessuno si è mai curato di
sistemarla….fortunatamente sono in discesa.
Mugugnando mugugnando risalgo la via del Diavolo verso
Pietraspaccata. Sulla colma anziché dirigermi per la strada solita, giro a
destra come per scendere verso Case Massari, poi devio a sinistra verso un
vecchio sentiero che fino a poco tempo fa era davvero bello specialmente in
discesa. Visto di lontano il sentiero sembrava essere stato sistemato, vado a
verificare… Prima della casa entro nel prato. L’erba è già alta ma si va. Poi entro nel sottobosco,
e cominciano i dolori. Il sentiero si va progressivamente chiudendo, rovi e
prunoli allungano i loro rami duri e spinosi, e passando sento le loro “carezze
affettuose”. Pur con qualche graffio riesco a progredire. L’ultima parte di
sentiero è un disastro….anche qui alberi caduti sa scavalcare. Devo far
svolazzare la mia pesante Merida, per riuscire a passare. Percorro l’ultima
parte del prato pestando pezzi d’albero vecchi che si spezzano sotto le mie
ruote. Confido molto nella robustezza delle coperture. Me la cavo anche qui..e
vado…
Passo la strada dei Millepini e risalgo da Bonassera. Pedalo in salita
verso il Golf, in senso inverso rispetto alla solita via di rientro, e dopo il
ristorante giro a destra e salgo ancora. Voglio andare a prendere il bosco che
porta a Faieto. Bella decisione anche questa! Come entro nel bosco e passo la
ripida rampa di ingresso, mi rendo conto che il sentiero è in completo stato di
abbandono.
Una spanna di detriti staziona sul sentiero, ben rivoltata dal
lavoro dei cinghiali che raspano sotto il terreno alla ricerca di cibo.
Mi
fermo sconsolato…faccio due foto e butto giù una barretta. Fino ad ora ho
faticato molto e fatto poca strada e pochi km. Fa niente. Via, si parte.
Progredire è davvero difficile, e non capisco come faccio a non rompere i
copertoni. Sotto le mie ruote si sentono rumori di materiale spezzato, che
fanno rabbrividire. Se uno dei rami spezzati prende male la ruota mi apre il
copertone o mi spezza un paio di raggi…non parliamo del cambio nel caso
entrasse un rametto…. Proseguo, artigliato dagli arbusti, pedalando come sulle
uova….
Il sentiero si allarga, ma la situazione non migliora…anzi…
ricomincio a trovare alberi di traverso sulla via e il terreno ancor più smosso
dal lavoro suino….
In qualche modo arrivo a Faieto e mi dirigo subito verso il
sentiero che mena a Grotta. Un amico mi ha detto di aver ricavato un single
track che scende….dice che è ancora da mettere a posto…ma voglio andare a
vedere. Oggi va così! Dopo poche centinaia di metri, ecco che alla mia destra
compare un bel single track, appena fatto. Mi butto a seguirlo…Dopo un inizio
bello e promettente, in mezzo ad un bel prato…seguo un cinghialovia….Ben presto
la tracciola si infila nel fitto sottobosco ed io resto impigliato….
In qualche modo riesco a rinculare e ritorno su alla ricerca
della traccia reale. La trovo appena percettibile e la seguo…. Poi mi infilo
nuovamente in una cinghialovia….e la pestata scende ripidissima….Riesco in un qualche
modo a fermarmi, facendo scivolare la bici da sotto il sedere (ero già
abbondantemente fuori sella) e scendo a piedi gli ultimi metri. Qui incrocio
una traccia che potrebbe essere quella giusta…..La percorro in salita spingendo
faticosamente la bici. Voglio vedere dove ho sbagliato! Ora mi ritrovo. La
traccia che sto seguendo ha l’aria di essere una traccia “costruita” …ha
qualche pecca, deve essere migliorata. Ha un paio di punti interessanti, ma
resti di tronco, una curva troppo stretta con risalita la penalizzano…Ma con un po’ di lavoro
potrebbe essere una buona idea… Attraversando un bel prato mi ritrovo sulla
strada Faieto-Grotta, appena prima di Casalino. Attraverso il piccolissimo
borgo e ben presto mi ritrovo a pedalare in direzione Pietra Nera. Ho l’idea di
scendere da Case Ranuzzi a Case Cavallo. Poi però penso che ci deve essere un
sentiero che gira dietro Pietra Nera. Ho già visto la traccia quest’inverno, e
poi quando si va a prendere per la ferrata… Mi fermo un attimo alla fontana per
mandar giù un goccio d’acqua fresca e poi prendo la carraia proprio di fronte.
Dopo un centinaio di metri di pedalata, la traccia diventa molto ripida, e
tanto per cambiare scendo di sella e spingo. Pochi metri soltanto e poi
ricomincio a pedalare su una tracciola esile ma ben pulita che costeggia la
nera ofiolite. Bello. Ma dove va a finire? In un paio di passaggi devo
appoggiare il piedi poi un bivio… Giù si
vede nettamente l’ampia carraia che scende a Case Ranuzzi….se tiro dritto? Penso
di sapere dove va a finire, ma non voglio rischiare….invece rischio…la discesa
è veramente ripida, l’ho presa male e la ruota dietro derapa e non controllo il
mezzo. Riesco a fermarmi non senza difficoltà, e scendo a piedi un paio di metri.
Quanto basta. Rimonto in sella e arrivo sull’ampia carraia.
Ora pedalo su un bel prato appena tagliato in
un dolce su e giù, col sole che riscalda.
Aggiro case Ranuzzi
e scendo per il
solito sentiero. Così con l’asciutto si scende che è un piacere. Ma non sono
soddisfatto. Normalmente ad un certo punto si abbandona il sentiero e si taglia
per il prato, bene, oggi riprovo ad avanzare per il sentiero… la giornata non
si smentisce e anche questo tratto è ormai chiuso dai rami dei rovi che cercano
di abbracciarmi. In qualche modo mi divincolo e senza altre problematiche
arrivo a case Cavallo.
Percorro la strada bianca fino ad arrivare sulla strada
che porta al passo di S.Antonio. Voglio salire appena sotto il passo per
monitorare il sentiero Turni a Case Ratti. Mai la salita al passo mi è sembrata
così lunga. Il vento, a volte di lato, a volte a favore, mi disturba e sento la
spalla che reclama…uffa…
Finalmente sono sotto al passo, e giro a destra per il
sentiero. Sulla salita iniziale arrivo sempre al solito posto (nella curva) e
poi devo scendere. Spingo un bel 3-4 metri e poi riprendo la pedalata. Sul
colle mi fermo, abbasso la sella, e comincio la discesa. Il sentiero è ben
pulito, solo un pezzo di ramo che mi fermo a spostare… Scendo ancora un po’ e
poi mi si presenta davanti una splendida fioritura…
il sottobosco pullula di
stupendi fiori di un “rosso” intenso e brillante…ma non è nemmeno un rosso…
sono
bellissimi e non avrei mai detto di vedere una fioritura così in quel bosco….in
quella macchia di arbusti…non posso non fermarmi a fare qualche foto.
Scendo
ancora senza alcun problema. Solo in uscita dal sentiero devo “schivare” i rami
di rovo che sono ricresciuti dopo il duro lavoro che ho fatto un mesetto fa….devo
tornare munito di appositi attrezzi da potatura. Esco indenne anche da questo
sentiero (fortunatamente finalmente percorribile al contrario degli altri) e,
invece di dirigermi verso la strada del passo…vado verso Case Cavallo, e prendo
quella traccia di sentiero che bypassa case Cavallo.
Fino a poco tempo fa il
sentiero si distingueva bene, ora con l’erba alta….se non lo conosci non lo trovi.
Più che seguirlo, lo intuisco e vado piano nell’erba alta in leggera leggiera
discesa. La ruota è immersa quasi totalmente nell’erba, il vento muove gli steli
facendo variare il colore ed i riflessi del manto erboso. L’erba ondeggia
accarezzata dai refoli della brezza, come le onde in mare….la visuale è di una
bellezza incredibile e, abbacinato da ciò mi dimentico di fermarmi a
fotografare…Ma le immagini le ho dentro….quanto basta. Quando anche la ambigua
traccia si perde nel prato, costeggio il bosco per non segnare il bel manto
verde, poi vedo il passaggio per l’uscita. Come d’incanto appare la carraia che
si tuffa in boschetto breve. Il guado è stato riempito di sassi grossi….Smonto
per non cadere e arrivo sulla strada….Non mi resta che rientrare. Per asfalto,
da Pontegrosso arrivo a Contignaco e di qui a casa. Oggi faticato molto, fatto
pochi km, un discreto dislivello ma niente di che. Rimane solo il dispiacere di
aver visto i sentieri (segnati sulle carte escursionistiche) in questo stato.
Mi sorge spontanea una domanda….ma per tenere aperti i sentieri…è davvero
necessario che ci passino moto e jeep? Devo rimpiangere le piscine delle
carraie del Santa Cristina e del Monte di Rigollo?....