Una di quelle giornate che non ti aspetti, che non
avevi preventivato, una di quelle giornate che nascono così, per puro caso e
che alla fine ti danno tantissimo.
Prima di praticare la mtb in modo continuo, mi sono
dedicato per anni all’escursionismo e all’alpinismo in modo intenso e…pignolo.
Nonostante il brutto tempo non mi abbia mai
impressionato, per motivi di sicurezza, mia e di chi veniva con me, ho sempre
programmato le mie uscite con meticolosità e le previsioni del tempo sono state
sempre fondamentali nella preparazione dell’attrezzatura da portare.
La lettura dei siti di previsione non era il solo
modo per sapere il tempo che avremmo trovato. La consultazione del barometro e
la lettura del cielo (tipo di nuvole, scie degli aerei, velocità delle nuvole
ecc..) hanno sempre integrato le classiche previsioni. Poi ho sempre tenuto
conto del microclima della zona, e quindi ho sempre consultato le previsioni
locali, interpolato ecc ecc…
Ho trasferito la medesima meticolosità anche nella
pratica della mtb.
Avevo letto che la parentesi di questo periodo di
bel tempo prenatalizio stava per terminare, e nonostante le nuvole stessero
pian piano occupando il cielo collinare, sapevo di poter contare ancora su una
giornata discreta.
La temperatura era decisamente accettabile e dopo
aver scelto l’abbigliamento adatto (senza trascurare di portare qualcosa di un
po’ più pesante di scorta) ho vestito casco, e Gopro e sono partito.
Sono partito così, senza meta….
Avevo pensato di decidere il percorso pedalata dopo
pedalata , e così risalendo la Bellaria stavo rimuginando di andare a Vigoleno,
ma avevo anche voglia di fare il sentiero di Faieto verso Grotta…e così mi sono
trovato a Cangelasio….decisamente fuori strada per Vigoleno…
C’è una bella carraia che da Cangelasio porta a Case
Passeri. L’avevo fatta qualche tempo fa con Paolo, e ripetuta poco dopo in notturna con mia moglie…
Perché no?
Appena sopra Cangelasio giro a destra e mi catapulto
lungo questa bella via di discesa diretta.
La prima parte la trovo decisamente bella e
compatta, ma scendendo la faccenda si complica, anzi, si sporca. Il fondo si fa
assai fangoso. Un trattore è passato affondando nella melma e lasciando
profonde tracce melmose. Fortunatamente tra prati a fianco e fondo erboso
compreso fra le tracce del trattore me la cavo tranquillamente. Scendendo la
faccenda si complica ulteriormente, il prato finisce contro una vigna e devo,
giocoforza scendere in carraia.
Mi salva la bassa temperatura della notte che
era rimasta serena. Il freddo della notte aveva parzialmente ghiacciato il
fondo e, la temperatura non era ancora cresciuta a sufficienza per sciogliere
lo strato indurito. In qualche modo riesco a percorrere gli ultimi metri senza
piantarmi. Ma sono già ben sporco.
Ora devo risalire verso Vigoleno. Decido di risalire
al bel borgo fortificato direttamente da sotto.
Prendo la fondo valle verso Pellegrino P.se ma dopo
poco, alla prima strada bianca a destra inizio a risalire. Questa via è molto
più breve della strada asfaltata, ma molto più ripida.
Vigoleno risalta proprio sopra di me, e uno squarcio
di sereno lo rende ancora più affascinante.
Risalgo tranquillo ammirando il paesaggio. Con la
compagnia di un piccolo cane arrivo fuori delle mura.
Le condizioni di luce
sono davvero buone e decido di entrare nel borgo per realizzare un piccolo
filmato.
Percorro le vie del borgo ed esco dal rivellino.
Voglio andare verso la costa di Cergallina, ma da dietro. Di fronte all’entrata
del borgo, di fianco ad una trattoria, parte una strada (segnalata sia per mtb
che CAI) che porta verso la costa percorrendo ampie carraie. La via, asfaltata
per la prima parte, è ben ripida, e mi impegna non poco. L’ho già percorso
diverse volte e non mi spaventa, il fondo è buono e in breve sono su.
Per
arrivare all’ imbocco della via della costa la strada è quasi interamente in
discesa e il tratto scorre veloce e divertente.
Sono al momento chiave dell’escursione, come sarà la
costa?
I giorni di bel tempo dovrebbero aver asciugato, almeno
parzialmente, la via.
Ci sono parecchi sassi e questo dovrebbe rendere più
semplici le cose.
In effetti, il primo impatto è positivo. La carraia
sembra asciutta. Ampie tracce di trattore hanno scavato solchi profondi e opto
per il prato a fianco
. La terra morbida trattiene le gomme, ma avanzo.
Poco oltre la via si fa ottimale e ritorno in
carreggiata.
Ora mi aspetta la dura salita fino al Groppo….
La pioggia ha fatto si che i tanti grossi sassi smossi che caratterizzano questo
tratto in estate, si siano ben fissati al fondo e la salita risulta meno
complicata di quanto mi aspettassi. Solamente che in inverno si è vestiti di
più e si è più legati e pesanti….quindi la fatica rimane sempre la
caratteristica principale di questo strappo.
Volere o volare arrivo su.
Un attimo per prendere
fiato, ammirare il panorama, e poi via lasciando correre la bici in discesa. Il
passaggio di un gregge ha ben lisciato la via.
Vado bene nel continuo saliscendi del tracciato e
arrivo ben presto a Cergallina. Ora mi aspetta l’ultimo tratto in salita prima
di arrivare alle antenne.
Dopo il noto ristorante lo strappo (breve …ma
intenso), mi mette in difficoltà. Il terreno appare asciutto e solido, ma …dopo
poche pedalate la ruota posteriore mi tradisce.
Inizio a slittare e devo scendere prima di cadere.
Ma la sorpresa arriva poco dopo.
Un piccolo tratto bagnato mi blocca. Il fango si aggrappa
ai miei pneumatici e la bici è bloccata. Devo sollevarla di peso (ma quanto
pesa?) e spostarla in posto migliore. Con l’aiuto di qualche rametto rubato al
bosco pulisco le ruote e ben presto sono in grado di ripartire.
Contrariamente alle mie previsioni riesco a pedalare
l’intero tratto senza scendere a spingere. Nonostante tratti bagnati, sassi
smossi, e pendenze notevoli riesco a pedalare fino su alle antenne.
Uno sguardo al cielo.
Nuvole alte, molto alte e compatte mi confortano,
posso continuare nella mia escursione.
Decido allora di far dei chilometri e mi dirigo
verso Borla e poi verso il passo di Borla.
Scenderò poi verso Rigollo, Stuzzano …e poi si
vedrà.
Intanto scendendo verso Borla, arrivato all’abitato
di Comini, intuisco un paio di tagli interessanti fra le antiche case. In un
attimo, senza fare troppo asfalto, mi ritrovo a valle, praticamente di fronte
alla via che porta al passo.
Inizio una nuova salita per buona parte su asfalto,
ma sempre salita è.
Vado tranquillo, la strada da percorrere è ancora
tanta, prima di arrivare a casa.
Con ritmo cadenzato anche se non veloce, salgo,
salgo, salgo…
L’asfalto finisce dopo l’abitato di Rosi e su una
comoda strada bianca pedalo verso il passo.
Giungo al valico mentre in valle suonano le campane
del mezzogiorno.
Ne approfitto per una sosta di ristoro. Mentre
mangio una barretta pulisco la Gopro e girellando nel largo spiazzo ammiro la
salita della Milanese. E’ troppo tardi per imboccarla…
Mi accorgo che appena sotto un’ampia carraia corre a
mezza costa tagliando il fianco della montagna.
Dove porterà?
Decido di seguirla per andare a vedere dove para la
via.
Ampie tracce di trattore mi fanno sperare bene. Vuoi
che porti fin sotto Pozzolo? Sarebbe una figata incredibile. Questa carraia
corre in un susseguirsi di falsipiani decisamente abbordabili.
Si va, si va, si va…
Poi d’improvviso le tracce del trattore sterzano
decisamente girando attorno ad un grande faggio….e la via si fa sentierino.
Che fare?
Provo a seguire il sentierino che, poco dopo si
perde in un ampio prato….
C’avrei giurato! Nessun amico mi aveva accennato a
questa possibilità e dovevo supporre una fine di questo tipo. Non mi perdo d’animo.
La sotto intravvedo la strada per Rigollo. Decido di
scendere…in qualche modo.
Seguo la tracciola lasciata forse da cacciatori o
fungaioli, o forse da animali…
La traccia attraversa un po’ di bosco e poi…mi
ritrovo in un ampio prato di sterpaglia.
“Bela roba” penso, ma guardo fiducioso la strada la
sotto di me, non troppo lontana….
Ma non vorrei trovarmi davanti un salto che mi
obbligherebbe a cercare altre soluzioni o, al peggio a tornare indietro.
Meno male che ho il navigatore con la traccia del
percorso appena fatto.
Attraverso il prato puntando la strada.
Dopo un paio
di zigo zago incrocio ancora la tracciola che avevo perso. Mi ci infilo dentro
tirando un sospiro di sollievo. Poco dopo capisco di essere all’interno di un
ruscelletto in secca e devo uscirne velocemente prima di ritrovarmi in
gramaglie.
Mi ritrovo inaspettatamente su un altro sentierino
che, inaspettatamente mi guida rapidamente sulla strada.
Che fortuna, davvero un bel colpo di….
Ok, per oggi abbiamo già sfidato la fortuna a sufficienza,
ora voglio andare sul sicuro.
Lascio correre la Scott verso Rigollo e da qui
scendo ancora, fino a che la strada ricomincia asalire alla volta di Stuzzano. In teoria è strada asfaltata, in teoria. In
realtà le condizioni del manto stradale sono veramente brutte e la mtb è il
mezzo ideale per percorrere questi bellissimi luoghi.
All’ombra c’è ancora ghiaccio e si fa sentire il
freddo…
In prossimità di Stuzzano mi viene la voglia di
scendere a guadare lo Stirone…
Potrebbe essere possibile. Certo è che se trovassi
fango, sarebbe davvero terribile terminare l’escursione in modo onorevole.
Guardo l’imbocco del sentiero e vedo che è ben
asciutto….
Al grido di “speruma ben” giro la bici e la lascio
correre lungo il sentiero.
Si va che è uno spettacolo…
Devo solo prestare attenzione al fondo sconnesso e
nascosto dallo strato di foglie, ma niente di più.
Vado vado vado e mi sto divertendo come un matto…
Velocemente, anche troppo per i miei gusti, arrivo
in fondo. Giro subito a destra per evitare il doppio guado. Ne farò solamente
uno e di la c’è una bella carraia che mi farà uscire sulla fondo valle Fidenza-Pellegrino.
Nel piano a fianco dello Stirone trovo un fango,
tipo torba, che rende quasi vano il mio pedalare.
La ruota posteriore gira a vuoto sul terreno, pedalo
pedalo e son sempre li. Non si accumula fango sulle ruote, ma non avanzo in
modo significativo. Per fortuna il percorso è breve e mi ritrovo ben presto al
cospetto del guado. Non mi azzardo ad attraversare in sella. Scendo e appoggiandomi
alla bici per bilanciarmi, guado lo Stirone.
Non mi bagno in modo
significativo, anzi approfittando di una buca d’acqua limpida, lavo alla meglio
la mia bici, davvero sporca.
Ora sono davvero vicino a casa. In una oretta dovrei
essere sotto la doccia. Risalgo per la solita vecchia strada che porta a
Besozzola (sempre suggestiva)
e poi via asfalto fino a Pietra Nera.
Ho tempo, e quindi mi fermo un attimo ad ammirare lo
splendido panorama sulla Val Stirone dalla parte bassa dell’ofiolite. Che
bellezza…
Contento e canticchiante giro la bici e scendo verso
Grotta.
Un paio di tagli per prato
mi consentono di
accorciare la parte di asfalto e rapidamente attraverso l’abitato di Grotta e
risalgo la solita carraia che mi consente di arrivare a Contignaco senza
pedalare su “bitume”.
Costeggio i campi da Golf ed arrivo sulla
provinciale Salso-Pellegrino a Bonassera, davanti all’imbocco della via dei
Massari.
Mi faccio passare qualsiasi voglia di risalire, e
ascoltando il mio stomaco dirigo le mie ruote decisamente verso casa.
Gran bel giro…emozionante….alla facciaccia del fango…
Ed ora….dì che piova !
E’ possibile prendere visione del percorso
visionando il video al seguente indirizzo:
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