Inizio col dire che il tracciato collinare offre una grande varietà di situazioni, sia tecniche che paesaggistiche. L'ombra dei boschi (molto gradita col gran caldo) ristora dopo tratti di strada bianca completamente scoperta. I tratti in costa sono spesso ventilati e offrono paesaggi stupendi. I boschi non sono mai monocorde, sia come terreno che come pendenza. Si alternano scorrevoli sentieri puliti a tratti tecnici con gradini, sassi smossi e fastidiosi a buche profonde e fangose, o profondi solchi lasciati da trattori o moto.
La attenzione deve essere sempre massima.
Comunque sia il percorso non è estremo, quindi estremamente godibile specialmente al biker esperto.
Il single track dalla cima del S.Cristina è uno dei più belli in assoluto della nostra collina.
Scaricando comunque tutti gli itinerari riguardanti il monte S:Cristina si possono comporre diverse situazioni intriganti ed estremamente piacevoli. Certo è che la salita alla cima è abbastanza dura, ma non è lunghissima e per molti tratti pedalabile senza problema. Se c'è qualche tratto da spingere..dove è il problema?
Veniamo al tracciato.
L'anno scorso l'allegra banda di "quelli che il sabato mattina" ha percorso un itinerario molto bello che prevedeva un unico lungo single track dalla cima del monte S.Cristina fino al Lago blu e da qui fino al mulino di Egola. Quest'anno le intemperie e la incuria dell'uomo hanno reso davvero poco percorribile l'intero tracciato, in special modo il tratto tra Case Veronica e il Lago blu.
Abbiamo così optato per una bella variazione di percorso che ci ha portato fin sopra Stuzzano e da qui fin giù in Stirone...Una volta giù...gli itinerari si riuniscono.
Voglio raccontare in breve i due percorsi e il cambiamento che abbiamo trovato quest'anno sullo stupendo tracciato dell'anno scorso. Non sarà facile essere chiari in questo racconto parallelo, ma ci proverò.
La prima parte dell'escursione prevede il medesimo itinerario.
Partiamo da Salsomaggiore e ci dirigiamo verso Pellegrino Parmense. Per scaldare le gambe si percorre la lunga via dei Massari.
In alternativa si può salire alla pieve di Contignaco
e di qui ai Tintori e poi a destra per arrivare a Pietraspaccata.
Quassù entrambi i percorsi si riuniscono. Si arriva sulla strada che porta al passo di S.Antonio e dopo un paio di tornanti si gira a sinistra per entrare nella "riservetta"
. Come già descritto tante volte questo tratto di poco più di 1 km è davvero simpatico ed allenante. Presenta tutta una serie di secchi saliscendi su sentiero sassoso e stretto che preparano il biker alle difficoltà successive.
Nelle stagioni "bagnate" questo tratto presenta diverse buche colme d'acqua di cui non si riesce mai a valutare a pieno la effettiva profondità e la consistenza del terreno immerso.
La "riservetta" termina sulla strada della Costa. Si procede a sinistra sull'asfalto in veloce saliscendi fin sotto la chiesa di Mariano. Si prende a destra e si comincia la lunga discesa della via denominata "borotalco"
. Il nome della via la dice lunga sulle caratteristiche del fondo di questa carraia. In caso di bagnato si può procedere passando sui prati erbosi. Spesso questo "trucchetto" ci consente di passare anche in condizioni di terreno davvero poco simpatiche. La parte di strada che scende sulla provinciale Pellegrino-Varano Melegari fino a poco tempo fa era una splendida inghiaiata, se vogliamo anche abbastanza insidiosa, ora il bitume ha avuto la meglio....
Pazienza.
Ci aspetta ora un lungo tratto asfaltato. Prendiamo la strada per Vianino e cominciamo a salire di quota .
Poco dopo Case Oratorio (rif carte IGM) lasciamo l'asfalto e andiamo a destra per ampia carraia. Si continua a salire, costeggiamo una fattoria e andiamo ancora avanti.
Il sentiero presenta leggeri cambi di pendenza (leggere saliscendi) estremante godibili con qualche strappetto cattivo.
Siamo nei pressi del sentiero che scende alla "casa del Ghiro". Il sentiero inizia proprio alle pendici del monte Ernicchio.
L'ingresso, l'anno scorso era ben visibile, quest'anno le frasche hanno provato a chiudere il pertugio nonostante questo sentiero sia stato utilizzato per il trail di Pellegrino. Un anno fa questa via era veloce, tecnica ed estremamente pulita, quest'anno, complice la stagione estremamente perturbata e la ottusità di qualcuno, il sentiero è davvero sporco.
Rami spezzati, sassi smossi, rendono il sentierino abbastanza difficoltoso e più lento. Volendo, per il biker dai gusti forti, è anche più bello e selvaggio. Certo è che bisogna prestare la massima attenzione e moderare la velocità. Un ramo fra i raggi, nella catena, o nel cambio potrebbero produrre danni non indifferenti. Ma la via resta davvero affascinante e attraente. Purtroppo qualche grosso ramo e un paio di giovani tronchi abbattuti ci costringono ad impreviste fermate e allo scavalcamento dell'ostacolo. Ma ci può stare. Purtroppo qualche buontempone ha pensato bene di chiudere l'accesso al greto dello Stirone mettendo a sbarramento delle fascine e delle ramaglie varie. Non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto e dalla rabbia. Guardando attentamente si scorge, nella fitta vegetazione il pertugio che porta sotto a riprendere il sentiero. Anche questo fa avventura!
In qualche modo si prosegue dentro il greto sassoso del giovane Stirone
fino ad uscire nei pressi di un ponticello. Ora ci accoglie una ampia strada bianca che seguiremo fino ad arrivare a Careno.
Proseguiamo sulla sinistra fino ad arrivare nei pressi della stupenda pieve recentemente ben restaurata. Una fontanella potrà dissetare il biker prima di affrontare la lunga e dura salita alla vetta del monte S.Cristina.
Attraversiamo il gruppo di case in fronte alla Pieve (non sono proprio di fronte...ma si vedono bene e la strada porta o li o al cimitero della piccola frazione).
Inizia appena dopo il gruppo di case coloniche la salita alla vetta.
All'attacco!!! direbbe un mio caro amico di tante escursioni alpinistiche....
La prima parte della salita è davvero dura, pendenza e sassi smossi richiedono alle nostre gambe il massimo sforzo. Il primo chilometro è davvero pesante, poi dopo una curva assai caratteristica dove la strada è stata ricavata tagliando la collina ( si vede bene il colore bianco dello scasso),
pian piano le pendenze calano e anche lo stato del fondo migliora lasciando respirare l'affannato ciclista (il mio amico Paolo se la beve senza problema....ma non fa testo). Il folto bosco a fianco della carraia fornisce l'ombra giusta nelle giornate assolate, mentre il bianco della ghiaia acceca e riscalda. Dopo un attimo in cui la via si spiana (solo per un attimo) termina la strada bianca e il fondo diventa sterrato. Le pendenze ricominciano a farsi importanti e bisogna dare fondo alle ultime energie rimaste
. Un ultimo strappo davvero duro precede la cima del monte S.Cristina. Sul cocuzzolo sommitale, si possono ammirare ancora i resti di un antico quanto misterioso eremo
. Per chi vuole riprendere fiato, intanto che si sorseggia e si mangia qualcosina, la visita ai ruderi è d'obbligo. Un'ampia carraia circonda l'eremo. Appena arrivati in vetta gireremo subito a destra e poco dopo diventa evidente un esile sentierino che scende deciso sempre sulla destra. Dalla parte opposta parte invece la "via normale" di discesa (di cui abbiamo già parlato in altro testo. Sarebbe opportuno vestire le protezioni a braccia e gambe....
L'anno scorso il sentierino era decisamente pulito e gradevole e scorrevole....quest'anno molto meno.
La pioggia ha scavato, proprio al centro della già piccola traccia, un solco che rende più difficile il controllo del mezzo a pedali. Occorre scendere più guardinghi e tranquilli. Mettere la ruota dentro questo canaletto potrebbe significare la perdita del controllo della mtb e una caduta assicurata. Niente paura amici. Basta solo tranquillità e attenzione.
Mano a mano che si scende ci si accorge che l'acqua ha preso altre direzioni e il sentiero diventa più amico....ma senza esagerare.
Quindi al bivio andremo a sinistra. Il sentiero sembra sparisca immerso nel bosco profondo. La traccia si vede appena e sconcerta un pò. Niente paura. Dopo poco la traccia ritorna nitida e gradevole e si può lasciar correre la bici. Solo per poco. All'improvviso il bosco si apre e ci si ritrova a pestare una via di ghiaia bianca fine e compatta. Dapprima una marcata contropendenza rischia di portarci nel burrone sottostante,
poi si apre un canaletto stretto stretto che scende ripido per una 50ina di metri. E' necessario mantenere la calma e andare decisi al centro del canale... andare a destra o a sinistra per i fianchi significa andare rigorosamente per terra e sbucciarsi in modo ignobile sedere e coscie. Azz...quanto brucia!!! giuro ho provato anche questo, una volta che non mi sono fidato del canaletto centrale. La ghiaia bianca è estremamente compatta e tiene bene.
Dopo il canale bianco per un pò il sentiero scorre veloce e piacevole. Poi la pendenza negativa torna ad aumentare la carraia diventa più larga e il fondo peggiora violentemente. Pietrisco di varia dimensione assai smosso cattura la ruota anteriore conducendola a spasso.
La bici naviga rotolando su queste pietre vigliacche. Non c'è altro da fare che assecondare questo gioco e lasciar correre la mtb (con moderazione...una caduta qua nel mezzo sarebbe davvero terribile). D'un tratto il bosco si apre e ci si ritrova nei pressi di case Veronica.
Per scendere le possibilità sono due (anche di più volendo)
Se giriamo a destra in direzione di Pellegrino dopo pochi metri si può infilare un pertugio sulla sinistra. Un sentiero nel bosco, per molto tempo parallelo alla strada ci porterà fino nei pressi (un pò prima ) del vecchio albergo dell' Emigrante, e poi continuando a sinistra in discesa, si arriva fino al Lago Blu.
Di qui dopo un piccolo tratto di asfalto in salita girando dentro un gruppo di case si scende sempre per sentiero fino al mulino di Egola costeggiando il rio Utanella.
Quest'anno questi sentieri sono stati martoriati dalla pioggia che ha scavato parecchio rendendo poco divertente questa via....
Quindi noi abbiamo pensato di rivedere il già bel percorso inserendo altri sentieri assai simpatici.
Ecco la sommaria descrizione.
Per asfalto siamo arrivati tranquillamente fino a Castellaro e abbiamo girato in direzione Iggio. Appena passato l'imbocco del sentiero della Silva, la in fondo sulla curva abbiamo preso un largo sentiero che noi abbiamo denominato "del pedale" (perchè è stato tracciato e segnalato dagli amici del Pedale Fidentino...così ci hanno detto).
Dopo una prima parte in salita il sentiero prosegue in un saliscendi assai divertente, alternando momenti veloci a tratti sconnessi e più vigliacchi.
Alla fine del sentiero si esce nei pressi di case Vico. Prima di arrivare sulla strada si gira a sinistra per ampia
carraia e iniziamo un'altra divertente discesa (solo un paio di strappetti in salita)
che ci porta a sbucare in quel di Stuzzano nei pressi di una grande fattoria. Pochi metri di asfalto e ci ributtiamo in carraia girando a sinistra.
Un sentiero in discesa velocissimo ma non banale,
fra curve e controcurve ci farà arrivare fino in Stirone (ancora lui).
Girando subito a destra eviteremo un paio di guadi (ne faremo solo uno) e in breve usciremo sulla fondovalle Fidenza-Pellegrino.
Ormai il più è fatto.
Ora rinculiamo verso Pellegrino fino ad imboccare la vecchia strada in salita che porta a Besozzola, di qui per asfalto fino a Pietra Nera e poi a Grotta....
Solito taglio per il golf e poi giù da Bonassera....
Ma per ritornare a Salsomaggiore le possibilità sono tante, dipende solo da quanta benzina è rimasta nelle gambe..
Come detto sopra le possibili vie di rientro dopo la discesa dal S.Cristina , via Fabbrica delle foglie, sono due (quelle da noi proposte) e ambedue sono ampiamente descritte dai filmati pubblicati su you tube al canale di stefano alinovi.
Inserisco qui sotto ambedue i link :
il filmato del percorso dell'anno scorso :
casa del ghiro, fabbrica delle foglie 2012
il filmato realizzato quest'anno:
casa del ghiro, fabbrica delle foglie 2013
per chi vuole avere i files gpx relativi deve solamente contattarmi alla mail : stefano.alinovi@libero.it
Percorsi stupendi, fino a quando le moto non li devastano rendendo impossibile la percorrenza in sella
RispondiEliminahai ragione....ma non completamente. Purtroppo pochissimi (quasi nessuno) si cura di tenere aperti tanti bei sentieri. I motociclisti fanno questo ingrato lavoro. Le loro scorribande contribuiscono a tenere vivi molti sentieri che i locali lasciano riempire di rovi e rami. La fabbrica delle foglie è percorribile grazie a loro. La Ghiro è stata chiusa a loro...ed è scaduta clamorosamente. Molti motociclisti ci indicano i sentieri migliori. Molti nostri amici sono anche motociclisti e "vanno avanti" a pulire i sentieri. Ovviamente si deve pagare qualcosa....nelle stagioni fangose si creano antipatici fossi. Ma anche i contadini coi trattori li scavano....
EliminaSe i motociclisti si comportano in modo civile....va bene così...