domenica 22 dicembre 2013

Monte Inverno (di fine estate)



MONTE INVERNO…DI FINE ESTATE        
Settembre sta facendo le bizze. Solitamente mite e dal tempo stabile, è il mese ideale per scorrazzare su e giù per le colline dai colori pastello, dove il marrone della terra arata ben  si unisce ai gialli caldi e ai rossi ruggine delle foglie ormai stanche di stare appese ai rami. Le viti, spoglie dei pesanti grappoli, attendono la mano dell’uomo per affrontare il lungo inverno.  Quest’anno frequenti veloci perturbazioni atlantiche hanno ribaltato le caratteristiche specifiche di questo mese  caratterialmente tranquillo. Temporali estivi riempiono il cielo notturno di luci abbaglianti e veloci. Forti acquazzoni lavano le strade impolverate da mesi siccitosi e bollenti.
La terra arsa assorbe bene queste piogge violente . Poche ore di asciutto, magari con un po’ di vento, e i sentieri sono in grado di ospitare le nostre ruote grasse.
Così nella previsione di tempi fangosi, l’altro sabato l’allegra combriccola   quelli che… il sabato mattina” si è avventurata per quella che poteva essere l’ultima possibilità dell’anno di girare su Monte Inverno. Avevamo aperto la stagione primaverile con una escursione su Monte inverno, e su tale monte, simbolicamente chiudiamo la stagione estiva.
Avrei voluto scrivere prima…ma la ferale notizia della tragedia di Lorenzo ha bloccato testa e dita sulla tastiera. Non è facile scrivere di momenti felici sulla bici, dopo che un amico ha perso la vita sui medesimi sentieri.
La cosa ti prende stomaco e cervello e non si sa più cosa fare.
Poi ci si fa apposito esame di coscienza, e l’idea che comunque, la vita continua, e deve continuare, anche per onorare chi amava questo nostro sport (sono banalità …lo so, ma è così che funziona) mi accingo a descrivere nel modo migliore questo percorso che mi sembra degno di una bella gita (da farsi assolutamente con sentieri asciutti)  .
In verità non avevamo pianificato per bene l’escursione. C’era solo l’idea di arrivare su Monte Inverno senza prendere sentieri strani e affrontare santiando ripidi versanti a spinta (leggi Monte Inverno a primavera)
Privi del prode Maurizio (affaccendato in altre parti del mondo) , e con mezzi assai diversi da allora (neanche fosse passato un secolo…ma le bici sono cambiate…meno la mia)  sbicicliamo alla volta della  Marialonga. Abbiamo pensato a vie diverse per arrivare lassù, ma quasi tutti i nostri progetti a conti fatti si rivelavano malfatti. Quindi , solita via: Massari, riservetta, strada della costa, sentiero dietro il santuario di Mariano. Poco asfalto e si gira subito per l’inizio della Marialonga  (oppure Maria Longa…ma io preferisco di gran lunga la parola unica). Si va via veloci fin quasi a Pietra Corva. Qui iniziano le improvvisazioni e le varianti. Ognuno propone il suo  pezzo. Come una ensemble di jazzisti, ricamiamo attorno al pezzo portante tante piccole variazioni a tema e a tempo.
Ne nasce un divertente andirivieni di discese e salite su sentieri nel bosco più o meno fitto, più o meno basso.
E’ stato sufficiente spostarci di poco per essere immersi in un paesaggio e in situazioni completamente diverse dall’altra volta.
Dopo il bosco di bassi e duri arbusti usciamo in una carraia su una cresta che fiancheggia una cresta di arenaria che si erge come cresta di stegosauro in mezzo alla vegetazione. Non si può fare a meno di fermarsi a rimirare.
Passando a fianco di una fattoria imbocchiamo una carraia che ci riporta  sulla retta via . Una rapida sequenza di ripidi strappi ci riporta in quota e sulla diretta per Monte Inverno.
La compagnia viaggia allegra e spedita come da tempo non succedeva, non grandi velocità ma si viaggia senza soste di rilievo. La giornata è a dir poco stupenda, la temperatura ideale, e i colori che abbiamo davanti sono semplicemente “belli”.
Tutto favorisce una grande serenità d’animo. Le tossine e le rabbie accumulate nella settimana le abbiamo già “purgate” salendo dai Massari, alla riservetta eravamo già purificati (anche se un paio di pozze fangose ci avevano sporcato i garretti).
Ormai sappiamo dove imboccare il sentiero maestro per la vetta del monte.
Dopo la lunga strada bianca di piacevole pendenza, una secca svolta a sinistra ci immette sulla salita per Monte Inverno.
Qualsiasi dubbio lo ha fugato un motociclista che è transitato appena prima di noi.
In un bosco bellissimo saliamo velocemente. Dapprima dolce, il sentiero qua e la ci spara ripide salite,
non lunghe ma veramente erte. 
Non voglio aprirmi in due, e, per qualche metro, spingo la bici.
Quando sopra di me scorgo l’azzurro del cielo che annuncia la cresta sommitale, metto sui pedali tutte le energie e arrivo pedalando in vetta.  
Per adesso tutto procede a meraviglia. Intanto che si respira ne approfittiamo per reintegrare le energie disperse.
Poi la discesa ci vede viaggiare veloci e sicuri. Il sentiero, molto più pulito di questa primavera, è scorrevole e senza difficoltà
. Le curve paraboliche sembrano disegnate sui fianchi del sentiero. 
In un attimo siamo fuori del bosco. Non perdiamo tempo prezioso, e lasciamo correre verso valle le nostre possenti ruote.
Dapprima su strada bianca poi appena dopo quel fienile a destra per prato fin giù sulla strada che da Varano va verso Case Boscaini.
Tutto sommato una gran bella discesa. Ora per carraie campestri saliamo lentamente (io) verso Case Mezzadri.  Altra variante. Invece di seguire la carraia canonica sulla sinistra proviamo quella pestata da trattori che tira su diritta e ripida. Sbuffando sulla terra bianca, appena appena colorata dal sole settembrino, arrivo su , dove gli altri chiacchierando mi spettano.
La collina scende verso la pianura con un susseguirsi di vallette che menano rigagnoli d’acqua più o meno importanti verso il grande fiume. Noi stiamo attraversando queste vallette in modo ortogonale, per cui ad ogni salita corrisponde una discesa in un lungo mangia e bevi estremamente allenante.
Scendiamo quindi attraverso esili tracce attraverso i prati in direzione del fondovalle e di qui per asfalto verso Banzola. All’altezza del cimitero una strada bianca che si inerpica attrae l’attenzione: dove porta?
Come rapaci volteggiamo attorno alla preda…
Un rapido calcolo…secondo me questa mena su verso la cresta di Monte Manulo.
Andiamo a vedere.
Mentre Luca e Paolo si involano sulla salita, io mi attardo a litigare con  la GOPRO.
Alla fine devo fermarmi a cambiare la batteria ormai scarica.
Arrivo anch’io alla fine della salita, giusto in tempo per verificare che avevo visto giusto e che adesso ci sono un altro paio di strappi cattivi.
Una coppia di trekker alla fine della salita ci permette di tirare il fiato coinvolgendoci in chiacchiere ed informazioni. Ci lasciamo coinvolgere volentieri.

I miei soci non hanno mai fatto il “feroce”. Ne approfitto per fargli provare l’emozione.
Dopo la bella cresta sotto un tiepido ci infiliamo nel tunnel ombreggiato del “sentiero Feroce” .


Il fondo polveroso fatica a trattenere i tasselli delle ruote e occorre bilanciare bene il peso.
Alla fine tutti e tre scendiamo alla fine della ripido tracciato e constatiamo con piacere che i tronchi che ostacolavano l’uscita sono stati tolti. Meno male.
Ora, risalire su fino a Monte Manulo ci sembra un inutile speco di energie. Mi ricordo che appena di la dal campo appena zappato si apre un largo sentiero che porta ad attraversare il Gisolo sotto Tabiano Castello.
La truppa si butta in picchiata e attraversiamo.
Dall’altro versante il prato sembra tagliato e pettinato per noi.
Una bella e ampia traccia ci guida dritta fin sulla strada bianca che guarda da dietro lo stupendo maniero di Tabiano.
Siamo quasi arrivati.
Una scorribanda nel parco fra il Castello e le Terme,
ricalcando le tracce della recente escursione Terme e Castelli,
  e poi si risale verso Salsomaggiore . L’ultimo sforzo della giornata ci vede risalire lungo il  “sentiero degli alpini”. Rientriamo  a Salso con l’ultima variante della giornata. Al poggetto ci infiliamo per via traversa  e costeggiando ville e attraversando prati  sbuchiamo sulla Tamburina. Ancora un taglio e una scala e sono a casa. Saluto gli amici e famelico mi appropinquo al desco.                                                                                                                                                                     Come sempre allego qua sotto il link per visionare l'intero percorso attraverso le immagini del filmato che ho realizzato in quella occasione:
monte inverno di fine estate 

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