MONTE INVERNO…DI
FINE ESTATE
Settembre sta
facendo le bizze. Solitamente mite e dal tempo stabile, è il mese ideale per
scorrazzare su e giù per le colline dai colori pastello, dove il marrone della
terra arata ben si unisce ai gialli
caldi e ai rossi ruggine delle foglie ormai stanche di stare appese ai rami. Le
viti, spoglie dei pesanti grappoli, attendono la mano dell’uomo per affrontare
il lungo inverno. Quest’anno frequenti
veloci perturbazioni atlantiche hanno ribaltato le caratteristiche specifiche
di questo mese caratterialmente
tranquillo. Temporali estivi riempiono il cielo notturno di luci abbaglianti e
veloci. Forti acquazzoni lavano le strade impolverate da mesi siccitosi e
bollenti.
La terra arsa
assorbe bene queste piogge violente . Poche ore di asciutto, magari con un po’
di vento, e i sentieri sono in grado di ospitare le nostre ruote grasse.
Così nella
previsione di tempi fangosi, l’altro sabato l’allegra combriccola “ quelli che… il sabato mattina” si è
avventurata per quella che poteva essere l’ultima possibilità dell’anno di
girare su Monte Inverno. Avevamo aperto la stagione primaverile con una
escursione su Monte inverno, e su tale monte, simbolicamente chiudiamo la
stagione estiva.
Avrei voluto
scrivere prima…ma la ferale notizia della tragedia di Lorenzo ha bloccato testa
e dita sulla tastiera. Non è facile scrivere di momenti felici sulla bici, dopo
che un amico ha perso la vita sui medesimi sentieri.
La cosa ti prende
stomaco e cervello e non si sa più cosa fare.
Poi ci si fa
apposito esame di coscienza, e l’idea che comunque, la vita continua, e deve
continuare, anche per onorare chi amava questo nostro sport (sono banalità …lo
so, ma è così che funziona) mi accingo a descrivere nel modo migliore questo
percorso che mi sembra degno di una bella gita (da farsi assolutamente con
sentieri asciutti) .
In verità non
avevamo pianificato per bene l’escursione. C’era solo l’idea di arrivare su
Monte Inverno senza prendere sentieri strani e affrontare santiando ripidi
versanti a spinta (leggi Monte Inverno a primavera)
Privi del prode
Maurizio (affaccendato in altre parti del mondo) , e con mezzi assai diversi da
allora (neanche fosse passato un secolo…ma le bici sono cambiate…meno la
mia) sbicicliamo alla volta della Marialonga. Abbiamo pensato a vie diverse per
arrivare lassù, ma quasi tutti i nostri progetti a conti fatti si rivelavano
malfatti. Quindi , solita via: Massari, riservetta, strada della costa, sentiero
dietro il santuario di Mariano. Poco asfalto e si gira subito per l’inizio
della Marialonga (oppure Maria Longa…ma
io preferisco di gran lunga la parola unica). Si va via veloci fin quasi a
Pietra Corva. Qui iniziano le improvvisazioni e le varianti. Ognuno propone il
suo pezzo. Come una ensemble di
jazzisti, ricamiamo attorno al pezzo portante tante piccole variazioni a tema e
a tempo.
Ne nasce un divertente andirivieni di discese e salite su sentieri nel bosco più o meno fitto, più o meno basso.
E’ stato sufficiente spostarci di poco per essere immersi in un paesaggio e in situazioni completamente diverse dall’altra volta.
Dopo il bosco di bassi e duri arbusti usciamo in una carraia su una cresta che fiancheggia una cresta di arenaria che si erge come cresta di stegosauro in mezzo alla vegetazione. Non si può fare a meno di fermarsi a rimirare.
Ne nasce un divertente andirivieni di discese e salite su sentieri nel bosco più o meno fitto, più o meno basso.
E’ stato sufficiente spostarci di poco per essere immersi in un paesaggio e in situazioni completamente diverse dall’altra volta.
Dopo il bosco di bassi e duri arbusti usciamo in una carraia su una cresta che fiancheggia una cresta di arenaria che si erge come cresta di stegosauro in mezzo alla vegetazione. Non si può fare a meno di fermarsi a rimirare.
Passando a fianco
di una fattoria imbocchiamo una carraia che ci riporta sulla retta via . Una rapida sequenza di
ripidi strappi ci riporta in quota e sulla diretta per Monte Inverno.
La compagnia
viaggia allegra e spedita come da tempo non succedeva, non grandi velocità ma
si viaggia senza soste di rilievo. La giornata è a dir poco stupenda, la
temperatura ideale, e i colori che abbiamo davanti sono semplicemente “belli”.
Tutto favorisce una
grande serenità d’animo. Le tossine e le rabbie accumulate nella settimana le
abbiamo già “purgate” salendo dai Massari, alla riservetta eravamo già
purificati (anche se un paio di pozze fangose ci avevano sporcato i garretti).
Ormai sappiamo dove
imboccare il sentiero maestro per la vetta del monte.
Dopo la lunga
strada bianca di piacevole pendenza, una secca svolta a sinistra ci immette
sulla salita per Monte Inverno.
Qualsiasi dubbio lo ha fugato un motociclista che è transitato appena prima di noi.
Qualsiasi dubbio lo ha fugato un motociclista che è transitato appena prima di noi.
In un bosco
bellissimo saliamo velocemente. Dapprima dolce, il sentiero qua e la ci spara
ripide salite,
non lunghe ma veramente erte.
Non voglio aprirmi in due, e, per qualche metro, spingo la bici.
non lunghe ma veramente erte.
Non voglio aprirmi in due, e, per qualche metro, spingo la bici.
Quando sopra di me
scorgo l’azzurro del cielo che annuncia la cresta sommitale, metto sui pedali
tutte le energie e arrivo pedalando in vetta.
Per adesso tutto procede a meraviglia. Intanto che si respira ne approfittiamo per reintegrare le energie disperse.
Per adesso tutto procede a meraviglia. Intanto che si respira ne approfittiamo per reintegrare le energie disperse.
Poi la discesa ci
vede viaggiare veloci e sicuri. Il sentiero, molto più pulito di questa
primavera, è scorrevole e senza difficoltà
. Le curve paraboliche sembrano disegnate sui fianchi del sentiero.
In un attimo siamo fuori del bosco. Non perdiamo tempo prezioso, e lasciamo correre verso valle le nostre possenti ruote.
. Le curve paraboliche sembrano disegnate sui fianchi del sentiero.
In un attimo siamo fuori del bosco. Non perdiamo tempo prezioso, e lasciamo correre verso valle le nostre possenti ruote.
Dapprima su strada
bianca poi appena dopo quel fienile a destra per prato fin giù sulla strada che
da Varano va verso Case Boscaini.
Tutto sommato una gran bella discesa. Ora per carraie campestri saliamo lentamente (io) verso Case Mezzadri. Altra variante. Invece di seguire la carraia canonica sulla sinistra proviamo quella pestata da trattori che tira su diritta e ripida. Sbuffando sulla terra bianca, appena appena colorata dal sole settembrino, arrivo su , dove gli altri chiacchierando mi spettano.
Tutto sommato una gran bella discesa. Ora per carraie campestri saliamo lentamente (io) verso Case Mezzadri. Altra variante. Invece di seguire la carraia canonica sulla sinistra proviamo quella pestata da trattori che tira su diritta e ripida. Sbuffando sulla terra bianca, appena appena colorata dal sole settembrino, arrivo su , dove gli altri chiacchierando mi spettano.
La collina scende
verso la pianura con un susseguirsi di vallette che menano rigagnoli d’acqua
più o meno importanti verso il grande fiume. Noi stiamo attraversando queste
vallette in modo ortogonale, per cui ad ogni salita corrisponde una discesa in un
lungo mangia e bevi estremamente allenante.
Scendiamo quindi
attraverso esili tracce attraverso i prati in direzione del fondovalle e di qui
per asfalto verso Banzola. All’altezza del cimitero una strada bianca che si
inerpica attrae l’attenzione: dove porta?
Come rapaci
volteggiamo attorno alla preda…
Un rapido
calcolo…secondo me questa mena su verso la cresta di Monte Manulo.
Andiamo a vedere.
Mentre Luca e Paolo
si involano sulla salita, io mi attardo a litigare con la GOPRO.
Arrivo anch’io alla
fine della salita, giusto in tempo per verificare che avevo visto giusto e che
adesso ci sono un altro paio di strappi cattivi.
Una coppia di
trekker alla fine della salita ci permette di tirare il fiato coinvolgendoci in
chiacchiere ed informazioni. Ci lasciamo coinvolgere volentieri.
Il fondo polveroso
fatica a trattenere i tasselli delle ruote e occorre bilanciare bene il peso.
Alla fine tutti e
tre scendiamo alla fine della ripido tracciato e constatiamo con piacere che i
tronchi che ostacolavano l’uscita sono stati tolti. Meno male.
Ora, risalire su
fino a Monte Manulo ci sembra un inutile speco di energie. Mi ricordo che
appena di la dal campo appena zappato si apre un largo sentiero che porta ad
attraversare il Gisolo sotto Tabiano Castello.
La truppa si butta
in picchiata e attraversiamo.
Dall’altro versante il prato sembra tagliato e pettinato per noi.
Una bella e ampia traccia ci guida dritta fin sulla strada bianca che guarda da dietro lo stupendo maniero di Tabiano.
Dall’altro versante il prato sembra tagliato e pettinato per noi.
Una bella e ampia traccia ci guida dritta fin sulla strada bianca che guarda da dietro lo stupendo maniero di Tabiano.
Siamo quasi
arrivati.
Una scorribanda nel
parco fra il Castello e le Terme,
ricalcando le tracce della recente escursione Terme e Castelli,
e poi si risale verso Salsomaggiore . L’ultimo sforzo della giornata ci vede risalire lungo il “sentiero degli alpini”. Rientriamo a Salso con l’ultima variante della giornata. Al poggetto ci infiliamo per via traversa e costeggiando ville e attraversando prati sbuchiamo sulla Tamburina. Ancora un taglio e una scala e sono a casa. Saluto gli amici e famelico mi appropinquo al desco. Come sempre allego qua sotto il link per visionare l'intero percorso attraverso le immagini del filmato che ho realizzato in quella occasione:
monte inverno di fine estate
ricalcando le tracce della recente escursione Terme e Castelli,
e poi si risale verso Salsomaggiore . L’ultimo sforzo della giornata ci vede risalire lungo il “sentiero degli alpini”. Rientriamo a Salso con l’ultima variante della giornata. Al poggetto ci infiliamo per via traversa e costeggiando ville e attraversando prati sbuchiamo sulla Tamburina. Ancora un taglio e una scala e sono a casa. Saluto gli amici e famelico mi appropinquo al desco. Come sempre allego qua sotto il link per visionare l'intero percorso attraverso le immagini del filmato che ho realizzato in quella occasione:
monte inverno di fine estate
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