mercoledì 4 dicembre 2013

Cinghiali a ruote grasse

E’ il periodo dei cinghiali. Sono ovunque, ormai i nostri campi, i boschetti,  brulicano di questi “carri armati del bosco” che sempre più frequentemente si portano a ridosso delle case. Giovedì mattina me lo sono trovato a fianco poco dopo aver passato una fattoria sopra la Broncarda; qualche sera fa un piccolo esemplare mi ha attraversato la strada per rifugiarsi nel parco dello Stirone (l’ho sentito poi frugare nel greto del torrente), venerdì sera infine, un terzetto di grossi suini pelosi è schizzato davanti alla mia auto nella penombra sulla strada di Montauro. Grazie ai buoni freni del mezzo a motore ho potuto evitare un brutto scontro. Quando usciamo in mtb non è raro imbattersi in battute di caccia al…
Come al robusto suino selvatico anche a noi piace correre per le carraie infangate e non ci dispiace infangarci da capo a piede.
Il cinghiale ama rotolarsi nel fango per togliersi di dosso fastidiosi parassiti, a noi piace far rotolare le ruote tassellate nel fango … e basta.
Consci, quasi felici di questa situazione, sabato mattina siamo partiti per un lungo giro fra le carraie infangate dei nostri colli.
Non pioveva da qualche giorno, e le carraie esposte al sole sapevamo di trovarle in ottime condizioni, ma sapevamo anche che i sentieri nel bosco sarebbero stati più problematici. In effetti anche se le temperature del giorno sono molto miti, l’insolazione è molto debole e di notte una forte rugiada tende a bagnare completamente i terreni e l’erba. I passaggi di moto e trattori concorrono alla formazione di piscine artificiali di cui non si conosce profondità e stato del fondo, e quando si immergono le ruote in questi “bacini” non si sa mai come si potrà uscirne.
Ciò detto Luca ed io, orfani di Paolo che ha preferito un lungo giro con la bici da corsa, ci apprestiamo a partire alla scoperta di due o tre carraie che ci avevano ingolosito già dalla settimana precedente.
La mattina decisamente mite, ci fa subito sudare sul lungo strappo di case Massari, mentre la “riservetta” ci procura rogne col misto fango/sassi. In effetti le nostre coperture da fango sono ottime sulla terra allentata e bagnata, ma poco efficaci sul sasso umido e sporco di fango bagnato.
Poi ci sono le piscine estemporanee… ampi laghetti di cui non si conosce la profondità e tipo di fondo. Si presume possa essere di un certo tipo e si prova a passarlo da una certa parte…e buona fortuna. In alcuni si riesce a passare (bagnando lo scarpino) in altri…ci si pianta dentro.
Ad un certo punto seguo le tracce di Luca, ma non perfettamente, mi sposto di pochi centimetri, e la ruota resta come risucchiata a centro pozza piantandosi completamente.
Spiazzato, devo scegliere in fretta se cadere nella pozza fangosa o fra i rovi alla mia sinistra. L’escursione è solo all’inizio, bagnarsi ora sarebbe un disastro e … opto per i rovi. L’abbigliamento autunnale mi protegge dalle spine, e me la cavo con una solenne risata.
Fra una pozzanghera e l’altra arriviamo sulla strada della Costa. Vedo che Luca comincia  ad osservare il terreno che declina verso Pellegrino… Lo guarda in modo preoccupante…
Ma non dovevamo scendere dalla “Borotalco”? lo appello preoccupato.
Poi mi ricordo di aver fatto in salita un traversante che partiva vicino al cimitero di Pellegrino, ma si va indietro di anni e anni, troppi.
Quindi, poco distanti da dove si sbuca con la “riservetta” prendiamo a destra, verso antichi ricordi.
E ci troviamo dinnanzi ad una bella sbarra bon tanto di pietroni sistemati dalla parte opposta.
Ci guardiamo in faccia. Senza troppe discussioni solleviamo le bici e passiamo oltre.
Il sentiero corre divertente per un po’, poi si infrasca e siamo costretti a costeggiare un campo coltivato e zappato finemente. Per fortuna la buona esposizione al sole ci consente di andar via leggeri senza piantarci.
Giunti ad un gruppo di case abbiamo a disposizione una comoda strada bianca che ci porta fino in paese.
Ora non ci resta che salire da dietro il S.Cristina. Questo vuol dire risalire fino alla strada per Vianino e poi girare a destra fino a superare l’inizio della “ghiro” e poi salire verso il S.Cristina.
Una splendida giornata ci accompagna lungo il tratto di strada. Cielo sereno e temperatura mite, quasi calda ci danno modo di godere al massimo la nostra pedalata. Ma Luca è irrequieto e con lo sguardo sta cercando di capire se e in che modo è possibile evitare anche questo tratto di asfalto.
E pedalando facciamo congetture e propositi.
Ci immergiamo nel bosco. Il terreno è mediamente pastoso e sempre più spesso troviamo fango e pozze d’acqua sporca. I trattori e le moto hanno scavato solchi profondi che si sono riempiti d’acqua  specialmente nei tratti pianeggianti (più che altro falso/pianeggianti). Le nostre ruote ci danno soddisfazione e riescono ad avere trazione quasi ovunque. Il bosco è uno spettacolo per colori e situazioni. Qua e la tappeti di castagne e di ricci, poche anzi pochissime foglie sulla via.
Stranamente per il periodo, le foglie sono ancora verdi e attaccate ai rami. Fuori del bosco l’erba riluce di un bel colore marzolino nella debole e bassa luce autunnale. Un miscuglio di colori  davvero bizzarro e estremamente innaturale.
Proseguiamo nella nostra pedalata verso case Lusignani. Per un centinaio di metri dobbiamo spingere le nostre bici, la salita ripida e i tanti sassi smossi rendono quasi impossibile la progressione in sella. Meno male che il tratto è breve. Poi si scende veloci nel bosco. L’acqua dei temporali ha pulito il sentiero portando a valle i detriti e i piccoli sassi, e noi ne approfittiamo per godere la discesa. Fin qui poco di nuovo. Ora per asfalto arriviamo fino a Castellaro per poi girare verso Iggio, e finalmente ritorniamo in carraia scendendo lungo la “Silva”. Sentire le ruote che hanno trazione nella terra bagnata è veramente piacevole, ci stiamo prendendo gusto.
Ora l’intenzione è quella di raggiungere Case Zacchi e prendere per i boschi fino ad arrivare a Piandolo. Le carte mi dicono che sia possibile. Questa estate ero passato, ma poi mi ero abbassato  troppo e avevo fatto una serie di guadi che, in questi giorni mi sembrano sconsigliabili.
Arrivati via “prato” a Case Zacchi giriamo a destra, verso l’ignoto (fino la) .
Il sentiero scorre bene sotto le nostre ruotine che macinano fango senza problema e soprattutto senza piantarsi. Nonostante tutto siamo quasi puliti (quasi). Si vede bene che il sentiero è adoperato e curato. Nei pressi di una frana ci fermiamo osservando con preoccupazione il ripido discesone di terra fresca e poco battuta. Non è la pendenza che ci preoccupa, ma la terra senza un filo d’erba.
Consulto rapido e giù, quasi senza respirare.
Passiamo indenni e divertiti. Ora pedaliamo in un divertente saliscendi fino ad un bel prato aperto.
Ci fermiamo ad ammirare la vallata sotto di noi. Fatico un attimo a focalizzare, poi mi ritrovo.
Siamo appena sopra Piandolo…
Perfetto, le preziose carte IGM hanno detto la verità, i sentieri sono rimasti tali.
E ci lasciamo andare (con maniera) in una lunga discesa fino alle porte del piccolo nucleo abitativo.
I castagni secolari fanno bella mostra di se utilizzando al meglio i raggi del sole che ancora riescono a filtrare nel bosco. Ancora per poco, più avanti il sole passerà ancora più basso sull’orizzonte e i suoi raggi arriveranno appena ad accarezzare le cime degli alberi più alti.  
     
Fra un letto di castagne e l’altro abbiamo modo di osservare centinaia di funghi spuntati in ogni dove (come i funghi, per l’appunto), ma se sono ancora li vuol dire che…non sono tanto buoni, ma son tanto belli che è un peccato non fermarsi a fotografarli.
Non arriviamo all’abitato di Piandolo (antico luogo minerario) ma deviamo a destra. Percorriamo una bella carraia che, a detta di navigatore e cartografia, corre parallela alla sottostante strada asfaltata. In teoria dovremmo sbucare in prossimità di un piccolo borgo rurale e da qui arrivare sulla strada per Stuzzano. Oggi è la nostra giornata buona !
Impressioni e cartine sono giuste.
Arriviamo dove avremmo dovuto. Prima di scendere verso la strada un’altra bella carraia che sale sulla nostra destra ci incuriosisce…secondo noi…da verificare.
Pochissimo asfalto e, prima di Stuzzano un’altra bella via di fuga richiama la nostra attenzione.
Una bandella bianco/rossa messa li come a segnalare una via. Sappiamo che gli amici del Pedale Fidentino hanno segnalato parecchio con questo sistema. Decidiamo di provare.
Iniziamo una stupenda discesa in un bosco incredibile.
Le bici corrono ben supportate dalle gomme adatte. Più scendiamo e più il bosco si infittisce e diventa buio. D’improvviso sembra aprirsi e la vegetazione più rada e bassa.
Il vicino rombare dei motori di macchine e moto ci segnala la vicinanza di una importante via di comunicazione…
La Fondovalle di Pellegrino?
Pochi metri ancora e ci troviamo a passare un guado abbastanza esile.
Ma dove siamo?
Poco più avanti un altro guado, questo ci è noto, è estremamente caratteristico….
Siamo inaspettatamente arrivati ai guadi che solitamente passiamo quando scendiamo da Case Azzali.
Ma guarda te!!
Bellissimo…
Luca guada di prepotenza, io scelgo con cura i sassi su cui mettere i piedi e passo con bici a mano.
Risaliamo decantando la bellezza dei sentieri appena fatti. 
Decidiamo di tornare verso casa passando come quasi sempre da Besozzola, ma…ma… i cinghiali a ruote grasse non sono soddisfatti.
Alla prima occasione imbocchiamo uno stretto sentiero in salita che ci porterà ad una cappellina votiva . Il sentiero è ripido e fangoso. L’entusiasmo odierno ci aiuta a salire. Il prato successivo è devastato dai cinghiali (a quattro zampe o a due ruote con motore a 4 tempi?) e siamo costretti a fermarci e spingere le mtb per un centinaio di metri. Poco male.
Ripartiamo ancora ansanti in direzione Besozzola.
Incrociamo un sentiero che sale sulla sinistra. Un rapido cenno d’intesa e giriamo.
Dove porterà? Secondo i miei calcoli dovremmo arrivare dritti a Berzieri, quindi dovremmo accorciare un po’ le percorrenze.

Accorceremo la strada ma questo sentiero ci fa sputare l’anima.
Arrivo su completamente svuotato.
Pazienza, ora siamo sulla strada per PietraNera, una volta su sarà tutta discesa o quasi.
Ci raggiunge un ciclista parmigiano che avevamo già incontrato a Pellegrino. Ha già fatto 90 km e deve tornare a Collecchio…fichi!!! E’ vero che ha fatto tutto asfalto, ma i km sono km.
E’ un pensionato che esce un giorno si e uno no, e si fa oltre cento km tutte le volte.
E’ allenatissimo e si vede: muscolatura tonica, abbronzatissimo, non un filo di grasso.
Due chiacchiere fino a Grotta, poi ci salutiamo e imbocchiamo lo stupendo taglio che ci porterà direttamente a Contignaco senza fare un metro di asfalto.
Contenti come le pasque i due “cinghiali a ruote grasse” vanno verso casa pestando sui pedali e ricordando le bellezze del giro appena concluso. Davvero si fa fatica a ricordarle tutte.
Arrivo a casa ben sporco e in tempo utile per evitare che la moglie chiami il fabbro per il cambio di serratura.

Sono stanco, contentissimo, ma soprattutto affamato .

E' possibile vedere il filmato di questo tracciato, di questa nostra avventura cliccando sul seguente Link

per chi volesse il file gpx o kmz è sufficiente che mi scriva alla mail : stefano alinovi@libero.it
Questo tragitto è anche presente nella sezione itinerari di mtb forum agli itinerari di stefano alinovi.

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