Come al robusto suino selvatico anche a noi piace
correre per le carraie infangate e non ci dispiace infangarci da capo a piede.
Il cinghiale ama rotolarsi nel fango per togliersi di
dosso fastidiosi parassiti, a noi piace far rotolare le ruote tassellate nel
fango … e basta.
Consci, quasi felici di questa situazione, sabato
mattina siamo partiti per un lungo giro fra le carraie infangate dei nostri
colli.
Non pioveva da qualche giorno, e le carraie esposte al
sole sapevamo di trovarle in ottime condizioni, ma sapevamo anche che i
sentieri nel bosco sarebbero stati più problematici. In effetti anche se le
temperature del giorno sono molto miti, l’insolazione è molto debole e di notte
una forte rugiada tende a bagnare completamente i terreni e l’erba. I passaggi
di moto e trattori concorrono alla formazione di piscine artificiali di cui non
si conosce profondità e stato del fondo, e quando si immergono le ruote in questi
“bacini” non si sa mai come si potrà uscirne.
Ciò detto Luca ed io, orfani di Paolo che ha preferito
un lungo giro con la bici da corsa, ci apprestiamo a partire alla scoperta di
due o tre carraie che ci avevano ingolosito già dalla settimana precedente.
La mattina decisamente mite, ci fa subito sudare sul
lungo strappo di case Massari, mentre la “riservetta” ci procura rogne col
misto fango/sassi. In effetti le nostre coperture da fango sono ottime sulla
terra allentata e bagnata, ma poco efficaci sul sasso umido e sporco di fango
bagnato.
Poi ci sono le piscine estemporanee… ampi laghetti di
cui non si conosce la profondità e tipo di fondo. Si presume possa essere di un
certo tipo e si prova a passarlo da una certa parte…e buona fortuna. In alcuni
si riesce a passare (bagnando lo scarpino) in altri…ci si pianta dentro.
Ad un certo punto seguo le tracce di Luca, ma non
perfettamente, mi sposto di pochi centimetri, e la ruota resta come risucchiata
a centro pozza piantandosi completamente.
Spiazzato, devo scegliere in fretta se cadere nella pozza fangosa o fra i rovi alla mia sinistra. L’escursione è solo all’inizio, bagnarsi ora sarebbe un disastro e … opto per i rovi. L’abbigliamento autunnale mi protegge dalle spine, e me la cavo con una solenne risata.
Spiazzato, devo scegliere in fretta se cadere nella pozza fangosa o fra i rovi alla mia sinistra. L’escursione è solo all’inizio, bagnarsi ora sarebbe un disastro e … opto per i rovi. L’abbigliamento autunnale mi protegge dalle spine, e me la cavo con una solenne risata.
Fra una pozzanghera e l’altra arriviamo sulla strada
della Costa. Vedo che Luca comincia ad
osservare il terreno che declina verso Pellegrino… Lo guarda in modo
preoccupante…
Ma non dovevamo scendere dalla “Borotalco”? lo appello
preoccupato.
Poi mi ricordo di aver fatto in salita un traversante
che partiva vicino al cimitero di Pellegrino, ma si va indietro di anni e anni,
troppi.
Quindi, poco distanti da dove si sbuca con la
“riservetta” prendiamo a destra, verso antichi ricordi.
E ci troviamo dinnanzi ad una bella sbarra bon tanto
di pietroni sistemati dalla parte opposta.
Il sentiero corre divertente per un po’, poi si
infrasca e siamo costretti a costeggiare un campo coltivato e zappato
finemente. Per fortuna la buona esposizione al sole ci consente di andar via
leggeri senza piantarci.
Giunti ad un gruppo di case abbiamo a disposizione una
comoda strada bianca che ci porta fino in paese.
Ora non ci resta che salire da dietro il S.Cristina.
Questo vuol dire risalire fino alla strada per Vianino e poi girare a destra
fino a superare l’inizio della “ghiro” e poi salire verso il S.Cristina.
Una splendida giornata ci accompagna lungo il tratto
di strada. Cielo sereno e temperatura mite, quasi calda ci danno modo di godere
al massimo la nostra pedalata. Ma Luca è irrequieto e con lo sguardo sta
cercando di capire se e in che modo è possibile evitare anche questo tratto di
asfalto.
E pedalando facciamo congetture e propositi.
Ci immergiamo nel bosco. Il terreno è mediamente
pastoso e sempre più spesso troviamo fango e pozze d’acqua sporca. I trattori e
le moto hanno scavato solchi profondi che si sono riempiti d’acqua specialmente nei tratti pianeggianti (più che
altro falso/pianeggianti). Le nostre ruote ci danno soddisfazione e riescono ad
avere trazione quasi ovunque. Il bosco è uno spettacolo per colori e
situazioni. Qua e la tappeti di castagne e di ricci, poche anzi pochissime
foglie sulla via.
Stranamente per il periodo, le foglie sono ancora
verdi e attaccate ai rami. Fuori del bosco l’erba riluce di un bel colore
marzolino nella debole e bassa luce autunnale. Un miscuglio di colori davvero bizzarro e estremamente innaturale.
Proseguiamo nella nostra pedalata verso case
Lusignani. Per un centinaio di metri dobbiamo spingere le nostre bici, la
salita ripida e i tanti sassi smossi rendono quasi impossibile la progressione
in sella. Meno male che il tratto è breve. Poi si scende veloci nel bosco.
L’acqua dei temporali ha pulito il sentiero portando a valle i detriti e i
piccoli sassi, e noi ne approfittiamo per godere la discesa. Fin qui poco di
nuovo. Ora per asfalto arriviamo fino a Castellaro per poi girare verso Iggio,
e finalmente ritorniamo in carraia scendendo lungo la “Silva”. Sentire le ruote
che hanno trazione nella terra bagnata è veramente piacevole, ci stiamo
prendendo gusto.
Ora l’intenzione è quella di raggiungere Case Zacchi e
prendere per i boschi fino ad arrivare a Piandolo. Le carte mi dicono che sia
possibile. Questa estate ero passato, ma poi mi ero abbassato troppo e avevo fatto una serie di guadi che,
in questi giorni mi sembrano sconsigliabili.
Arrivati via “prato” a Case Zacchi giriamo a destra,
verso l’ignoto (fino la) .
Il sentiero scorre bene sotto le nostre ruotine che
macinano fango senza problema e soprattutto senza piantarsi. Nonostante tutto
siamo quasi puliti (quasi). Si vede bene che il sentiero è adoperato e curato.
Nei pressi di una frana ci fermiamo osservando con preoccupazione il ripido
discesone di terra fresca e poco battuta. Non è la pendenza che ci preoccupa,
ma la terra senza un filo d’erba.
Consulto rapido e giù, quasi senza respirare.
Passiamo indenni e divertiti. Ora pedaliamo in un
divertente saliscendi fino ad un bel prato aperto.
Ci fermiamo ad ammirare la vallata sotto di noi.
Fatico un attimo a focalizzare, poi mi ritrovo.
Perfetto, le preziose carte IGM hanno detto la verità,
i sentieri sono rimasti tali.
E ci lasciamo andare (con maniera) in una lunga
discesa fino alle porte del piccolo nucleo abitativo.
I castagni secolari fanno bella mostra di se
utilizzando al meglio i raggi del sole che ancora riescono a filtrare nel
bosco. Ancora per poco, più avanti il sole passerà ancora più basso sull’orizzonte
e i suoi raggi arriveranno appena ad accarezzare le cime degli alberi più alti.
Fra un letto di castagne e l’altro abbiamo modo di
osservare centinaia di funghi spuntati in ogni dove (come i funghi, per
l’appunto), ma se sono ancora li vuol dire che…non sono tanto buoni, ma son
tanto belli che è un peccato non fermarsi a fotografarli.
Non arriviamo all’abitato di Piandolo (antico luogo
minerario) ma deviamo a destra. Percorriamo una bella carraia che, a detta di
navigatore e cartografia, corre parallela alla sottostante strada asfaltata. In
teoria dovremmo sbucare in prossimità di un piccolo borgo rurale e da qui
arrivare sulla strada per Stuzzano. Oggi è la nostra giornata buona !
Impressioni e cartine sono giuste.
Arriviamo dove avremmo dovuto. Prima di scendere
verso la strada un’altra bella carraia che sale sulla nostra destra ci
incuriosisce…secondo noi…da verificare.
Pochissimo asfalto e, prima di Stuzzano un’altra
bella via di fuga richiama la nostra attenzione.
Una bandella bianco/rossa messa li come a segnalare
una via. Sappiamo che gli amici del Pedale Fidentino hanno segnalato parecchio
con questo sistema. Decidiamo di provare.
Le bici corrono ben supportate dalle gomme adatte.
Più scendiamo e più il bosco si infittisce e diventa buio. D’improvviso sembra
aprirsi e la vegetazione più rada e bassa.
Il vicino rombare dei motori di macchine e moto ci segnala la vicinanza di una importante via di comunicazione…
Il vicino rombare dei motori di macchine e moto ci segnala la vicinanza di una importante via di comunicazione…
La Fondovalle di Pellegrino?
Pochi metri ancora e ci troviamo a passare un guado
abbastanza esile.
Ma dove siamo?
Poco più avanti un altro guado, questo ci è noto, è
estremamente caratteristico….
Siamo inaspettatamente arrivati ai guadi che
solitamente passiamo quando scendiamo da Case Azzali.
Ma guarda te!!
Bellissimo…
Luca guada di prepotenza, io scelgo con cura i sassi
su cui mettere i piedi e passo con bici a mano.
Risaliamo decantando la bellezza dei sentieri appena
fatti.
Decidiamo di tornare verso casa passando
come quasi sempre da Besozzola, ma…ma… i cinghiali a ruote grasse non sono
soddisfatti.
Alla prima occasione imbocchiamo uno
stretto sentiero in salita che ci porterà ad una cappellina votiva . Il
sentiero è ripido e fangoso. L’entusiasmo odierno ci aiuta a salire. Il prato
successivo è devastato dai cinghiali (a quattro zampe o a due ruote con motore
a 4 tempi?) e siamo costretti a fermarci e spingere le mtb per un centinaio di
metri. Poco male.
Ripartiamo ancora ansanti in direzione
Besozzola.
Incrociamo un sentiero che sale sulla
sinistra. Un rapido cenno d’intesa e giriamo.
Dove porterà? Secondo i miei calcoli
dovremmo arrivare dritti a Berzieri, quindi dovremmo accorciare un po’ le
percorrenze.
Accorceremo la strada ma questo sentiero
ci fa sputare l’anima.
Arrivo su completamente svuotato.
Pazienza, ora siamo sulla strada per PietraNera, una volta su sarà tutta
discesa o quasi.
Ci raggiunge un ciclista parmigiano che
avevamo già incontrato a Pellegrino. Ha già fatto 90 km e deve tornare a
Collecchio…fichi!!! E’ vero che ha fatto tutto asfalto, ma i km sono km.
E’ un pensionato che esce un giorno si e
uno no, e si fa oltre cento km tutte le volte.
E’ allenatissimo e si vede: muscolatura
tonica, abbronzatissimo, non un filo di grasso.
Due chiacchiere fino a Grotta, poi ci
salutiamo e imbocchiamo lo stupendo taglio che ci porterà direttamente a
Contignaco senza fare un metro di asfalto.
Contenti come le pasque i due “cinghiali a
ruote grasse” vanno verso casa pestando sui pedali e ricordando le bellezze del
giro appena concluso. Davvero si fa fatica a ricordarle tutte.
Arrivo a casa ben sporco e in tempo utile
per evitare che la moglie chiami il fabbro per il cambio di serratura.
Sono stanco, contentissimo, ma soprattutto
affamato .
E' possibile vedere il filmato di questo tracciato, di questa nostra avventura cliccando sul seguente Link
per chi volesse il file gpx o kmz è sufficiente che mi scriva alla mail : stefano alinovi@libero.it
Questo tragitto è anche presente nella sezione itinerari di mtb forum agli itinerari di stefano alinovi.
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