domenica 29 dicembre 2013

PRIMA IL CRAC E POI LA TAC

Potrei cominciare il pezzo descrivendo una bella escursione fatta di sentieri nuovi, colori stupendi Sarebbe molto facile….
In realtà comincerò dalla fine della splendida escursione….
Era andato tutto bene….avevo provato nuovi sentieri…quelli vecchi non mi avevano tradito…
In anticipo sulla tabella di marcia che mi ero proposto stavo rientrando tranquillamente lungo la strada che da Tabiano mena a Salsomaggiore. Al Poggio Diana invece di scendere lungo la strada improvvisamente giro per imboccare la lunga scalinata che taglia tutta la strada e si rimmette più in basso. L’ho fatta mille e mille volte…mai un problema…
Attraverso la strada un paio di scalini e comincio a scendere. La scala è assai bagnata e piena di foglie marce. Ma non ci penso…stupido!!
Abbasso il reggisella e lascio correre la mia Scott. Gli scalini sono bassi e distanziati, non rappresentano difficoltà…
Vado, vado veloce parecchio…
A metà percorso la scalinata presenta una leggera curva, una deviazione appena accennata, ma c’è.
Ci sto arrivando sotto molto veloce. Sto puntando verso la canaletta di scolo acqua sulla sinistra, verso il muro. Non so di preciso cosa sia successo.
Probabilmente ho toccato troppo il freno, o forse, semplicemente ho appena “toccato” il manubrio per correggere la traiettoria. Non so cosa sia successo, ma la ruota anteriore mi ha lanciato a gambe all’aria. Mi sono sentito come Valentino Rossi quando guidava la Ducati…
La mia Scott è scivolata per terra con rumore di ferraglia…mentre io sono volato in malo modo sul selciato. Allungo la mano e istintivamente tento una capriola. Lo zaino e la velocità di caduta impediscono qualsiasi manovra per attutire la caduta. Non me lo aspettavo!!!
Atterro sbattendo violentemente la spalla destra. Andiamo bene…era quella sana…quella rotta era la sinistra. “Adesso siamo pari” penso quando, tentando di rialzarmi mi appoggio alla mano destra e la spalla mi fa urlare di dolore.
Il dolore lancinante mi taglia le energie all’istante.
La testa comincia a girare e le gambe mi fanno “giacomo, giacomo”
Memore di altre “dure esperienze” me la prendo calma, mi corico sulla schiena girandomi con la testa verso il basso e i piedi verso l’inizio della scalinata.
Rimango così, incurante dei vestiti che si stanno inzuppando d’acqua, per diversi minuti.
So che sono a pochi passi da casa…non devo aver fretta. Al limite ho il telefono e posso chiamare.
Speriamo che il mio nuovissimo iphone non si sia rotto nell’impatto.
Non so dopo quanto tempo, passata la “cipolla” provo a rialzarmi.
In piedi ci sto, ma non mi fido.
Mi risiedo ancora qualche minuto e aspetto, per essere tranquillo.
Poi raccatto la mia bici e comincio a scendere i rimanenti gradini. Non so se è per le gambe ancora molli ma scivolo anche a piedi, e l’impresa di arrivare alla strada sottostante è grande.
Arrivo alla strada e provo a risalire in sella. Lascio la sella abbassata e, a piedi staccati scendo un paio di centinaio di metri. L’aria fresca mi tiene lucido, mentre, come in sogno, percorro le poche centinaia di metri per arrivare alla rotonda sottostante. La gente mi guarda stranamente…chissà che espressione ho. Sicuramente sono scombinato e sporco come un maiale (pardon…cinghiale).
Non sono lucido, mi rendo conto di avanzare come su una nuvoletta, in un mondo strano, ovattato dove non ci sono spessori, i rumori arrivano ovattati . Una provvidenziale panchina mi appare davanti all’improvviso. Non ci penso due volte e mi scaravento sul legno da riposo.
Appoggio la bici al muretto e mi accomodo sulla panchina.
Con sguardo apparentemente distaccato osservo le macchine che passano e saluto i passanti che mi guardano un po’ interdetti.
La spalla mi fa male, ma non mi sento proprio sicuro…
Aspetto ancora un po’, poi, con decisione stoica risalgo in bici e prendo la strada di casa.
Dalla panchina a casa mia, per la più lunga saranno 200 metri, il tempo non passa più. Con indifferenza pedalo la salitella degli ultimi 100 metri salutando i vicini di casa.
Con un grande sforzo e dolore apro il garage e parcheggio una infangatissima bici. Non potrò nemmeno lavarla….
In casa mi aspetta il gattino che ha voglia di giocare….non ho tempo per lui, non ho tempo e voglia di giocare. Gli allungo qualche crocca e depositando qua e la la mia roba telefono a mia moglie.
Si agita subito….pianta il lavoro e viene a casa. Nel frattempo, in qualche modo, riesco a spogliarmi e mi butto sotto la doccia. Non posso andare al pronto soccorso sporco e puzzolente come un cinghiale di bosco.
Sotto la doccia bollente mi sento bene…ci sto da esagerato. Sotto il getto bollente riesco a muovermi meglio e riesco a lavarmi.
La cosa mi risolleva il morale. Se avessi ossa rotte non riuscirei a ruotare le spalle e a lavarmi…
Nel frattempo arriva mia moglie…
Avrei voglia di mangiare qualcosa….ma non so cosa può capitare dopo…se mi fanno molto male…se mi devono operare al volo…meglio avere lo stomaco vuoto. Butto giù un sorso d’acqua e salgo in macchina. Flora mi porta al PS…
Al PS c’è il mondo intero.
Faccio un rapido conto dei miei dolori e decido di tornare a casa. Alla fine non ho niente…non mi fa più male niente. C’è gente in carrozzina, altri che stanno male…c’è da star qui due giorni…
Tento di fuggire ma Flora mi blocca con decisione.
Denuncio al medico di guardia l’accaduto e mi metto a sedere aspettando il mio turno.
Mentre tanta gente denuncia agitazione e insofferenza all’attesa io mi metto li e aspetto pazientemente. Flo mi procura un paio di Tex e il tempo mi passa meglio.
E di tempo ne passa.
Finalmente viene il mio turno….
Mi guardano, mi chiedono, scrivono…e mi spediscono a fare i raggi.
Altra attesa….
Dopo un certo tot…un tecnico radiologo un po’ scocciato o comunque con fare poco socievole, mi fa entrare e con estrema indifferenza mi fa mettere in posa e mi fa qualche istantanea.
Poi senza dirmi nulla mi congeda. E torno in sala d’aspetto. Non ho niente da leggere e mi guardo intorno….e aspetto.
Un infermiere mi chiama per andare in “sala gessi”…
Bingo….ci siamo…Flora ride…ma vaffa…
E davanti alla sala gessi c’è tanta gente…e c’è da aspettare.
Aspettiamo pazientemente.
Alla fine, nel senso che ero proprio l’ultimo, entro nello studio dell’ortopedico.
“Si spogli”…”con calma” rispondo accennando alla spalla.
L’ortopedico dice che non c’è niente di rotto. Mi tocca la clavicola, e non sento niente, poi mi tocca dove mi fa male. E’ l’Acromion che ha una lesione di primo grado. Turco schietto!
Che roba è? Pare che sia un legamento della spalla, che si è leggermente lesionato…
Morale della favola: 25 gg di tutore. Mi fanno vedere il modello. Modello robocop incerottato.
25 gg…capperi sotto sale…mi saltano le ferie a Pinzolo…
Incazzato come una vipera esco dalla Sala gessi con Flora che mi insulta.
Ma perché devo stare imballato per un mese quando riesco a muovere tutto….stando fermo un mese dopo avrei tutto bloccato e mi ci vorrà riabilitazione, e altre mille pugnette….
Va bene….va bene….va bene….

Torniamo a casa….e mentre Flora guida piano….ma prende tutte le buche….penso al Trentino….all’Alto Adige….mentre la radio vocifera di metri neve sulle alpi…  

la sequenza del CRAC la potete vedere a questo indirizzo:

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