lunedì 15 settembre 2014

Nuove Vie e Vecchi Sentieri Franati

Mi accingo a partire per la consueta escursione sabatina insieme agli amici di sempre con un po’ di preoccupazione. In settimana ho forzato un po’ troppo gli allenamenti e questa mattina mi sento un po’ giù. D’altr’onde in questo WE doveva venire da noi una nostra amica di Roma e quindi sabato e domenica dovevano essere di riposo (del tipo turistico). Quando Fulvia ci ha detto che era ammalata e che non sarebbe venuta…avevo le gambe ormai piene di acido lattico…ma la voglia di uscire con gli amici era tanta….
Quando vedo sopraggiungere il gruppo, le mie preoccupazioni aumentano a dismisura…
C’è gente che frulla sui pedali, mediamente sono sempre il più lento e mi devono aspettare, se poi accelerano sono finito…
Beh! Di sicuro non mi perdo…mal che vada li saluto e giro per mio conto pian piano.
Con queste idee bellicose mi accodo al gruppo che sta viaggiando abbastanza svelto, sull’asfalto che ci porta a Contignaco.
Faccio qualche chiacchiera con Paolino (il giovane) ma ben presto mi ritrovo staccato…ma non di poco. Siamo appena partiti e già la respirazione si fa affannosa.
Ora Paolino, ora Andrea si alternano ad aspettarmi sulla via dei Tintori e poi sulla ripida strada che sale a Pietraspaccata. Non riesco e non voglio provare a stare al passo di quelli la davanti. Arriverei a scoppiare prima di metà giro. Nicola ha più gamba e ci prova…
Mugugnando (non poco) arrivo anch’io a Pietraspaccata con Paolo che ci viene incontro. Gli dico che possono andare e che non ce la farò mai a tenere il loro passo….
Paolo se la ride e mi annuncia che Luca è andato a procurar battaglia…
La battaglia inizia lungo la vecchia pista da sci dei Millepini. Arrivati sulla strada torniamo verso Salso per qualche metro ed entriamo nella vecchia pista (ora prato da fieno appena segato) e incominciamo a salire. Su questo ripido perdo un po’ meno, e riesco a salire dove altri spingono…
Mi rinfranco un attimo…
Gli ultimi metri prima di tornare in strada sono di puro portage…
Dopo questa sfuriata molti animi si sono calmati e procediamo tutti insieme fino al Passo di S.Antonio e poi sulla strada della Costa.
Dovremmo aggirare, come la settimana scorsa, il monte S.Cristina, per quel nuovo (per noi) sentiero che abbiamo provato la scorsa settimana. Arrivati sotto Mariano giriamo come a prendere la “Borotalco” ma puntiamo più a destra. Scendiamo veloci lungo il crinalino
che guarda il paese di Pellegrino e a metà giriamo a sinistra per una nuova carrareccia.
Velocissima ci porta in fondo valle, superiamo una fattoria, passando fra stalla e polli e siamo sulla strada Pellegrino-Varano. Non facciamo altro che attraversarla e risaliamo la ripida sterrata
che con un paio di strappi cattivi ci fa arrivare fino a Careno.

Ci fermiamo a rifiatare e riempire le borracce, e intanto che il gruppo si riunisce facciamo due chiacchiere con un paio di signori dalle spalle piene di anni ma in forma smagliante. Se abitare qui fa così bene….mi trasferisco subito!!!
Quest’oggi, anziche salire alla Pieve Romanica, tagliamo subito a sinistra, appena fuori del gruppo di case, e arriviamo immediatamente alla “casa del Ghiro” .
Seguiamo la strada bianca, che poi diviene sterrata a sinistra. Per non smentirci mai, anche questa via sale con strappi cattivi che costringono qualcuno di noi ad appoggiare il piede. Prima dell’ultimo strappo su erba, abbandono i compagni e provo la via cementata a destra che passa accanto ad una vecchia fattoria abbandonata. A vederla così la via sembra più agevole , in realtà…è un pochino più complicata…La ripidità è uguale o forse superiore al prato, in più si è obbligati a stare sulle corsie di cemento fatte per la ruota del trattore. Uscendo dal duro si può cadere nel fossetto laterale o fra le due carreggiate in calcestruzzo, con conseguenze poco simpatiche. Devo puntare sui pedali per riuscire a salire, e, per un pelo di….ce la faccio. Poi la strada spiana anche se con un pessimo fondo. Mi incrocio con gli altri che arrivano dal prato, prima di attaccare l’ultimo strappetto.
Ci riuniamo per rifiatare e decidere il percorso.
C’è quella casa la in fondo con quella strada….che non riusciamo a capire come ci si arrivi…
Per non perdere troppo tempo e andare a cercare rogne inutili decidiamo di “copiare” il percorso di sabato scorso…
Saliamo lungo la carrareccia che gira attorno all’Ernicchio
(copiando il trail di Pellegrino)

fino alla casa.
Poi scenderemo per la nuova via provata la settimana passata.
Qui comincia lo show di Andrea.
Evidentemente il nostro amico inge è arrivato stanco, non è in formissima, e quando si è provati si commettono errori anche banali (io ne so un casino in merito). Fatto è che il nostro amico arriva veloce sula carrareccia malmessa, infila le ruote nel solco creato dal passaggio delle moto, perde il controllo del mezzo in frenata e si catapulta sulla legnaia a fianco della via.
Di per se fa ridere…ma c’è mancato un pelo che si facesse male sul serio.
Il nostro amico è tutto segnato, sanguinicchia qua e la per la perdita di qualche lembo di pelle…ma niente di serio…solo l’orgoglio ne risente un po’…
Rabberciato l’amico iniziamo la discesa verso la strada sottostante.
Dopo pochi metri su traccia erbosa ci fermiamo per il solito dubbio: scendiamo per la carraia grande o proviamo il single track a destra. Dopo un conciliabolo fatto di si, no, forse, vediamo un’altra volta….il gruppo si divide. Luca, Andrea e il sottoscritto provano il single track, gli altri scendono per la carraia. In teoria ci dovremmo trovare sulla strada che porta a Lusignani….noi dovremmo sbucare più alti di loro….
Il single track è davvero carino, forse un po’ troppo scavato dall’acqua (o dalle moto…o da tutti e due) . Siamo costretti a scendere lenti e circospetti e in un paio di occasioni dobbiamo fare qualche equilibrismo per passare senza appoggiare il piede. Il godimento è breve e presto siamo sulla strada che vedevamo prima da in alto….
Aspettiamo Andrea….che non arriva…
Ci preoccupiamo e appoggiamo le bici per andare incontro al nostro amico. Facciamo pochi metri e lo vediamo arrivare molto guardingo….e con qualche segno in più.
Ci annuncia di aver compiuto un’altra piccola misurazione del terreno…poca roba, una scivolatina…
Non è proprio giornata per il nostro Inge di Rio Saliceto….
Scendiamo veloci per l’ampia strada bianca e in breve siamo sulla strada asfaltata, ben più in alto rispetto alla settimana scorsa.
Aspettiamo un attimo e sentiamo le voci degli altri che salgono chiacchierando.
Arrivano, ci raccontiamo le rispettive discese….e mi accorgo che manca Nicola…
Paolino dice che era li dietro a lui….
Aspettiamo un po’…niente….
Luca scende preoccupato e recupera l’amico fermo inchiodato dai crampi.
Dopo “l’iniezione in vena” di un gel a pronto effetto, Nicola incomincia a risalire a piedi, e poi piano con rapporti agili si rimette in sella. Andrea ed io gli facciamo volentieri compagnia (così prendiam fiato e recuperiamo). Risaliamo a Lusignani prima per asfalto
e poi per strada bianca. Una strada bianca antipatica che non finisce più….
Ai Lusignani altra sosta e divido con Nicola una barretta energetica.
Andrea, si fa una tortina….e raggiungiamo gli altri, sulla strada di Case Veronica.
Facciamo un rapido conto dell’orario….fare il giro della settimana scorsa ci porterebbe a tornare dopo le 14….vediamo di accorciare…
Propongo la carraia dell’Emigrante, e poi di scendere a destra verso Pellegrino, sulla strada che arriva al mulino di Egola.
Dopo qualche tornante di asfalto, in prossimità del vecchio ristorante (l’Emigrante appunto) entriamo nel bosco per un single Track veloce e parecchio sporco…. Ne usciamo ben infangati (tutti meno Paolo…che non abbiamo mai capito come faccia a non sporcarsi) e ci dirigiamo verso quella fattoria, dopo la quale c’è da piegare a destra per scendere…
Qui Luca ha l’idea…Scendiamo direttamente al mulino di Egola….il sentiero l’abbiamo fatto diverse volte, è bello e veloce….
Niente di più vero!
Scendiamo per ripida traccia su carraia e poi su erba fino a prendere il sentiero la in fondo….
Figu…ma dov’è il sentiero?. E’ sempre stato li…
In effetti c’è ma si è chiuso in modo preoccupante. Dal prato soprastante guardo un po’ fra le frasche…si potrebbe andare, passate le prime “rase”…Vado avanti a fare la strada…passati i primi rovi, pedaliamo pochi metri, poi dobbiamo farci strada fra altri rovi od erbacce….e così via…Poca roba, saranno stati 150 metri, metti 200…quel tanto da metterci di malumore e farci uscire con qualche escoriazione in più…poco male. Di qui il sentiero sembra bello e divertente….un po’ sporco. Iniziamo la discesa verso il rio Utanella. Veloci e divertiti facciamo correre le nostre mtb…
Poi Luca inchioda….Lui e Paolo scendono dalla bici e si grattano il casco….
Davanti a loro una grossa frana ha cancellato il sentiero.
Il fronte franato è lungo un 20ina di metri. Una bella netta fetta di montagna se ne è scesa nel torrente portandosi dietro alberi, pietre ecc. ecc. è anche recente, in quanto la terra è ancora smossa e impregnata d’acqua…
Cosa facciamo? Qui c’è da risalire….tornare indietro….
Aspetta un attimo….
Appoggio la bici e vado in esplorazione appena sopra di noi…
Faccio pochi passi sulla frana e riesco a vedere chiaramente il sentiero originale appena al di la, sembra a posto. Richiamo i soci e con un po’ di alpinismo e portage, aiutandoci nel passare le bici sul gradone finale in discesa, siamo di nuovo sul sentiero. Andrea resta affascinato dalla mia tecnica di trasporto della mtb…e ne vuole sapere di più. Gli prometto che a casa gli faccio vedere…
Veloci scendiamo lungo la via per Egola
. Sporchissima anche questa, arriviamo al mulino conciati davvero male…Nicola entra direttamente nella villa…
Lo richiamiamo e lo riportiamo sulla retta via. Il piccolo guado ci ripulisce solo parzialmente.
Ora l’andatura è molto più tranquilla, anche se chiudo il gruppo, come il solito, riesco a rispondere al telefono a Flora che mi chiama per sapere per che ora è previsto il rientro…
La dietro non sono più solo, Andrea e Nicola mi fanno compagnia, mentre i forti viaggiano appena avanti. Nicola è senz’acqua.
Risaliamo la vecchia strada di Besozzola
e tagliamo su un pratone per togliere anche solo qualche metro di asfalto.
All’osteria di besozzola Nicola si ferma a fare rifornimento mentre noi avanziamo pian piano.
L’escursione è ormai finita (anche se mancano una decina di km a Salsomaggiore), facciamo una sosta colettiva alla fontana di Pietra Nera per una boccata d’acqua fresca, e poi giù in volata fino a Grotta e da qui, attraversiamo il golf e scendiamo sulla strada dei Millepini…
Mentre  i ragazzi si tirano il collo per la volata finale, Andrea ed io ce la prendiamo comoda (si fa per dire).

A casa mostro al prode Inge la tecnica del “portage” …e curiosi sono gli sguardi dei passanti che vedono due figure aggirarsi con le bici in spalla…..

P.s.: Le immagini sono di repertorio, visto che, colpevolmente ho lasciato a casa la GOPRO e non ho fatto foto (non ce n'era il tempo)

lunedì 8 settembre 2014

Il Combu’ di Flora

La mia prima settimana da pensionato è stata fisicamente impegnativa.
Probabilmente ho richiesto un po’ troppo dal mio fisico  non più abituato ad allenamenti impegnativi e frequenti, fatto sta che mi sono ritrovato a venerdì pomeriggio un pochino stanco, e preoccupato per l’escursione del sabato mattina che è sempre piuttosto tosta.
Ma alla richiesta di Flora di un allenamento per scaricare la tensione della settimana lavorativa, non ho saputo dire di no.
Partiamo molto tranquillamente da casa alla volta di Cangelasio. Il primo tratto di strada, totalmente su asfalto, consente di scaldare le gambe.
Arriviamo con molta calma appena sotto Cangelasio Ceriati e deviamo a sinistra per la via interna che porta alla chiesa. Appena passato il ponticello sul canale, Flora decide di provare a salire per il sentiero sul prato (via percorsa un mesetto fa con gli amici del CAI).  Sarà che il terreno è in buone condizioni, sarà che siamo più allenati, ma ci beviamo la salita come un bicchier d’acqua (o quasi…a me l’acqua piace poco). Poco più in la rientriamo sull’asfalto per arrivare alla salita per La Valle. Dopo la prima parte in leggera discesa, attacchiamo decisi la salita. I temporali degli ultimi giorni hanno scavato profondi solchi sulla via che poco tempo fa era in ottime condizioni. Solchi profondi e cumuli di ghiaia di varia dimensione mettono a dura prova la nostra abilità e la nostra forza. Lentamente progrediamo scegliendo con cura la traiettoria migliore.
Nonostante qualche volta la ruota posteriore tenda a girare a vuoto nella ghiaia, riusciamo a superare il tratto più infido.
Saliamo poi, più tranquillamente, fi a Faieto, bypassando via prato la salitella finale assai sconnessa.
Contrariamente al solito, questa volta Flora ha cambiato i pedali installando una versione bivalente (attacco Shimano da una parte, pedale normale dall’altra). Con questa versione la resa della pedalata in salita è molto migliore, anche se il fatto di avere il piede attaccato (anche se la regolazione è molto morbida) la rende un po’ più timorosa in discesa.
Arrivati a Faieto constatiamo che non ci sono i tafani che ci hanno tormentato nelle scorse settimane. Meno male! Affrontiamo allora il sentierino che ci porta a Grotta. Questo sentierino corre nel bosco quasi parallelo alla strada un po’ più alto e nel bosco….
Il single track è in ottime condizioni e si lascia percorrere nel migliore dei modi. Purtroppo in alcuni punti la vegetazione tende ad invadere e a chiudere il sentiero. Nello stretto spazio disponibile il biker spesso deve fare qualche acrobazie per evitare di essere catturato dai rovi. E noi le facciamo…

Tanto è inevitabile ... il nostro tributo di sangue dobbiamo versarlo….

Arriviamo velocemente a Grotta, è presto, le nuvole, seppur grige e pesanti non ci spaventano.
Decidiamo allora di provare la via di Casalino.
Prendiamo la strada verso Pietra Nera/Berzieri ma, dopo pochi metri giriamo secchi a destra e seguendo una chiara carraia nei campi, velocemente scendiamo alla volta di Casalino.
La nostra collina, al tramonto, si mostra davvero nella sua veste migliore. Nonostante la nuvolaglia incombente l’alternarsi di colline e valloncelli, di boschi selvaggi e campi coltivati danno sensazioni e immagini davvero incredibili. In questa stagione iniziano le arature e i trattori disegnano supende sequenze di colori nei campi, fra un bosco e l’altro…. Mi soffermo qualche secondo  a guardare queste meraviglie mentre aspetto Flora che prudentemente arriva.
Attraversiamo il piccolo abitato di Casalino e affrontiamo la carraia che porta a Cangelasio. La prima serie di saliscendi nel bosco è davvero divertente e corre via veloce.
Attraversiamo i guadi di piccoli rigagnoli divertendoci con gli schizzi d’acqua (il bello della mtb è anche…se non soprattutto…questo) poi, come sempre ci piantiamo sulla solita ripida e sconnessa salitella. Fino a qualche tempo fa, a volte, riuscivo a farla senza scendere a spingere se riuscivo ad affrontarla con i rapporti giusti. Negli ultimi tempi lo stato del terreno mi nega sistematicamente questa soddisfazione. Abbozzo due pedalate e poi scendo, prima di andar per rovi…
Sono poi 4 o 5 metri di spinta per arrivare su….
Riprendiamo a pedalare lungo la carraia che costeggia la frana.
Qualche tempo fa la via era più su ed eda nel bosco. Poi una frana ha spazzato via tutto e ora i contadini hanno ricavato il passaggio un po’ più in basso. Le pendenze non  sono terribili ma la pedalata è incerta. I profondi solchi creati dal passaggio di mezzi agricoli (anche da un SUV che si è piantato questa primavera) mettono in difficoltà il pedalatore che deve stare in equilibrio su uno stretto lembo di terra pedalabile.
Lo sguardo che si apre sulla media Val Stirone è stupendo….
I colori si alternano come sulla tela di un abile pittore. Ci vorrebbe un “signor” fotografo per far rendere a dovere queste meravigliose immagini. Di fretta, col telefonino cerco di cogliere quel posso. Il resto, il bello dell’immagine lo raccolgo e lo tengo impresso nella mia mente.
La carraia ora corre in mezzo a mura di siepi, ora nel bosco, ora in prati ingialliti dalla stagione avanzata.

Arriviamo al cocuzzolo dove le carraie si dividono…
 A destra si va verso Cangelasio, a sinistra la via si tuffa in una ripida e sconnessa discesa per risalire poi verso il monte Combù.

Già! il monte Combù, tanto caro all’amico Luca….
“al mon Combù, nota località sciistica delle alpi salsesi…”
Raccontato alla francese…fa veramente effetto…e mi vien da ridere…
Propongo a Flora di affrontare questa impegnativa salita.
Flora che è motivatissima accetta.
Per la discesa prendiamo la recentissima traccia nel prato di sterpaglia, tralasciando la via originale assai sconnessa e piena di sassi smossi e taglienti.
Mollo i freni e scendo veloce, poi aspetto Flora che come sempre usa prudenza. Ci fermiamo ai piedi della salita.

Vederla da qui sembra proibitiva, in realtà è più brutta da vedere che da fare.
Le spiego come prenderla e la incoraggio.

Parte e di slancio supera il primo duro “gradino”.
Ottimo sta andando meglio di me…
Mi metto all’inseguimento. Sarà l’acido lattico accumulato nella settimana, sarà che sta salendo bene, ma non riesco a raggiungerla se non negli ultimi metri. Arriviamo in vetta (della nota montagna delle alpi salsesi) praticamente insieme…
Insieme, ansanti, ci facciamo i complimenti.
Bella salita Flo!

Ora descrivo alla moglie la discesa.
Non ci sono particolati difficoltà tecniche, bisogna solamente prestare attenzione ai solchi lasciati dalle moto, e dai mezzi agricoli. Parto e lascio correre la bici invitando Flora a seguirmi cercando di ricopiare le mie traiettorie.

Ci fermiamo a metà discesa a giocare con un cagnino che ama rincorrere le bici…per giocare. E’ un cucciolotto giocherellone che ben accetta qualche carezza. Ripartiamo mentre la sua padrona lo tiene fermo per evitare che si butti al nostro inseguimento.

Ci fermiamo al fianco della nera rupe ofiolitica che sovrasta il laghetto di Pietra Nera.

Propongo a Flora di salire fin su per guardare lo stupendo panorama. Spingere le bici fin su è uno scherzo
e gurdandoci intorno scattiamo qualche foto.

Di la dalla valle, di la dallo Stirone, campeggia su uno spuntone, il fiero borgo medievale di Vigoleno. Nonostante conosca bene il posto, nonostante l’abbia guardato da ogni lato, mi soffermo sempre incantato a guardare questo gioiello di 1000 anni fa….
Vorrei scendere in sella, ma i passaggi fra le piante sono davvero stretti…e desisto…uhm…

Scendiamo ancora qualche metro e andiamo al laghetto….e vediamo la rupe dal basso all’alto…

Prima di ripartire Flora mi dice che ha un rumore curioso alla ruota posteriore.
Mi basta sentirlo un attimo per capire.
Un raggio rotto…
Decidiamo di rientrare per asfalto…e velocemente….
Se siamo veloci riusciamo ad arrivare al Bici Shop prima che chiuda…così, magari, Roberto ci fa una riparazione al volo.
Arriviamo lesti a Scipione Ponte, saliamo alla Bellaria…e Flora mi propone di arrivare dall’amico meccanico scendendo dai “Cinesi”(di fianco al ristorante cinese di Campore)..
Al cimitero di Salsomaggiore, anziché scendere per i tornanti che portano in centro, tiriamo dritti, passiamo da S.Rocchino…e prima di scendere per San Nicomede giriamo a destra per carraia inghiaiata..Questa carraia non mi piace…c’è sempre troppa ghiaia….e la bici tende a “sciare” tra i sassolini….mi piace sciare…ma con gli sci…
Nonostante il raggio rotto Flora scende tranquilla lungo il breve single track che sbuca a Campore.
Arriviamo al Bici Shop mentre iiniziano a cadere le prime gocce di pioggia….
“tintogna tintogna, ag’lom fata a far piovar!”
Roberto sempre gentilissimo e disponibile, nonostante l’ora sistema la ruota di Flora. Fortunatamente si è spezzato solamente il nipplo del raggio. In pochi minuti la bici è sistemata…
Ora piove bene, per fare i “fighi” vestiamo la nostra attrezzatura antiacqua…e andiamo a casa…
E intanto smette di piovere….  


mercoledì 3 settembre 2014

Monte Inverno, Scansano, Monte Manulo (l’unione di due belle escursioni)

Questa mattina di fine estate, estate che per altro non è mai voluta arrivare, estate che si nasconde, si fa vedere e poi fugge, estate che come tante belle donne si fa desiderare e poi…poi passa il tempo e non c’è più tempo…per l’estate, l’autunno bussa prepotentemente alle porte e l’aria è già viperina e fredda anche nelle belle giornate di sole.
In questa mattina di fine estate, in questa mattina di inizio autunno, voglio provare a raccontarvi di una bella uscita in compagnia, di una bella mattina di fine primavera che sembrava già estate e faceva sperare bene.
Era un sabato mattina maggengo (come il parmigiano buono) con l’aria già calda e il sole limpido praticamente da spiaggia, quando la solita compagnia arricchita del buon Paolino (quello del sentiero: Turni a case Ratti ) si incamminava con il ritmo tipicamente estivo. Quella pedalata inzialmente un po’ indolente che ti assale nelle giornate che minacciano di essere troppo calde…ma che poi assume la cadenza decisa che la mtb richiede nei momenti topici.
L’idea era quella di fare un giro lungo, unendo tracciati già collaudati durante l’inverno. Va specificato, prima di procedere con il racconto, che, anche se in quella mattina l’atmosfera era tipicamente da spiaggia, nei giorni precedenti…erano necessari la giacca e l’ombrello.
Conoscendo i nostri terreni abbiamo scelto il giro così congegnato proprio per andare a pescare quei sentieri o carraie ben esposte al sole, e facili ad asciugare rapidamente.
Fine delle barbose premesse…pedaliamo…
Dopo il solito ritrovo, attraversiamo il centro di Salsomaggiore e dopo qualche chilometro di riscaldamento sulla strada che va verso il passo di S.Antonio iniziamo a salire lungo la strada che mena a case Tintori
. Per salire in quota questa è la via più dolce, anche se poi l’ultimo strappo è davvero velenoso…ma è l’ultimo…(per quel tratto di strada).
Intanto siamo fuori dal traffico e ci possiamo permettere qualche chiacchiera burlona.
Dopo un po’ mi ritrovo fanalino di coda e chiacchiero da solo….
Al pubblico adduco le solite scuse…sono indietro per via delle riprese….e alla domanda: ma come mai gli altri sono così avanti?....rispondo sicuro e falso che è l’effetto del grandangolo della camera che falsa le distanze….e mi cresce il naso!
Intanto, affrontiamo soffrendo lo strappo che porta a Pietra Spaccata
e rifiatiamo sulla breve discesa che ci riporta sulla strada del Mille Pini….
Un paio di tornanti e ad un bivio la squadra si divide….chi va per strada asfaltata e chi, come i soliti cinghiali, affronta l’incognita “riservetta”..
Quest’anno, vuoi per le abbondanti piogge, vuoi per il passaggio frequente delle moto, questa via si presenta spesso molto ostica, costellata di buche la cui profondità è di difficile calcolo, con molte pietre smosse lungo le salite, e profondi solchi entro cui è difficile pedalare…
Intanto facciamo allenamento!
Affronto con timore un paio di buche dall’acqua color caffèlatte e un paio di volte in salita devo appoggiare il piede per non cadere…ma alla fine è sempre divertente.
Alla fine ci ritroviamo tutti sulla lunga Strada della Costa…
Quando iniziai a pedalare con le ruote grasse questa strada era una stupenda inghiaiata su cui misurare le residue energie dopo un giro tosto, oggi è una scorrevole strada asfalta dalle pendenze e dagli strappi taglia gambe, specie alla fine di un giro….e se fatta andando incontro al Kanate.
Nell’altro senso e ad inizio giro la strada corre via sotto le nostre ruote che è un piacere.
In un attimo siamo sotto Mariano…e andiamo a vedere come è il sentiero….
L’inizio non è dei migliori…
Qui siamo a nord, nel bosco, con terreno argilloso….le piogge recenti e il passaggio dei trattori hanno ridotto a mal partito il primo tratto.
Facciamo qualche acrobazia da calcio saponato per stare in sella…ma la cosa riesce anche divertente. L’unico che mugugna è il nostro campione che vede di malocchio l’idea di sporcare la sua Scalpel….Man mano che il sentiero piega ad ovest ed il bosco si fa più rado, il sentiero migliora e diventa scorrevole e veloce….infatti resto indietro…
Complice una telefonata non del tutto inaspettata, devo fare attendere i miei soci che si parcheggiano al sole a mo di lucertole…
Usciti dal bosco affrontiamo un altro paio di carraie e un prato dall'erba alta 
e siamo al bivio stradale che porta a Case Boscaini….
Scendiamo invece verso Montesalso e in velocità imbocchiamo la Marialonga. E’ sempre una bella via, la prima parte specialmente è ben percorribile. Il gruppetto si allunga parecchio, e come sempre sono l’ultimo della fila…ma è colpa del navigatore a cui ho dovuto cambiare le pile…
Prima dello strappo per Pietra Corva ci riuniamo per affrontare la discesa che ci porterà verso la salita di Monte Inverno.
L’anno scorso la discesa era in cattive condizioni…quest’anno….se possibile, è notevolmente peggiorata…
Pian piano la scendiamo. Nemmeno tanto piano alla fine. In un paio di tratti usiamo più circospezione, tutto qui. Un bell’allenamento su una via che presenta pietre smosse, buche gradini e soprattutto solchi profondi da evitare e/o da scavalcare.
Sotto lo sguardo stranito di un personaggio che sostava lungo la via passiamo la piccola chiesetta di Visiano e iniziamo l’avvicinamento a Monte Inverno. Dapprima abbandoniamo l’asfalto per una strada bianca, poi abbandoniamo la strada bianca per una single track in salita. L’attacco a M.te Inverno è iniziato. La prima parte di salita è assolutamente divertente e ben pedalabile,
la successiva sequenza di strappi ci mette a dura prova e per un piccolo tratto devo scendere e spingere il mezzo.
Sono pochi metri ma…
Sul crinaletto sommitale di M.te Inverno, ci concediamo un attimo di sosta per rifiatare e mangiare una barretta o similare…Abbiamo già fatto parecchia strada…ma ne dobbiamo fare ancora parecchia.
Adesso inizia la goduria…
Dopo un piccolo tratto in falso piano, il single track si butta in discesa offrendo qualche curva parabolica davvero gustosa.
Si arriva poi su un ampio prato e di qui si continua a scendere per strada bianca in cui è moto facile prendere parecchia velocità.
Tra due fattorie imbocchiamo un sentiero appena accennato che scende veloce a valle. La in fondo, lo sappiamo, ci sono state frane e smottamenti e il sentiero è stato quasi cancellato, ma ce la caviamo seguendo il fiuto e la memoria di Luca che con un paio di by pass per prati si reimmette sul tracciato corretto.
E siamo già a valle….
La bella discesa è terminata, e ci aspetta una lunga risalita….
Per pochi metri prendiamo la strada che da Varano Marchesi sale verso Case Boscaini, e poi giriamo a destra per ampia strada sterrata. Meno male che è asciutta!!!
Questa carraia sale inesorabile sotto il sole che ora scalda sul serio, il fondo abbastanza friabile, frena irrimediabilmente le nostre ruote. Sbuffo e risbuffo salendo assieme al buon Mario appena davanti a me. Gli altri sono sfrecciati avanti e ci aspettano al prossimo bivio.
Mario e d io, non più giovanissimi, usiamo l’esperienza e il buon senso risparmiando energie per il poi….(la buttiamo di li e così sia).
Pedalata dopo pedalata arriviamo in un gran prato, lo attraversiamo e, riunendoci al gruppo affrontiamo un sentiero inerbato prima, ben segnato poi,
che ci porta sopra l’abitato di Case Mezzadri.
La successiva fermata all’osteria (per fare scorta d’acqua) è d’obbligo. Dalla cucina della trattoria escono profumi tentatori che, data l’ora, insidiano notevolmente la nostra volontà pedalatoria. Abbiamo ancora parecchia strada da fare….
Forza e coraggio e spingere sui pedali.
Quest’oggi pedalare sulla costa di Scansano è davvero divertente, il terreno non è perfetto ma si lascia aggredire dalle nostre artigliate coperture. C’è fango, ma in modo accettabile. Diciamo pure che l’alternanza fra asciutto e bagnato rende molto interessante il percorso.
Ad un certo punto Mario deve fermarsi per una telefonata,  continuo a salire tranquillo, troppo tranquillo, in una buca assassina (ho valutato male la sua profondità) la mia ruota anteriore si pianta letteralmente e a nulla valgono gli sforzi per uscire dignitosamente dall’impasse. Devo scendere (cercando di non mettere lo scarpino nel posto sbagliato) e tirare su di brutto la ruota impantanata. Sembra sia sprofondata in una gettata di cemento. Così, mentre Mario mi raggiunge arriviamo al bivio tra Scansano e Varano Marchesi. Ora ci aspetta uno strappo in salita non indifferente. Fortunatamente siamo su strada bianca e non abbiamo le ruote piene di terra come quest’inverno
. Saliamo e giriamo in direzione del “riservino” .
Un bel tratto off road in saliscendi molto scorrevole che ci fa arrivare sulla strada del Gabbiano. Questa via è stata uno dei miei primi percorsi di allenamento con la bds. 
Con mio fratello si partiva da Fontanellato , si arrivava fin quassù via Lago Tana/Bombodolo e si rientrava scendendo a pieve di Cusignano, Santa Margherita ecc…
Bei tempi andati, quando riuscivo a spingere tranquillamente il 53/42 davanti e l’11/23 dietro.
Fa niente pensiamo al domani!
Percorriamo poche centinaia di metri sull’asfalto e giriamo d’improvviso a destra per un sentiero fra due case….se non lo si conosce bene…è davvero difficile da imboccare!
Con veloce discesa su terreno erboso
arriviamo fin sotto il Cerreto e da qui scendiamo per i veloci tornanti fino a Pieve di Cusignano.
Poco più in la ricominciamo a salire la strada del Santuario di Mariano (di benedizioni ne abbiam sempre bisogno…non fanno mai male). La stanchezza comincia ad insinuarsi nelle gambe e nel morale e questi due chilometri gridano vendetta nei miei muscoli.
Fatico sempre di più a stare in gruppo, ma soprattutto ad ogni salita fatico sempre di più.
In ogni modo arrivo su e per rientrare percorriamo la bella costa di Monte Manulo. Passiamo sotto il monte Ghinardo (mandando un pensiero al Sentiero Feroce)
e attacchiamo la ripida ma breve rampa che porta sopra la casa del pastore.
In discesa come sempre ci accolgono alcuni cagnetti abbaianti che abitano in questa casa mezza bruciacchiata,
con ruderi buttati li, che non capisco mai se ci abita realmente qualcuno o solo animali lasciati li….Questi cagnini, non mi sembrano molto grassi…mah!
Ancora un strappo in salita,
pochi metri straccia gambe e ancora una discesa tra buche e solchi da moto….
Con la stanchezza accumulata bisogna prestare attenzione…mettere una ruota in fallo è un attimo…
Dopo un tratto in falso piano (ma davvero falso)
entriamo nel bosco che ci conduce a Fornacchia.
L’ultimo strappo serio della giornata  svuota definitivamente il serbatoio dell’ energia.
Avanza solamente il carburante per arrivare a casa.
Luca e i Paoli, veramente in forma vorrebbero inserire anche la discesa verso Casa Pietra e il rientro da Tabiano.
Io non ne ho più, l’ora è tarda…e dico agli amici che rientro per strada da S.Vittore…
Rientriamo tutti insieme….
E’ il bello della nostra compagnia…si segue sempre il più debole (cioè io)…e non si lascia solo chi è in difficoltà….o ha finito tempo o energia….

W la compagnia!  

P.S.: nella foto manca Mario... c'è Maicol...è giovane e migliora a vista d'occhio