In primavera avevamo disceso questo sentiero ripido
e sassoso. Di quell’escursione, a tempo debito, avevo pubblicato apposito
scritto sull’allora presente blog che avevo su MTB forum, e ho pubblicato
tracciato (nella sezione itinerari) e apposito filmato su you tube al canale di
stefano alinovi.
Era tanto tempo che “quelli che il sabato mattina”
rimuginavano l’idea di fare il medesimo tracciato a rovescio. Una volta per un
motivo, una volta per un altro, abbiamo fatto passare l’estate senza affrontare
la terribile salita. Già…terribile, perché di terribile si tratta. Il sentiero
è ripido in discesa e piuttosto scomodo a causa della notevole quantità di
pietre smosse che riempiono la carreggiata.
Farlo in salita mi sembra davvero una notevole
impresa. Ma la cosa non mi ha mai preoccupato davvero. Sono di quelli che non
si avviliscono se devono scendere e spingere.
Sembrava tutto ok, nonostante le piogge dei giorni
precedenti eravamo tutti ottimisti, c’era stato qualche gg di tempo discreto e
un vento caldo e forte di venerdì ci faceva essere ottimisti. Le previsioni per
il sabato erano davvero poco confortanti, ma la voglia di uscire con la mtb era
davvero forte e ci siamo accordati senza forse e senza ma. Si va….
Dove?...improvviseremo.
Andrea (da Rio Saliceto….non proprio da Carpi)
codigno e determinato decide di unirsi comunque al gruppo.
Durante la notte un forte acquazzone bagna
ulteriormente la terra ma ci regala, al risveglio, una mattina tersa e serena…
Siamo galvanizzati dal bel tempo. A paolo non piace
il fango e al punto di partenza ci comunica la sua intenzione di fare un lungo giro
veloce su asfalto. Ci salutiamo e in 3 partiamo….verso l’Herpes. Si Luca è
decisissimo…si va a fare l’herpes. Abbozzo e mi adeguo….Andrea non l’ha vista e
pedala tranquillo con noi. Partiamo davvero tranquilli. Siamo tutti un po’
stanchi e chiacchierando ci scaldiamo. La temperatura è fresca e si sta bene
coperti. Per mettere in temperatura i motori attacchiamo la lunga salita dei
Massari. Il terreno intriso d’acqua è estremamente lento. La ghiaia cede sotto
le nostre ruote intrappolando le coperture. Per le escursioni fangose e
invernali ho messo a riposo la Scott e ho ripreso la vecchia Merida one five
zero, già settata da fango (parafanghi e coperture più piccole e scorrevoli).
Pedaliamo sotto un bel sole e un cielo azzurro davvero primaverile. Dopo il
secco estivo, la pioggia di questi giorni ha ridato colore alla collina che
stranamente per la stagione brilla di un bel verde fresco fresco.
A tratti un sottile velo di nebbia copre il sole,
che man mano che passano i minuti riesce a scacciare il grigiore. Saliamo e
sbuffiamo ma lo spettacolo che la natura ci offre è davvero incoraggiante.
Usciti dalla ghiaia arriviamo al passo di S.Antonio
via “bitume”. Andarsi a tuffarsi nella riservetta sarebbe abbastanza assurdo.
Fango e pozze enormi ci frenerebbero in maniera significativa. Dobbiamo
affrontare l’Herpes dobbiamo rendere! Via asfalto percorriamo la strada della
costa fino all’imbocco della borotalco. Ci fermiamo e guardiamo dubbiosi la
carraia. Uhm…mah…Salgo in sella e parto, ci provo. Il prato offre un buon
supporto e mi butto sulla discesa.
Sempre su prato evitiamo la parte “borotalco” della carraia salendo su ripido pratone. Sbuchiamo
al di la delle case e scendiamo verso la strada. Brutta sorpresa…la bellissima
strada bianca che ci ha visto scendere (o salire) tante volte è diventata una
liscia e nuovissima strada asfaltata. Anche qui…noooo..
Pazienza. Ci avviamo così mugugnando in direzione
Vianino. Decidiamo di rischiare e tagliare per le carraie dietro il monte
Ernicchio e al monte La Guardia. Troveremo sicuramente fango, speriamo nei
prati che ci hanno aiutato sulla borotalco. Quando abbandoniamo la strada
bianca il fango si fa sentire sulle nostre ruote. Dove possiamo optiamo per
escursioni prative con buoni risultati, ma un improvviso campo arato ci
costringe al sentiero fangoso. In salita sull’argilla che si attacca alle
coperture si scivola. Do una occhiata al telaio della Merida che si va
riempiendo di terra e decido di scendere e spingere i pochi metri che mancano
al culmine della salitella. Più indietro Andrea ha la bici piena di fango e
deve fermarsi a sbloccare le ruote. Dopo questo momento di impasse riusciamo a
proseguire e ci infiliamo nel bosco provvidenzialmente amico. I pochi metri di
slalom fra le piante ci evitano guai seri. Ora affrontiamo un lunga discesa su
misto. Un pò di sassi, un po’ di asfalto, le bici ora corrono veloci ed è un
piacere lasciarle andare veloci. Attraversiamo la strada che porta a Lusignani
alto e scendiamo uniti verso una fattoria cui passiamo in cortile. Imbocchiamo
ora una carraia che scende ripida. Sassi e terra viscida, erba bagnata ci fanno
rallenatare e proseguire con cautela. Dopo un piccolo tratto fra gli alberi ora
scendiamo a fianco di un prato su una carraia appena segnata. Il terreno è in
buone condizioni e arriviamo ad una casa colonica senza problemi. Ci stiamo
divertendo come i matti, la giornata è splendida e ci godiamo il bel tempo
minuto dopo minuto. Su questo versante il sole batte caldo e non c’è vento.
Sembra primavera. Anche i colori non sono a tema con la giornata. Purtroppo non
ho portato la GOPRO. Come sempre me ne pento amaramente. Ora percorriamo una
strada bianca che scende in un paesaggio quasi alpino. Poi entriamo in un bosco
di pini montani. All’ombra del bosco la temperatura scende e l’umidità penetra
velocemente nelle ossa. Niente paura presto ci riscalderemo a dovere.
Arriviamo velocemente in strada e ci avviamo verso
l’imbocco della dura salita dell’Herpes. Appena più in la si intravvede il
guado sul torrente Cenedolo. Andrea brucia dalla voglia di attraversare il
guado. Lo accontentiamo e ne approfittiamo per andare a vedere l’imbocco della
carraia che porta direttamente alla dorsale che sale al Carameto. Luca c’è l’ha
nello stomaco….Arriveremo anche li….magari l’anno prossimo.
Torniamo sulle nostre pedalate rifacendo il guado, e
dopo poche centinaia di metri giriamo sulla destra. Siamo all’inizio della
durissima salita dell’Herpes.
Anche se all’inizio le pendenze non sono terribili,
il terreno altamente sconnesso irto di sassi smossi ci da subito modo di sudare
le proverbiali sette camice. Lentamente incominciamo a salire. E’ difficile
avanzare in queste condizioni. La pioggia dei gg precedenti ha scavato
canaletti nel mezzo della carraia, rendendo ancora più difficile la salita. Pian
piano avanziamo. Luca è appena più avanti, Andrea ed io arranchiamo più
indietro. Faccio appena in tempo a scorgere una sagoma li davanti ferma che la
ruota posteriore slitta e devo scendere al volo per non cadere. Quello li fermo
non è Luca che ci aspetta ma un cacciatore che sorride alla vista di ciclisti
su quella salita così ostica. Con il fucile a tracolla, canna verso il basso,
l’uomo ci incita a tenere duro. Provo a salire lungo il prato ma la terra
assorbe le ruote e non si avanza. Intanto che aspetto Andrea, ne approfitto per
pulire il cambio pieno di terra. Spingo la bici per qualche metro e riprovo a
pedalare. Riesco nell’impresa per poco tempo, come il sentiero ritorna a salire
e il terreno si arricchisce di sassi smossi, sono costretto a fermarmi. Vedo
Luca nel prato che litiga con la catena e il cambio. Per salire ha provato la
“via verde” ma il fango o qualcosa del genere l’ha bloccato. Ci fermiamo e
puliamo il cambio posteriore e la catena del nostro socio. Nello zaino ho una bomboletta
spray di olio pulente. Ne spruzzo un po’ per facilitare lo scorrimento del
sistema di trazione. Sembra funzionare e Luca sembra riuscire ad avanzare. Lo
seguo con fatica. Il prato finisce nei pressi di una casa. Torniamo fra i
sassi. Per un attimo il sentiero si addolcisce e si riesce a pedalare. Per un
attimo è la parola giusta. Il sentiero
torna ripido. Anche se il terreno appare liscio e ben pestato non riesco ad
avanzare. La terra mista a ghiaia è molle e le ruote affondano come nel
“pongo”. Non gliela fo.
Scendo, e, dopo un paio di tentativi falliti di
ripartire, mi rassegno a spingere. Scorgo poco più in la Luca costretto alla
medesima operazione. Ma siamo messi bene. In pochi metri siamo fuori dalla
carraia e mettiamo le gomme sull’asfalto. Beato bitume! Il gruppo assai sudato
ed affaticato si ricompone. Ora ci aspetta una durissima salita su asfalto, ma
almeno la presa delle ruote sul terreno è garantita. Fra l’ammirazione di un
gruppetto di anziani cacciatori riprendiamo la dura pedalata in salita. Il sole
picchia sulla schiena scaldandola piacevolmente. Il gruppetto sgranato arriva
in quel di Case Veronica. L’Herpes è terminato, Deo Gratias. Bene, anche questa
è fatta. Ora dobbiamo solamente arrivare a casa. Qui di costa tira una bella arietta
fresca che ci fa dire “brrrrr”.
Scendiamo per asfalto solo per un po’, poi nei
pressi della trattoria abbandonata entriamo in sentiero. La terra bagnata rende
viscido il percorso, le ruote tendono a scivolare a destra e sinistra, ma
riusciamo a dominare i nostri mezzi. Qualche pozza a tradimento ci sporca
volentieri. Usciamo dal boschetto e lasciamo alla nostra destra una grande
fattoria. Scendiamo per ampia carraia in terra. Lasciamo correre le nostre
ruote cercando di raccogliere meno terra possibile. Zigzagando e cercando di
scegliere i punti migliori e più solidi scendiamo verso valle. Il divertimento
è enorme. Anche questa volta, a dispetto del meteo stiamo riuscendo
nell’impresa di mettere insieme una escursione valida e divertente. Sbuchiamo
sulla stra di fondovalle che da Fidenza va a Pellegrino. Siamo nei pressi del
mulino di Egola. Scendiamo al mulino dove Luca va a recuperare un po’ d’acqua. Poi
scendiamo per strada fino ad imboccare la carraia che sale a Besozzola. Il
fondo è compatto e si sale che è una meraviglia. Ben presto siamo nella piccola
frazione e per strada saliamo su a Pietra Nera e da qui iniziamo a scendere
verso Grotta. L’aria fredda e un venticello frizzante e dispettoso hanno pulito
il paesaggio. Ci soffermiamo un attimo a guardare le alpi innevate la in fondo.
Si intravvede il gruppo del Monte Rosa, il Baldo, più vicino, si mostra nel suo
particolare profilo. Sotto, lo strato marroncino di smog, segnala la
industriale pianura padana. Non si vorrebbe più scendere….ma dobbiamo
tornare. A Grotta imbocchiamo la solita
stradina sulla sinistra e tagliamo per carraie e strade bianche, costeggiamo i
campi da golf e scendiamo a “tutta birra” fino alla strada che da Salsomaggiore
porta a Pellegrino. Ora possiamo rilassarci e far girare le gambe fino a casa….
Gran bella escursione…..amici…gran bella
escursione….
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