domenica 6 ottobre 2013

Tutte le mie bici

Sto pedalando tranquillamente immerso in questa serata nuvolosa, in attesa del WE piovoso. Sono arrabbiato con il tempo….il brutto arriva troppo presto….  La sera grigia tende a nascondere progressivamente  un paesaggio che appare e scompare ai miei occhi; contemporaneamente   sono innervosito dal fresco umido che penetra nelle ossa e raffredda tutto il mio poco essere. Pedalo con una certa energia per scacciare questa umidità maledetta, ma per un po’ di caldo accumulato, il sudore impregna gli strati interni del moderno vestiario, e alla prima discesa……..rattle rattle….si battono i denti
 “Sono proprio una mezzasega!!”  Penso mentre pesto in salita.
I nostri vecchi avevano un’altra tempra e un altro modo di affrontare le cose, le distanze.
Mio babbo da giovane andava in bicicletta da Fontanellato a Cortemaggiore dove lavorava come facchino.
Pian pur…non con le bici di adesso, non con le strade di adesso……
Erano “cancelli” di ferro con un unico rapporto (non ho mai cercato di approfondire per non demoralizzarmi) che viaggiavano normalmente su strade bianche.
Mio nonno nel ’44 aveva un cantiere dalle parti di Banzola in collina….e quando poteva tornava a casa nottetempo senza fanali (per via di “Pippo”) portando sul manubrio generi di prima necessità comprati a mercato nero (sovente 50kg di farina BIANCA)
L’altro mio nonno, nello stesso periodo andava al mercato ortofrutticolo a Parma su un curioso triciclo con carretto annesso, lo caricava di frutta e verdura e pedalava alacremente verso casa….
Il babbo del mio socio di arrampicate che faceva il “merciaio” andava a far spesa a Milano….
Partiva al mattino presto….e tornava a sera dopo aver fatto alcune fermate per osterie con il suo carico di merce sul portapacchi…………
“Madonna che mezzasega che sono” e lascio correre la tecnologica bici lungo un bel sentiero in discesa.
Le sospensioni lavorano bene e percepisco appena le asperità del terreno che corre sotto le ruote tassellate da fango che ho recentemente montate.
Mio babbo dice quando sono nato ero piccolo piccolo, brutto come la paura, e menavo le esili gambucce come un forsennato. Tutto un programma.
Della mia fanciullezza ho ormai dei ricordi molto sbiaditi, come sono le foto che me la ricordano.
Rigorosamente in bianco e nero, dai bordi orlati come decoro. Allora di foto se ne facevano veramente poche e solo in occasioni importanti.
Dalle foto si evince che già da allora ero dotato di mezzo a pedali: un triciclo rosso (quello lo ricordo…ma mi sa che erano tutti di quel colore).  Nelle sbiadite immagini dimostro già la propensione ai pedali e si vede bene la mia espressione felice sotto un cappellino di paglia tondo tondo che mi faceva sembrare un anolino.
 Da bambini si cresce velocemente, ed ecco che in occasione di non so quale ricorrenza mi arriva un biciclino da “femmina” completo di rotelle. Rosso pure quello.  Allegramente sperimento l’andatura a rotelle e poco dopo , senza rotelle. Sperimento così anche la sobria consistenza dell’asfalto della piazza di Fontanellato. Meno male che c’erano poche macchine. Diciamo pure che non ce n’erano e si fa prima.
Cominciano così i batticuore di mia mamma.
“Tina, Tina ho vist so fiol con la biciclèta c’l’andeva c’me ‘na spia…l’andeva tant, l’andeva tant….momenti al se masa!!!”
E a sera erano patacche!!
Già il sedere era rosso per le “scivolate” ….così la cosa diventava uniformemente colorata e dolorante.
Più avanti mi vergognai della bici da “femmina” che era diventata piccola e non la usai più…
 Essa, offesa, sparì.
Ero appiedato.
Buon per me che il mio fraterno amico Graziano (Ando per noi tutti) aveva una Velocina  22” rossa (e dai) e mi scarrozzava per il paese facendomi accomodare sulla canna… Meno male che ero piccolino e ci stavo benone.
In quinta elementare il nostro maestro, che era avantissimo, propose una gita in bicicletta fino a Fontevivo per vedere l’abbazia Cistercense.
Non volevo stare a casa… ero appiedato e molto triste. In qualche modo arrivò, in tempo utile, il mezzo a pedali.
Nuova fiammante, rossa, una Novator 24”….
Settimo cielo…
Questo lo ricordo bene. Solamente che ero piccolo e facevo troppa “polenta”. Il meccanico montò delle “riduzioni “ sulle pedivelle, e riuscii a pedalare. Montare e smontare  dalla bici troppo grande non era un problema … al volo, in corsa.
Tutt’al più sarei  caduto… poco male l’importante era non rompere i vestiti … per la pelle non c’era problema: ricresce!!
Con questo gioiellino ne ho combinate di tutti i colori…
Cominciava in quel tempo la mania del motocross….
La mia escursione odierma mi porta  nei pressi  della pista di motocross della Predella. La nebbia lascia intravvedere il tracciato … ricordo quando mio babbo ci portava a vedere le gare…. Caricava la 500 station wagon di ragazzini e si veniva fin qui. Allora un viaggio serio.
A  Fontanellato dove oggi c’è il centro sportivo con campo da calcio piscina e palazzetto dello sport  allora c’erano solo prati. Costruirono un tracciato per una gara di cross….
Ovviamente nei giorni successivi la gara, noi ragazzi,  gasati come le aquile, andavamo ad emulare i motociclisti con i nostri mezzi bipedalici a trazione umana.  Una torma di  scatenati a pedalare come i matti e fare i salti. Oggi si direbbe Bike park….allora “l’era un lavur da coion” .
Salta oggi, salta domani …nel bel mezzo di un salto mi ritrovo in mano il manubrio della bici, completamente sfilato dalla forcella…
Una “quadra” storica….
Al ricordo della botta mi viene istintivo frenare….
La rossa Novator 24” fu giudicata irreparabile e gettata a rottame.
Di nuovo a piedi…
Abitavo ormai appena fuori paese ed il buon Ando…non c’era più a darmi passaggi…lui ormai era un calciatore di livello….e io a piedi.
A 14 anni, quando agli altri cominciarono ad arrivare i motorini…mi arrivò la bici nuova…
Nuova no. Era un usato tenuto molto bene…Welker verde 26” …ma guarda te..con portapacchi (più un porta giornale che un portapacchi)
26” andava benone, ero  corto e al 28” (adesso ci sono le 29”) non arrivavo ai pedali, e non volevo riduzioni di sorta (ero già ridotto io).
Ero offesissimo, le ragazzine non mi “cagavano proprio” e non era poco.
Ma piuttosto che niente.
E la verde Welker senza un filo di ruggine è durata fino al 1989…fedelmente li, sempre pronta a tutte le cretinate. 
Ne ha viste un po’ di tutti i colori, compresi i piedini di mio figlio che si infilavano, ignari e morbidi, fra i raggi.
Allora correvo a piedi, correvo forte, non avevo tempo per la bici.
Fino a che, un bel giorno mi venne in mente di provare il Triathlon.
Ci voleva la bici da corsa.
E comprai la bici da corsa…non ricordo la marca, ma era bella, tutta colorata, un po’ Hippy come andava di moda allora. Ma era bella la più bella che c’era in giro. Aveva un  53/42 davanti e 11/23 dietro 14 velocità in tutto.
Leggero come ero in salita andavo che era una bellezza, tiravo il 42-19 dappertutto, erano poche le salite che esigevano il 21. Qualcuno diceva che era merito della tipo di trasmissione scentrica. Cioè il pedale non era al centro della corona. Io mi ci trovavo bene…e tanto fa.
Allora uscivo con un gruppo di San Secondo. Il capo truppa era Ercole Gualazzini, già corridore professionista ai tempi di Adorni…
Purtroppo un giorno infausto, tirando come un disperato, a testa bassa, controvento,  centrai  in pieno una Y10 , facendo anche dei danni notevoli alla macchina. Io avevo solo il naso rotto e il mignolino fuori posto (meno male avevo già il casco….san Selev). La mia splendida bici era orrendamente piegata.  Si salvarono le ruote (nemmeno da centrare quella anteriore) e il gruppo cambio.
Prontamente installai il tutto sulla nuova bici.
Una Bianchi Vento 602….viola. Io la volevo verde…ma non arrivava e andò bene anche viola… ce l’ho ancora, in garage, sui rulli per gli allenamenti uso spinning.
Ero forte, mai stanco, usavo la bici come allenamento per andare in montagna.
Sempre leggerissimo rampavo su e giù per le salite come il miglior Pantani.
Ma avevo i ghiacciai nella testa, le rocce da arrampicare, e chissà cosa stavo pensando quel giorno, scendendo ad oltre 50km/h sulla strada che va dal Passo di S.Antonio a Salsomaggiore.
Al km 18 non ho visto una buca… e sono finito a misurare asfalto. Li ho preso paura. Questa volta bici intatta.
Io, clavicola rotta, una settimana in ospedale e un paio di ferri nella spalla.
Un mese di fermo e niente Monte Bianco (rimandato solo di un anno giusto giusto)
Con quella botta e col pensiero rivolto alla montagna la bici fu messa in semiriposo.
Fino al giorno in cui un amico mi convinse a provare le ruote grasse.
E mi accompagnò ad acquistare il mezzo in un noto negozio appena fuori Piacenza.
Una Lee Cougan Duel Al.
Non so se presi una fregatura.
Fatto sta che da quel momento mi appassionai al fuori strada in modo sempre crescente.
Molto autodidatta mi andavo a cacciare in qualsiasi tipo di sentiero o carraia. Spesso era più il tempo passato a spingere la bici di quello speso a pedalare. Ma mi divertivo come un matto. Poi in effetti notai che la mtb era un ottimo allenamento per l’alpinismo.
E venne anche la morosa…
Avevo qualche soldino da parte e pensai di cambiare la mtb.
La mia vecchia la passai a mia figlia (che ce l’ha ancora) , regalai una Merida a mio figlio per la maturità (la macchina l’aveva già, non malignate) e presi una bella Lee Cougan  Revenge comp nera e rossa.
Bella bici.
Ero talmente gasato che regalai una nuova Duel Al anche alla morosa che manifestava l’idea di seguirmi per sentieri e carraie.
E quella piccola peste della morosa mi convinse a fare il corso da guida di mtb.
Grande botta morale. Mi accorsi che come biker valevo proprio poco. Ma mi impegnai e imparai, almeno un po’….e diventai  guida.
Poi  incontrai Gigi.
Gigi è un gran biker, soprattutto assai paziente. In estate lavoravo da lui e quando potevamo andavamo in giro con la mtb.
Un giorno mi mise in sella alla sua vecchia Specialized full. Fu amore a prima pedalata…
Tutto un altro andare.  Gigi mi portò in giro per la montagna modenese,  insegnandomi molto.
Con la grigia Specialized ho affrontato percorsi anche impegnativi con una discreta sicurezza.
Sono quasi  arrivato alla fine dell’escursione, e guardo la mia Merida One-Five-zero.  Una A M  un po’ pesante ma molto affidabile e robusta. Mi porta in giro ovunque.
Come è arrivata?
E’ stata una trovata della morosa.
Cioè, io avevo voglia di una bella bici, ma volevamo anche sposarci… e i soldi non c’erano…
La pensata geniale e piena d’amore è stata quella di fare la lista di nozze dal venditore di bici…
Non tutti i suoi parenti furono entusiasti , ma la bici arrivò…
Ed eccomi qui a pedalare con questa mtb con cui ho un rapporto speciale…un rapporto d’amore.
Spero che duri  a lungo!

Non è finita…..non solo l’amore….ma anche la storia delle mie bici…
Quest’inverno è stato disastroso per il tempo e di conseguenza anche per la mia mtb. L’indole cinghialesca del nostro gruppo ha procurato non poche problemi agli accessori montati sulla mia bella Merida.
Movimento centrale e cambio ne hanno subito di ogni….
Catena e pignoni e corone sono stati letteralmente cancellati dalla terra….
Con l’avanzare degli anni c’è anche l’esigenza di avere una bici performante, sicura ma anche più leggera…
Qualche tempo fa mi telefona il buon Roberto del Bici shop e mi chiede di passare da lui il prima possibile…
Entro in negozio e vedo in bella mostra una Scott Genius LT30….che bella….
Chiedo se hanno cambiato concessionario.
Assolutamente no! E’ passato il buon  Pasquale….che vuole cambiare mezzo….e ha chiesto di propormela…
La bici è in stupende condizioni….non un graffio….avrà fatto 1000 km a dir tanto…
E’ anche molto più leggera della mia….Provo la misura…perfetta, un paio di regolazioni e mi va a pennello….
“Quanto vuole?” Mi spara un prezzaccio…. Da prendere al volo….meno della metà del valore da nuova…
Ma per me sono troppi comunque….non adesso…mannaggia….
Ci lascio una bacinella di bava….Una stupenda AM leggera come una XC full….porco cane…i soldi e chi li ha fatti….
Per me son cmq troppi….
E  salta fuori ancora la mia signora. Con la sua tipica generosità spontanea si offre di pagarla….Si amore mio, va bene ma il conto in banca è sempre quello…
Mannoooo la pago con la mia liquidazione ….che mi deve arrivare… Mi faccio convincere troppo velocemente….e ora la Scott è mia…
Questa sera è rimasta in garage, ho attrezzato la Merida per la notte e fango, con fanali, e parafanghi…
La Merida si farà di nuovo un altro inverno….la Scott la terrò per i terreni asciutti e più impegnativi…attenderà la nuova stagione calda….


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