venerdì 17 aprile 2015

Sopra la MIlanesa

Ieri, entrando in piscina termale, il gestore, il buon Paolo mi ha dato l’idea. Abbiamo iniziato a parlare dei sentieri attorno a casa sua ed in breve ci siamo allargati alle valli circostanti. Paolo, ex endurista, mi ha accennato alle carraie che da Pozzolo e dintorni salgono sui monti soprastanti la bella frazione di Bore. Alcuni di questi sentieri li conosco, altri ho cercato di farli quest’autunno, qualcuno presumo di sapere dove porta, altri mi sono completamente sconosciuti. La conversazione ante nuotata mi ha fatto scattare la molla giusta.
Così questa mattina di buon’ora mi sono preparato e sono partito all’attacco della Milanesa. Ho pensato di farla passando dal lato piacentino e raggiungerla dal sentiero che ho tentato di fare quest’inverno, quello che parte davanti alla strada che arriva da Vezzolacca. Detta così sembra quasi semplice. Ma non mi piacciono le cose banali, e, soprattutto non amo fare troppo asfalto. Armato di tanta buona volontà, sono partito pedalando tranquillo sulla strada della Bellaria e girando verso Cangelasio. Ho sentito subito le gambe un po’ pesanti. Probabilmente la consapevolezza del giro pesante mi hanno tolto un po’ di brillantezza, almeno in partenza. Da Cangelasio scendo per la via della Gavazzola fino a Case Passeri
e pian piano pedalo lungo la fondovalle fino ad arrivare sotto Vigoleno. Prima della dura salita su strada bianca provvedo a togliere i manicotti che coprono le braccia. Pedalo in agilità lungo la ripida via che mi porta sotto il bel borgo medievale
e poi mi dirigo deciso verso la costa che dirige a Cergallina. Sono un po’ troppo morbido nell’affrontare la dura salita al groppo. Il secco di questi giorni ha messo in risalto tanti sassi smossi, e durante l’ultimo tratto di salita al Groppo mi slitta la ruota sopra una pietra e mi si intraversa la bici. Devo appoggiare il piede. Era molto che non mi capitava. Prendo la cosa con filosofia, mi riassetto, e riparto da dove mi sono fermato. L’attimo di sosta mi ha fatto bene e raggiungo il colle senza problemi.


Senza problema alcuno raggiungo Cergallina
e mi dirigo su strada verso Luneto. So che, ad un certo punto, nei pressi di una grande fattoria c’è un sentiero che corre parallelo alla strada, ma un po’ più alto. In pratica c’è da risalire fino alla cima del monte Vidalto… Detta così non c’è problema, un altro conto è pedalarla. All’ingresso del sentiero mi accolgono una serie di dure rampe che mi fanno spingere la bici a mano e mi danno un po’ di preoccupazione. Fortunatamente le rampe si diradano e riesco a pedalare e a godere dello splendido sentiero. Con una bella discesa in single track arrivo nei pressi della Locanda dei 2. Di fronte c’è una bella area sosta con fontanella, postazioni griglia, tavoli e panche, e una splendida cappellina votiva eretta in occasione di pestilenza.
Mi fermo un momento a mandare giù una banana e una piccola barretta. Bevo alla fresca fontana e faccio un paio di foto, poi via. Riparto tranquillo su asfalto. Dopo pochissimi chilometri, all’incrocio con la strada che arriva da Vezzolacca, giro a sinistra e prendo una carraia ripida e sassosa.

Dopo poco la strada si tranquillizza e procedo bene senza sforzo. Seguo il sentiero costellato da decine di bivi di cui ignoro completamente la destinazione. La giornata è bella e tiepida e lascio correre lo sguardo sulla valle, i prati sono di un bel verde brillante e la fioritura avanza colorando le piante di fiori vivacemente colorati. Dopo una bella foto ad una casa abbandonata
continuo la via…e qui sbaglio. Dopo un po’ mi accorgo che il sentiero è dalla parte sbagliata della montagna e guardo ancora il  versante piacentino…mentre dovrei guardare la valle dello Stirone. La via è costellata di ampie piscine causate dal passaggio di grossi mezzi fuoristrada che hanno scavato a più non posso facendo scempio della carraia.
Fermandomi spesso per passare in qualche modo queste vasche, cercando di non affogarvi dentro, proseguo la mia marcia, ormai consapevole di aver sbagliato via. Poco dopo ne ho la conferma. Dopo una bella discesa mi ritrovo sulla strada che porta a Luneto. Al netto del rosario istintivo, vedo che è ancora presto, e le mie forze non sono finite. Di rientrare non se parla nemmeno…così riprovo. Ritorno  a pedalare in direzione Luneto e risalgo il duro pendio iniziale, ma prima della bella casa abbandonata, a scanso di equivoci, decido di scendere. Per arrivare alla Milanesa prenderò la via classica. Ma sbaglio ancora qualcosa.  Scendo troppo poco, giro a sinistra troppo presto e mi ritrovo a salire. La via si dimostra troppo ripida e sono costretto a spingere per qualche metro. Mi accorgo di stare percorrendo la via di discesa che avevo usato quest’inverno per “fuggire” dal fango. Ora so dove sono e dove devo andare. Risalgo faticosamente, ed in breve mi ritrovo sotto la casa abbandonata. So dove ho sbagliato prima.Sono i rischi "dell'esploratore", ma tutto questo serve a prendere confidenza con la zona e le sue "strade". Seguo la carraia cercando di tenermi dal lato che guarda la Val Stirone. Ci sono decine di bivi e di deviazioni. Spero di essere sulla retta via. Da lontano avevo notato una carraia che ripida saliva lungo il fianco della montagna...ed eccomi qui. I montanari hanno provveduto a diradare il bosco e lungo la carraia sono accumulati fasci di legna da recuperare. I boscaioli hanno ammucchiato i pezzi grossi puliti lungo il fianco della montagna, mentre  il sentiero è cosparso di piccoli pezzi di legna. Sono gli sfridi della pulitura dei tronchi. Temo di bucare. Decido di scendere e spingere per evitare guai. Poco più in là la carraia ritorna bella e pedalabile. Sono in quota. Poco prima avevo notato la strada "normale" di salita sotto di me, ora dovrei scendere.  Arrivo ad un bivio. La traccia che scende a destra sembra essere più percorsa ed è ben pulita. Decido di seguire questa via. Il sentiero scende ripido ripido ed assai polveroso. La ruota dietro tende a bloccarsi e non tiene. La bici prende velocità. Per un attimo me la vedo poco bella. L’istinto mi dice di aumentare la frenata. Riesco a rimanere lucido, la strada è dritta, non ci sono curve, quindi allento un po’ la frenatura e cerco di caricare il carro posteriore accentuando il fuori sella. La ruota tiene di più e slitta di meno….ma ormai sono giù….fiuuuu! Ora mi ritrovo. Sono sulla strada che porta al bivio tra la discesa dei Melesi e la Milanesa. La strada è bella pulita e si va che è un piacere.
La strada spesso esce allo scoperto e mostra tutta la vallata sottostante. La in fondo scorgo il monte Kanate, e la valle dello Stirone si apre verdeggiante. In breve sono al bivio e mi concedo un attimo di pausa.
Anche nel sottobosco la fioritura è stupenda, le primule e le viole(ancora presenti) stanno pian piano appassendo, e lasciano il posto ad altri fiori, altrettanto belli.
Qualche foto e mezza barretta, un po’ d’acqua, e sono come nuovo. Con la consapevolezza della via corretta pedalo più tranquillo. Purtroppo altre “piscine” condizionano la mia marcia. Quando la strada inizia a scendere con decisione spariscono anche le piscine e l’andatura è più fluida. In breve sono al passo di Borla.
Non mi fermo e scendo veloce verso i Rosi. Qui imbocco la solita via che taglia per boschi e velocemente arrivo nei pressi di Trinità. Attraverso il piccolo borgo e scendo sulla fondo valle. Ho intenzione di risalire da Aione…resta solo un dubbio: asfalto o carraia? Pedalo piano sulla strada cercando di decidere. Salirò per carraia! Mangio quel che resta della barretta, bevo per bene e, mi metto a testa bassa lungo la dura salita.
La tranquillità mi dà forza e salgo senza problemi fino ad Aione.
Poi decido di arrivare nei pressi del cimitero per sentiero. Dopo pochi metri, il sentiero dolce si infrasca e devo seguire la ripida via che sale diretta. Il primo strappo mi vede spingere la bici, sul secondo, ci provo. Arrivo quasi in fondo…mi mancano un paio di metri quando sono costretto a scendere e spingere l’ultimo tratto. C’è questo e poi…la pertica! Il tratto finale del sentiero è quasi in piano….poi asfalto fino a Pietra Nera, e poi in discesa fino a Grotta.
Qui taglio per la solita via traversa, passo il lago Peroso, e poi il Golf…
La strada Salso-Pellegrino mi vede pedalare allegro, stanco ma non distrutto. Non ho fatto tanta strada ma il dislivello è notevole…anche se pensavo di più!  

p.s.: alcune foto sono di repertorio.

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