IN VAL PESSOLA
L’allegro gruppo di “quelli che…il sabato mattina”
si va ampliando, con grande gioia di tutti e del “presidente” (io) in
particolare. Negli anni scorsi ci siamo fatti la “brutta fama” di cottimisti
della mtb, e, molti bikers ci evitavano come la peste….giri troppo lunghi,
troppo duri, si torna tardi…
Recentemente si sono uniti a noi il giovane Nicola,
e il carpigiano Andrea.
Tanto di cappello ad Andrea che negli ultimi sabati
si è costantemente unito al gruppo per esplorare colline e montagne salsesi. Siamo stati
abbastanza carogne, e ai nostri nuovi amici abbiamo proposto escursioni dalle
lunghezze e dai dislivelli impegnativi. Abbiamo però mostrato loro i percorsi
più interessanti delle nostre zone. Il loro impegno e anche la loro sofferenza
li ha premiati, infatti il meteo è stato davvero ottimo e la nostra collina li
ha accolti a dovere vestendo il suo abito migliore. Non solo, i sentieri che
abbiamo proposto loro erano in condizioni ottimali e questo ha permesso a tutti
noi di godere a pieno delle escursioni off road.
Veniamo al sodo e parliamo della nostra ultima
escursione.
Da diverso tempo quel mattacchione di Luca andava
rimuginando l’idea di pedalare l’Herpes in salita… Gira e rigira è arrivato il
momento. L’allegra brigata parte convinta e straconvinta di sottoporsi alla
prova regina della stagione. La lunga inghiaiata che sale dalla Val Cenedolo
fino a Case Veronica è veramente dura, ma soprattutto lunga e sconnessa. La pedalata
non riesce ad essere fluida e i sassi smossi che scappano da sotto le ruote
mettono in seria difficoltà il biker che è già al limite di suo. Si aggiunga
poi che alla salita ci si arriva dopo aver già assommato sulle gambe parecchi km e diverse centinaia di metri di dislivello.
Partiamo dal centro di Salsomaggiore con passo
tranquillo e rilassato chiacchierando del più e del meno con i nostri nuovi
amici. Uscendo dal centro abitato discutiamo su che strada fare per arrivare ad
imboccare la temibile salita. “Tira e bastira” decidiamo di scendere a Varano
Melegari, percorrere la strada all’interno dell’alveo del Ceno. Questa ci
dovrebbe portare nei pressi del ponte del Ceno e da qui poi c’è poco asfalto
prima di imboccare l’Herpes.
Per non far fare ad Andrea sempre la solita strada
decidiamo di salire verso Pietraspaccata passando dalla pieve romanica di
S.Giovanni in Contignaco. La dura salita dopo la chiesa impegna subito le
nostre gambe non ancora rodate, il caldo sopravviene veloce e in varie riprese
togliamo di dosso i vestimenti superflui. Va meglio ma la salita per arrivare a
Pietraspaccata resta dura. La riservetta è sempre lei, con aggiunte un paio di
pozzanghere traditrici. Il fango che ci tiriamo addosso fa bella mostra di se
sulle nostre gambe mentre percorriamo ridacchiando la Strada della Costa che ci
porta sotto il santuario di Mariano. Fin qui tutto bene. Percorriamo in
velocità il bel sentiero boschivo che aggira la pieve da dietro e scendiamo verso l’imbocco
della Marialonga.
Le piogge della domenica passata hanno lasciato il
segno sulla larga sterrata di crinale. Ampie carreggiate di fango secco ci
fanno compiere curiosi zig zag. Ma si va bene. Il clima caldo umido ci fa
sudare un po’, ma niente di grave, si beve solamente un po’ di più. La padana
foschia dovuta all’umidità dell’aria
avvolge la collina con velo opalino che offre una sensazione misteriosa
all’occhio che spazia nella vallata sottostante. Appena prima di Pietra Corva
il primo inghippo della giornata. Andrea lancia un allarme preoccupante: “ho
rotta una pedivella!”. Penso: “siamo fritti”. Fortunatamente la pedivella è
solo svitata e il filetto un po’ spannato. Le forti mani di Luca hanno ragione
del filetto e la pedivella ritorna al suo posto. Ripartiamo.
La scura silhouette di Pietra Corva ci accoglie con
una secca salitella. Tiriamo il fiato un attimo e ci lanciamo in una lunga e
divertente discesa fino a Varano Melegari.
Dapprima scendiamo lungo un’ampia
strada boschiva su terreno sterrato poi veloci su una grande strada bianca
tutta a tornanti.
Abbiamo giusto il tempo di buttare rapide occhiate
alla bella vallata sotto di noi, che si avvicina rapidamente.
Una volta in paese raggiungiamo rapidamente
l’autodromo Riccardo Paletti dove Paolo va riempire la vuota borraccia. Il
caldo umido ci fa consumare più acqua del previsto, e visto quel che ci attende,
meglio essere previdenti. Una ampia
strada bianca lungo il greto del torrente Ceno ci accompagna quasi in piano
verso Ponte Ceno. Nel mezzo della
polverosa strada bianca fa bella mostra di se una ampia pozza di acqua sporca.
Un po’ per spazio un po’ per gioco, il nostro bravo Andrea ci passa nel
mezzo….e ci lascia il copertone. Pur essendo tubeless pur avendo il magico
liquido all’interno il taglio è veramente grande e non c’è altra soluzione che
inserire una camera d’aria all’interno.
Riprendiamo a pedalare cominciando a guardare
l’orologio, il tempo passa e la processione è ancora indietro.
All’improvviso la strada bianca lascia il greto del
Ceno per seguire il greto del torrente Pessola. Oppalà!!!
Non vedo possibilità
di salire verso la strada. Ci addentriamo parecchio nella valle, fino ad
arrivare in prossimità del noto ristorante Fopla. Ora, abbiamo due soluzioni
davanti, tornare indietro per strada e bersi un bel po’ di asfalto e poi attaccare l’Herpes, oppure salire a
Specchio, scendere di la in val Ceno e attaccare poi la lunga salita maledetta.
Io tornerei indietro, mentre il gruppo pensa di salire a Specchio. Tra me e me
penso che a Specchio si mangia molto bene polenta e cinghiale, ma è ben la in
alto. La chiesa occhieggia lassù fra i bianchi calanchi della stupenda Val
Pessola. Saliamo di pedalata costante su asfalto (meno male) ammirando la valle
che man mano si apre sotto di noi. La foschia si va diradando, una fresca aria
pulisce l’aria regalandoci scorci davvero suggestivi. Salendo, utilizziamo il
poco fiato rimasto per progettare escursioni da queste parti.
In effetti c’è
tutto un mondo da esplorare, però è necessario arrivare almeno fino a Varano in
macchina. Verde e misteriosa la Val Pessola si fa corteggiare come una bella
donna. Ma come tutte le belle donne vuole il suo tributo di sudore. Arriviamo a
Specchio che è orribilmente tardi. Perdiamo un attimo per fare acqua, mangiare qualcosa e “buttare un occhio” all’antica cappella del 700 (non 1700) e alla antica chiesa poco distante. Poi una lunga discesa a tornanti ci riporta in Val Ceno. L’Herpes è ancora lontana e cmq una volta risaliti saremmo ancora parecchio lontani da casa. E’ tardi dobbiamo trovare una soluzione per rientrare ad un orario decente. Nicola ed io abbiamo l’esigenza di arrivare entro le 14.
La soluzione c’è….Vianino.
Dobbiamo salire a Vianino e da qui raggiungere
Pellegrino, poi si risale la Borotalco, e da qui, via strada Della Costa,
Riservetta, Massari, bosco, Tintori e siamo a casa.
Detta così sembra facile….ma è tutta da fare.
La strada che dal fondo valle sale a Vianino è bella
secca e si inerpica decisa, poi da Vianino sale a strappi successivi, e non
finisce mai. Fondamentalmente non è terribile e nemmeno lunghissima, è che ci
assilla l’orario e nelle gambe abbiamo già parecchia strada e molta salita.
Però la strada è molto bella e panoramica e la
fatica non toglie il bello dai nostri occhi. In qualche momento ci accompagna
il richiamo della poiana che volteggia altezzosa sopra le nostre teste.
Davanti abbiamo la quota da salire ma ai nostri
fianchi si aprono squarci panoramici davvero belli…ma dobbiamo salire e
saliamo.
Finalmente in quota.
Un attimo di
sosta per riunire il gruppo che lungo la salita si era un po’ sgranato, uno
sguardo veloce al sempre affascinante panorama e giù veloci verso Pellegrino
P.se. Divertente e riposante la veloce discesa in asfalto. Ci voleva
assolutamente.
Ben presto ci ritroviamo a spingere sui pedali su
strada bianca. I primi metri della “borotalco” si fan rispettare. La fatica
comincia a farsi sentire sul serio e il gruppo si sgrana in un attimo.
Aspetto Andrea che sta accusando un po’ di fatica.
Ne approfitto per tirare il fiato (l’esperienza conta!) Vedo i soci sparire oltre la curva, le loro
sagome colorate si stagliano contro il cielo azzurro ora limpido e sgombero
dalla umidità della pianura.
Un leggero venticello si fa apprezzare per
delicatezza e ci delizia con allegria asciugando il sudore. Andrea arriva in
pochi secondi e insieme, circolando come due comari al mercato, affrontiamo il
tratto polveroso della salita. In questi metri il sentiero è sempre
affascinante, il fondo impegna le gambe mentre occhi e testa restano rapite dai
colori proposti dalla collina.
Ora
dobbiamo affrontare la strada della costa che percorsa in questo senso è sempre
rognosa, e propone un paio di salite davvero antipatiche. Niente di che…mi sono
solamente antipatiche, e vedo che risultano tali anche ai miei soci. Solo
Paolo, che ha tirato Nicola che deve arrivare a casa il più presto possibile,
sembra insensibile alla fatica e alla salita rompiscatole, e va avanti e
indietro come se niente fosse. Imbocchiamo finalmente la riservetta in discesa.
Questo tratto richiede sempre la massima concentrazione, una distrazione e ti
ritrovi per terra. Niente di difficile, ma non ci si può distrarre. Le stesse
pozzanghere fangose dell’andata ci sporcano tanto quanto, ma non fa niente.
Perdo qualche secondo a sostituire la batteria della
GOPRO e mi ributto all’inseguimento dei miei soci che raggiungo dopo poco. La
riservetta fatta in questo senso sembra in discesa….ma propone 2 o 3 strappetti
infidi, che bisogna prendere nel modo giusto…
Raggiungiamo, in asfalto Pietraspaccata, e deviamo,
verso l’imbocco dei Massari.
La lunga discesa ci invita a mollare i freni e
lasciare correre la bici. Con la sella abbassata la mia corre che è un piacere
e la sento stabile sotto il sedere. Gran bella sensazione. Le mie coperture da
2.40” garantiscono un bel grip in salita e grande stabilità in discesa. Ne
soffre la scorrevolezza sul terreno facile….ma non si può avere tutto!!
A metà discesa deviamo a destra nel sentiero del
bosco. Questa via è stata pulita di recente ed è divertente percorrere il
sentiero a tutta velocità. Il bosco è ancora ben verde e il sole che penetra
fra gli alberi garantisce dei giochi di luce incredibili. Non abbiamo molto
tempo, ma percepiamo le sensazioni e le facciamo nostre….
Arrivare in strada è un attimo….goduria finita!
Ora in meno di 3 km saremo a casa … giusto il tempo
di produrci in una piccola gara sull’ultima lieve asperità….
Escursione ben lunga, con un dislivello importante.
Tecnicamente facile, ma panoramicamente stupenda.
Bella gita gente!!
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