martedì 26 novembre 2013

W la Compagnia

Nel novembre di due anni fa durante una escursione ho incontrato dei biker salsesi che stavano pedalando in direzione opposta. Incuriosito li ho seguiti... Da allora tutti i sabati mattina (o quasi) ci troviamo per interessanti e divertenti escursioni nel territorio a noi vicino. E' nato così l'ormai famoso sodalizio di "quelli che ...il sabato mattina"....nella stagione fredda e bagnata ci trasformiamo tranquillamente nei "cinghiali del sabato mattina". Ci divertiamo a percorrere i "soliti" sentieri col fango e con la neve. Torniamo a casa in condizioni terribili e gli sguardi delle mogli la dicono lunga. Anche le nostre bici, le nostre fedeli mtb, sono "guarnite" di fango, foglie e quant'altro. Cuscinetti, catene, trasmissioni sospensioni e forcelle sono messe a dura prova. Una bella lavata e conseguente lubrificata le rimettono in sesto per l'escursione successiva.
Ogni tanto devo smontare il tutto per pulire per bene. Fango e acqua sporca sono devastanti per i movimenti meccanici....
Le righe sotto riportate sono la cronaca di quell'incontro decisivo...
In quell'occasione ho anche girato un video pubblicato su You tube all' indirizzo:
http://www.youtube.com/watch?v=MbNU1Uyk_jY&list=TLLtXdGzUbPxCpdUYZB1KP750Ni1UDyOpm


1° Novembre....esco con tempo grigio ma non freddo....non piove e va già bene.
Penso ad un percorso che non comprenda troppo fango, vista l'esperienza di sabato scorso. Non ho voglia di girare con la bici n spalla con le ruote da 20 kg e le scarpe che sembrano plinti di cemento armato.
Ancora incerto sull'itinerario
decido di puntare verso Tabiano passando per Sivizzano. Vedendo il terreno in condizioni discrete decido di percorrere la "via degli alpini".
L'autunno asciutto mantiene il terreno in buone condizioni e permette una progressione accettabile. Arrivato sulla strada Boffalora butto un occhiata ad un discesone....decido di andarlo a fare. Penso di sapere come lo si prende.
Dopo una prima dura salita, giro per un sentiero nel bosco mai fatto prima....
Vado piano non so dove porta.... Una spessa coltre di foglie copre il fondo del sentiero rendendo insidiosa la marcia.
Nello stesso tempo da un colore stupendo al bosco. Ci manca solo una spera di sole... Il sentiero arriva al punto giusto e mi godo la breve ma tecnica discesa....Quando arrivo in strada incrocio tre bikers ...saluto e mi giro a vedere dove vanno...vedo che si infilano per un sentiero che non conosco. Preso dalla curiosità, giro la mia Merida e li inseguo....
Grazie ad un salitone impegnativo e ad uno di loro che rallenta
riesco ad unirmi al piccolo gruppo. Sono salsesi e anche simpatici.
Comincia un bel giro in compagnia. Torniamo verso la pista della Predella attraverso un sentiero che non avevo ancora fatto....Le nostre bici viaggiano veloci in discesa.
Incuranti del terreno viscido e ricoperto di foglie le lasciamo andare.
Arrivati alla pista da Cross decidiamo di salire costeggiando il percorso motociclistico (storico tracciato della mia infanzia) ...purtroppo i lavori di ammodernamento alla tracciato hanno cancellato il sentiero...
Torniamo verso S.Vittore prima e poi verso Tintori...  Percorriamo veloci la discesa su strada bianca e, ad un certo punto giriamo per un sentierino alla nostra sinistra. Anche questa variante è nuova...
Costeggiamo un folto bosco in leggera salita e poi  dopo un piccolo guado
ci imbarchiamo per un salitone terribile. Due pratoni in una mattina sono tanti.
Si pesta sui pedali ma si va. Mentre due di noi arrivano "gareggiando" fin su
l'altro giovanotto ed il sottoscritto, ad un certo punto dobbiamo desistere e scendere dalla bici e spingere. Arriviamo sulla strada che dai Massari sale a Pietraspaccata. Lo supponevo diceva al dott Watson un tale investigatore...
Andiamo verso Pietraspaccata e poi giriamo a destra per verificare una indicazione ricevuta da un biker amico del tale che avrebbe detto che forse...
Dopo qualche incertezza troviamo la via giusta ed imbocchiamo uno stupendo single track.
Viaggiando per uno stretto sentiero fra boschi
e prati
giungiamo anche troppo velocemente a valle.
 E' il 1° novembre ....tutti devono essere a casa ....e rientriamo ...giro breve ma veramente bello...peccato non avere il navigatore...ma ricordo perfettamente i tratti nuovi...saranno mete di nuovi percorsi...ho già in mente il giro...

lunedì 25 novembre 2013

Pedalando nella storia (la Via Francigena da Fornovo a Fidenza)



L'itinerario proposto è veramente un pezzo di storia.
L'escursione percorre interamente la tappa Fidenza-Fornovo, meglio Fornovo-Fidenza, del tracciato della Via Francigena. Questo tracciato è percorribile in entrambi i sensi.
La Via Francigena è la via che nel 900dc l'arcivescovo di Canterbury, Sigerico, percorse salendo da Roma verso l'Inghilterra . La via è stata ridisegnata e "messa in sicurezza" negli anni scorsi da parte del ministero dei beni culturali.
Il percorso parte dalla pieve romanica di S.Maria Assunta in Fornovo (da visitare assolutamente), e attraverso i sentieri del Parco del Taro giunge a Felegara. Poi sale sulla costa e attraverso un bel percorso fatto di strade bianche e sentieri arriva a Medesano. Poi si va per vie traverse, scavalcando coste successive, in un su e giù divertente, fra guadi e vigneti verso Cella di Noceto, Costa Mezzana e poi verso  Siccomonte e Cabriolo (frazioni di Fidenza). Un ultimo colpo di pedale e siamo all'arrivo davanti al duomo di Fidenza.
Il percorso è un tripudio di storia e di bellezze artistiche: La pieve di Fornovo, S.Maria del Gisolo, la pieve romanica e commanderia templare di Cabriolo e ultimo ma non ultimo il duomo di Fidenza. 
E' possibile visionare il percorso descritto su you tube al seguente indirizzo:
http://www.youtube.com/watch?v=qST3rcr0Ywg

Il nostro punto di partenza è situato davanti alla pieve romanica di Santa Maria Assunta
(da visitare assolutamente). Prendiamo la strada in discesa subito a fianco della chiesa e dopo aver percorso via Nazario Sauro passiamo sotto il ponte della statale e giriamo a sinistra e con un tornante saliamo sulla statale. Con grande attenzione percorriamo il ponte stradale.
Alla fine del ponte al lasciamo la statale e scendiamo a destra; ancora una svolta a destra  e costeggiamo un campo da calcio , poi subito a sinistra. Pedaliamo nei pressi di un grande cantiere per materiali edili.  Passiamo sotto il ponte della ferrovia ed entriamo nel parco del fiume Taro.  Passiamo su una splendida passerella di legno e percorriamo il sentiero completamente in piano immersi in una splendida macchia fluviale.
Siamo nell’alveo del fiume Taro e l’acqua scorre poco distante dalle nostre ruote grasse. Proseguiamo nel sentiero fino a quando gireremo a destra ignorando la strada che prosegue dritto in direzione di un sottopasso dell’autostrada A15. Poco più in la dovremo guadare un piccolo rigagnolo. Non ci sono difficoltà di sorta, se non la possibilità di bagnarsi un po’. Procediamo nel parco ancora per poco e giriamo a sinistra e passiamo sotto la A15 grazie ad un piccolo tunnel ciclopedonale. Entriamo ora in Felegara. Andiamo sempre dritti, attraversiamo una piazzetta e proseguiamo in direzione della strada statale 357 (Noceto/Fornovo). Alla rotonda giriamo a destra . Seguiamo per poco la statale e giriamo a sinistra verso la collina (Via Cesare Battisti). Ora la strada inizia a salire rapidamente, e sempre per asfalto ci portiamo in quota.  Ora pedaliamo lungo una splendida strada bianca fra ville e maneggi in un falsopiano che corre lungo questa costa incantata. Dopo 1 km circa lasciamo la strada bianca (che gira a sinistra) e proseguiamo dritti per carraia campestre.
Passiamo sotto l’ombra di una grande quercia e poco più in la in mezzo ad un gruppo di case.
  Torniamo sulla strada asfaltata e giriamo a destra e iniziamo una ripida discesa. Andiamo ancora a destra fino ad incrociare ancora la statale 357.  Siamo alla Carnevala e grazie alla rotonda attraversiamo la strada e imbocchiamo la nuovissima pista ciclabile che utilizzeremo fino all’ingresso di Medesano.  Pedaliamo con attenzione sulla ripida salita fino alla svolta nei pressi di un bar e sotto la chiesa parrocchiale (dove è possibile trovare una fontanella). Ora si va dritto in salita, si passa una rotonda e si procede su asfalto. Attraversiamo la strada . Si scende un po’ poi il percorso ricomincia a salire. Passiamo a sinistra di un gruppo di case e abbandoniamo l’asfalto per una strada bianca. Proseguiamo fino alla prossima casa, la passiamo di pochi metri e giriamo a destra per una carraia in salita . La salita è dura e dopo 200m circa è necessario girare a destra e poi a sinistra.
Proseguiamo ancora per carraia campestre fino a superare un gruppo di case. Rientriamo su strada asfaltata e proseguiamo dritti.
Ci accompagna sempre la segnaletica ufficiale della Via Francigena.
Seguiamo il nastro di asfalto in leggera salita per circa 1,5 km e poi svoltiamo a destra per carraia in discesa. La discesa è ripida e veloce, è necessario prestare attenzione perché il fondo è sconnesso in quanto spesso percorso da mezzi agricoli cingolati che rendono il terreno estremamente irregolare. In fondo alla discesa ci aspetta il guado del torrente Recchio. E’ necessario valutare attentamente la quantità d’acqua prima di decidere se passare in sella.
Guadato il piccolo corso d’acqua si risale fino ad incrociare la strada asfaltata. Siamo nell’abitato di Cella di fronte ad un rinomato ristorante . Giriamo ora a sinistra per percorrere un po’ di strada asfaltata. Pochissimo asfalto in verità, infatti svoltiamo a destra per strada bianca in salita. La percorriamo fino ad affiancare una fattoria, costeggiamo la stalla e continuiamo a salire fino alla fattoria successiva. Lasciamo la strada bianca e svoltando a sinistra ci immettiamo su una larga carraia usata dai contadini per i lavori agricoli.
La nostra carraia dopo alcune leggere curve fra un campo e l’altro ci fa arrivare su una strada asfaltata. Svoltiamo a destra ancora in leggera salita fino a raggiungere un piccolo gruppo di case su una costa estremamente panoramica. Passato il nucleo abitato giriamo a sinistra sempre su asfalto per una ripida discesa. Quando la strada gira a sinistra la abbandoniamo e andiamo dritti seguendo una comoda carraia
. Pedaliamo ora fra campi e vigneti (stupendo in primavera con la fioritura e il verde brillante dell’erba)  fino a raggiungere il castello di Costamezzana
. Del castello non resta che qualche rudere, ma in compenso una trattoria tipica potrà rifocillare il pedalatore, fornire un caffè o rimpinguare le scorte d’acqua.
Le nostre ruote grasse scendono ora veloci lungo la comoda strada bianca fino a quando rientriamo su strada asfalta e andiamo dritti trascurando la strada che va alla nostra sinistra. Poco più in la andiamo a destra e forziamo sui pedali per vincere la pendenza della strada che sale.
La salita dura poco più di 200 metri e poco sotto l’abitato di Costamezzana (poco più su c’è l’ostello per i pellegrini della Via Francigena) giriamo a sinistra  per un bel tratto scorrevole su asfalto.
Passiamo velocemente davanti al cimitero di Costamezzana e con buona velocità arriviamo ad un incrocio dove, pur prestando la massima attenzione andremo dritti. Pochi metri dopo potremo ammirare l’antico complesso di S.Maria del Gisolo
. “Questo complesso è abitazione privata e azienda di prodotti biologici e la chiesa di pregevole fattura è visitabile due volte all’anno in occasione delle celebrazioni della festa della conversione di S.Paolo Apostolo (25 gennaio) e della festa dell’Annunciazione il 25 Marzo.”
Superata S.Maria del Gisolo proseguiamo per strada asfalta fino all’incrocio successivo dove giriamo a destra (indicazioni S.Margherita/Fidenza), e pochi metri dopo, in corrispondenza della rinomata Osteria del Sole, giriamo a sinistra iniziando una dura salita. La salita è dura ma non lunghissima, quando la pendenza cala all’incrocio proseguiamo dritti sempre su strada asfaltata.
Ora la strada corre in leggera discesa e le gambe possono rilassarsi fino al prossimo incrocio  dove giriamo a sinistra per una strada bianca in discesa. Finita la discesa ignoriamo la strada bianca che va in piano a sinistra e ignoriamo anche le indicazioni francigene che ci indicano una ripida salita su terra (ottima per chi viene in senso contrario ) ma proseguiamo in salita seguendo la strada bianca. Arriviamo alla chiesa di Siccomonte. Davanti alla chiesa c’è una fontanella dove poter far scorta d’acqua.
Proseguiamo sulla strada bianca per circa 1 km e dopo aver passato un grosso caseificio all’incrocio con la strada asfaltata giriamo a destra in leggera discesa. La strada asfaltata in discesa consente di andare veloce e in breve arriviamo su un secco tornante che gira a sinistra. Abbandoniamo la strada asfaltata e giriamo a destra per strada bianca. Passiamo l’abitato del Castellazzo e seguiamo la strada bianca principale. D’improvviso la strada piega a destra e scende ripida per poi piegare di nuovo a sinistra in falso piano in discesa. Tralasciamo tutte le deviazioni a destra e sinistra passiamo il canale Rovacchia e dopo secca salitella arriviamo all’incrocio con la strada che da Fidenza porta a Tabiano Terme. Giriamo a sinistra per pochi metri e, seguendo le indicazioni bianco/rosse con pellegrinetto nero subito a destra per strada bianca in salita. Ancora un piccolo sforzo e ci troviamo davanti alla Pieve romanica di Cabriolo.
” Questa piccola e bellissima pieve è stata un antica commanderia Templare ed è dedicata a S.Tommaso Beckett. All’interno si possono ammirare singolari affreschi Tardo medievali raffiguranti S. Michele e la pesatura delle anime”

Lasciamo la piccola pieve e torniamo sui nostri passi (pardon, pedalate) di pochi metri. All’altezza dell’abside della chieda giriamo a sinistra, passiamo una catena e scendiamo lungo uno stupendo viale di gelsi fino ad incrociare la strada asfaltata. Stiamo entrando in Fidenza e siamo vicini all’arrivo.
Giriamo a destra e andiamo dritti per pista ciclabile fino ad un incrocio (sulla nostra destra gli impianti sportivi e sulla sinistra una scuola color verde) ; lo attraversiamo e per viale alberato arriviamo all’incrocio successivo. Una grande rotonda posta sulla Via Emilia ci consente di entrare nel centro storico di Fidenza.
Quindi alla rotonda sulla Via Emilia cerchiamo di attraversare con prudenza e andiamo dritti verso il cuore di Fidenza. Alla piccola piazza con rontonda e Parco giriamo a sinistra e subito a destra e poi ancora a sinistra. Ci troviamo di fronte la facciata dello stupendo Teatro Magnani.  Attraversiamo la piazza costeggiando il rinascimentale palazzo comunale e imbocchiamo la stretta Via del Teatro. Le indicazioni bianco/rosse ci portano ad attraversare una piazzetta con antica fontana a pistone (sambot) e poi….
L’antica abside del Duomo di Fidenza ci guida negli ultimi metri di strada su antico selciato.
Siamo arrivati, la stupenda facciata del Duomo istoriata dall’Antelami ci accoglie solenne.



ATTENZIONE: QUESTO TRACCIATO E' PERCORRIBILE ED ESTREMAMENTE DIVERTENTE NELLA STAGIONE SECCA. CON IL FANGO E' PROIBITIVO



 

sabato 23 novembre 2013

Risalendo lo Stirone ( da Sissa a Salsomaggiore)

Prosegue il mal tempo, e imitandolo, proseguo nel proporre pedalate alla bassa, dove per terreno e difficoltà si riesce ad andare comunque. Questo tracciato va da A a B (da Sissa a Salsomaggiore) ed è di difficile percorribilità se non posizionando per tempo un paio di auto. Non disperate. prossimamente proporrò anche un bel ritorno, davvero interessante. Percorrere tutto questo anello richiede un bel pò di gamba e il pedalare su argini erbosi e petrosi richiede una buona muscolatura. Quindi alla fine ne uscirà un ottimo allenamento. 

Nonostante abiti a Salsomaggiore
i "tagliandi" della macchina li faccio fare dal meccanico di Sissa. Il meccanico, oltre ad essere un amico, è ancora di quelli all’antica…cura le auto come una volta pur essendo dotato di tutte le attrezzature moderne, ha quella attenzione in più per l’auto e per il cliente che è sempre più difficile da trovare. La settimana scorsa avevo per l'appunto, in ballo il tagliando e la sostituzione delle gomme. Le previsioni del tempo erano ottime e così Flora ed io abbiamo preso una giornata di ferie con l’intenzione di andare a pedalare nella bassa. Flora, originaria di Salsomaggiore si è innamorata della bassa da quando abbiamo iniziato a convivere. Abbiamo vissuto insieme a Trecasali 3 anni
e in quel tempo abbiamo avuto modo di percorrere avanti e indietro strade e stradine di quei comuni rivieraschi (del Po e del Taro).
Caricate le mtb in macchina e siamo partiti di buon mattino alla volta di Sissa. Pensavamo che il buon Luigi ci riconsegnasse l’auto entro mezzogiorno…niente da fare…il lavoro era tanto e ci avrebbe dato il mezzo a motore nel pomeriggio….Niente paura….
Invece di fare un giro alla bassa….facciamo il giro verso la collina…
Come la collina?
Semplice, andiamo a casa (a Salsomaggiore), mangiamo, tiriamo fuori il nostro camper, e andiamo a recuperare la macchina, così, intanto facciamo muovere il nostro fidato mezzo delle vacanze.
Ok ok…va bene….ma che strada facciamo?...
Abbiamo le mtb…non possiamo fare asfalto…già…già…
Ce l’ho il percorso giusto…l’avevo provato anni fa, quando ho iniziato a fare la guida ed ero alla ricerca di nuovi tracciati…
Pedaleremo dapprima sull’argine del Taro, poi un po di Po, e ancora Taro fino a Fontanelle. Qui saliremo sull’argine dello Stirone fino a Soragna, Fidenza e poi fino a Ponte Ghiara. Arriveremo a casa per ciclabile….
Detto così tutto facile e liscio come l’olio. L’ultima volta che ho provato questa soluzione, ho trovato l’argine dello Stirone solo parzialmente percorribile, rovi e rami spinosi avevano infestato rive e argine…
Vedremo …
Intanto cominciamo a partire.
Salutiamo il nostro meccanico (anche lui valente mtbiker) e ci avviamo.
I ricordi che girano per la nostra testa sono tanti e pedalando ci raccontiamo le avventure passate solo pochi anni fa. Arriviamo alla bonifica, appena fuori Sissa e risaliamo sull’argine maestro. Potremmo pedalare sul comodo asfalto, ma… abbiamo le mtb e quindi si va sull’erba. L’argine ammantato di brillante erba verde come a primavera ci accoglie festoso, tempestandoci di gocce fresche e vivaci. Un gelido vento da est spazza ogni velleità della nebbia che non riesce a piazzarsi.
Una nuvola maleducata insiste nel nasconderci il sole. Tutt’intorno a noi il cielo è luminoso e sereno, solo sopra le nostre teste la nuvola fantozziana ci mantiene all’ombra. Meglio così. Ci siamo vestiti parecchio…così non sudiamo.
Pedaliamo fino a Gramignazzo, attraversiamo il “ponte del Diavolo” e, dopo un’ultimo sguardo al Taro che va a sfociare in Po e ci avviamo verso Roccabianca. Dopo pochissimo, anziché proseguire sull’argine di Taro, giriamo a destra e prendiamo la ciclabile Parma – Po.
Allunghiamo bene la pedalata, ma abbiamo tempo e parecchie barrette, marmellatine ecc…possiamo prenderci tutto il tempo che vogliamo…o quasi. Andiamo tranquillamente assaporando ogni metro di questa pacifica pedalata mattutina. Ci fermiano un attimo alla nautica di Stagno.

Il tempo di fare qualche foto e di osservare un anziano pescatore che lava e manutenziona la sua barca.
L’ha tirata in secca in previsione delle future probabili piene del Grande Fiume. Siamo nelle terre di Giovannino Guareschi e quindi si parla di Grande Fiume.

Scendiamo dall’argine ed entriamo in Roccabianca attraversando il cortile della antica corte signorile, ora sede di una notissima distilleria locale.
Attraversiamo la piazza del paese, semideserta, che presto vedrà le bancarelle del November Porc… Ci dirigiamo nuovamente verso l’argine del Taro che risaliamo arrivando proprio nelle vicinanze della vecchia chiesetta abbandonata.
Di questa antica costruzione ho già chiacchierato in un altro racconto (Come Giovannino). Ora pedaliamo di buona lena sul comodo sterrato che ci porterà a lambire l’abitato di Fontanelle
. Quando arriviamo nel piccolo paese scendiamo e facciamo un piccolo giro turistico.
Passiamo la piazza dove c’è la casa natale di Giovannino e percorrendo per pochi metri il viale alberato arriviamo davanti al museo del Mondo Piccolo.
Il museo è chiuso, davanti alla porta campeggia solenne la statua di Giovannino in bicicletta. Non si può fare a ameno di fare una foto in posa vicino al grande scrittore .

L’argine ora è asfaltato e lo pedaliamo fino all’incrocio con la strada che va da S.Secondo a Zibello.
Abbiamo già abbandonato il Taro e stiamo seguendo lo Stirone che da queste parti confluisce nel Taro.
Attraversiamo la strada e seguiamo l’argine del torrente che nasce dalle pendici del monte S.Cristina (sopra Pellegrino P.se) e dopo 55 km sfocia proprio qui, dove nacque il buon Guareschi.
Pedaliamo su un terreno ideale. Il fondo dell’argine è buono, la ghiaia del fondo è ammorbidita da un discreto strato erboso che lo rende estremamente confortevole. Ora dobbiamo solo vedere fin dove sarà percorribile. Pedaliamo alacremente seguendo l’alveo del torrente. Da una parte il fiume rivela la sua macchia selvaggia ricca di rovi e pioppi regno di lepri e fagiani, dall’altra poderi ben coltivati e fattorie. Già le fattorie…non tutte sono abitate, alcune sono ormai abbandonate e usate solo come depositi di fieno ed attrezzi. L’argine sembra pulito da poco tempo e i rovi che lo infestavano sono scomparsi, tracce di un fuoristrada (a quattro ruote) ci fanno ben sperare .
Pedaliamo con l’erba sempre più alta che ostacola il nostro incedere. L’erba lucida sembra voler trattenere le nostre ruote in un abbraccio affettuoso, ma noi fatichiamo discretamente ad avanzare. Ma si va.  Arrivando in vista di Soragna la progressione si fa difficoltosa ma teniamo duro.
Attraversiamo il ponte di Pongennaro e proseguiamo la nostra pedalata aggirando il paese dei Meli Lupi. In lontananza scorgiamo il maniero di Diofebo, principe.
Uscendo dall’abitato di Soragna costeggiamo il quartiere industriale. I rumori delle attività produttive ci riportano alla quotidianità che avevo quasi dimenticato in queste poche ore di ferie.
Un operaio in cortile ci osserva curioso, mentre passiamo chiacchierando.
A Castellina di Soragna attraversiamo la strada provinciale e continuiamo lungo lo Stirone. Ora l’argine è asfaltato e procediamo spediti. Ma l’idea di arrivare fino a Fidenza per asfalto non mi va.
Sempre qualche anno fa avevo già fatto questo tratto via erba…ricordo un guado proprio di fronte all’Outlet… vedremo. Intanto alla prima occasione abbandoniamo il “bitume” e torniamo a far correre i tassellati copertoni sull’erba. Qui l’argine presenta un fondo più smosso e l’erba più alta e la progressione è più ardua e faticosa. Ad un certo punto l’argine si restringe a tal punto che siamo costretti a scendere e proseguire su strada bianca. Va bene così. Ora sottopassiamo sia TAV che A1 e puntiamo direttamente verso Fidenza. Se andassimo a sinistra troveremmo il guado, ma poi ci sarebbero problemi in uscita verso il cimitero. Proseguiamo quindi sulla strada bianca. Ora dovremmo andare su asfalto per passare sul nuovo ponte Sigerico che scavalca lo Stirone. Mi piacerebbe andare a vedere se è ancora agibile il vecchio guado. Flora comincia ad essere stanca e affamata. E’ necessario accorciare la strada. Un bivio strano ed un accenno di carraia attira la nostra attenzione. La seguiamo e ci ritroviamo di nuovo sull’argine erboso del nostro caro torrente. Bene.
Andiamo! Percorriamo il breve arginello e quando ci troviamo di fronte il manufatto del ponte Sigerico, dobbiamo giocoforza abbandonare l’erba e tornare su asfalto. Superiamo il ponte sul torrente  ed entriamo in Fidenza. Ora il percorso è noto e arcinoto. Il fuori strada da Fidenza a Salso lo conosciamo bene ed è ben scorrevole…
In questi ultimi chilometri diamo tutto. Abbiamo fame e comincia ad essere tardi.
Allora: Spingere!!

Alla fine abbiamo totalizzato un bel 54 km. Anche se il dislivello è poco, il fondo ci ha impegnato non poco. Direi un ottimo allenamento….

martedì 19 novembre 2013

Pedalate antiche (il tour dei 3 Castelli)

Percorso di media lunghezza che corre tutto in piano su fondo misto (asfalto, sterrato, erba, strada bianca) da percorrere con una bicicletta da montagna o una solida bicicletta da cicloturismo. Percorribile tutto l’anno tranne dopo intense piogge.

L’itinerario proposto ci offrirà una panoramica sulle caratteristiche soprattutto agricole  del territorio percorso: ampie distese di campi coltivati ad erba, frumento, mais e barbabietole, a conferma della profonda vocazione rurale che in questi luoghi permane a tutt’oggi. Mentre i contadini svolgevano il loro duro lavoro nei centri abitati i signori nei loro castelli si circondavano di artisti arricchendo il territorio di opere di grande valore. Pedaleremo quindi in questo magico mix di coltura e cultura che si fondono in un unico meraviglioso percorso....qui nella "bassa"

Sono tante le emozioni che affollano la mente di chi scrive.
In questa piazza sono nato e ho vissuto i miei primi anni di bambino, e da bambino ho giocato attorno a questa Rocca,
  quando ancora le automobili circolanti erano davvero poche, quando ancora veniva tanta neve e ghiacciava l’acqua nel fossato, tanto che, i più audaci, improvvisavano ardite “blisgarole” dalla mura fin giù sull’acqua ghiacciata.
Pochi erano i turisti (ma chi andava in vacanza? Ferie era una parola che suonava strana) che venivano a visitare la Rocca e la sala di Diana e Atteone del Parmigianino, allora appena restaurata.   Spesso la guida era lo stesso Sindaco, innamorato della “sua “ Rocca.  Quante volte noi, bambini monelli, ci siamo addentrati nei 

“proibiti” sotterranei (attenti c’è il pozzo dei mille tagli!!) . Poi più grandi, in occasione della sagra
paesana di Settembre, dentro il fossato a nuotare a caccia delle anatre o sul palo della cuccagna, per
l’occasione appoggiato alla “mura” e allungato sull’acqua verde.
E che dire della pesca di frodo nelle torride giornate estive? Quando la guardia comunale faceva
finta di non vedere….

Con questi pensieri , che accarezzo con i ricordi, pedalando esco dal centro storico passando
davanti al piccolo teatro comunale, percorro un piccolo tratto della “circonvallazione” (un tempo
teatro di sfide fra campioni del ciclismo come Adorni, Gimondi, Bitossi, ecc..) e svolto verso la
periferia del paese e la campagna.
Giunti in fondo a Via Masnovo, imbocchiamo sulla destra  la pista ciclabile facilmente riconoscibile anche dai numerosi cartelli. Giriamo a sinistra sul cavalcavia per passare sopra l’A1 e la TAV. Seguendo la ciclabile
in un attimo siamo nella campagna tra Priorato e Cannetolo imbocco una antica via di comunicazione : La Strada Farnese.
I Farnese si costruirono  questa “via privata” per poter andare indisturbati da Busseto (o Soragna) a Parma. Fino a vent’anni fa questa era una strada carraia sterrata ombreggiata dai gelsi. Di questa carraia, è rimasto qualche tratto, per il resto è stato tutto asfaltato.
Attraversiamo la frazione di Cannetolo .
Questo nome con ogni probabilità deriva dagli ampi canneti presenti in antichità , quando il fiume Taro passava poco lontano con le sue ampie anse e le piene ricorrenti lasciavano ampie zone paludose.
Pedalando per il rettilineo farnesiano ci dirigiamo verso la frazione di Paroletta.

Ci resta un dubbio sul perché in dialetto chiamano questo tratto di strada : “Strà dagl’ochi”  (strada delle oche) .
In prossimità del canale Rovacchia la strada Farnese diventa un piacevole argine erboso e, dall’inclita terra dei conti Sanvitale passiamo nei possedimenti del principe Meli Lupi attraverso una arrugginita ma utile passerella metallica. Ancora un po’ di verde e la strada Farnese ritorna dritta e asfaltata.
Dopo aver passato il torrente Stirone con un ponticello ciclo-pedonale
entriamo in Soragna dall’antica porta, che conduce all’ingresso della Rocca del principe Meli Lupi.
La Rocca è un museo visitabile (consigliato) ma è ancora la abitazione del principe, che, fra l’altro, è  un ottimo ciclista.
Costeggiamo la Rocca
e giunti in piazza (dove una volta si eleggeva RE NASONE)  proseguiamo in direzione di Fontanellato fino a Pongennaro dove abbandoniamo la trafficata strada provinciale per proseguire su tranquilla via di campagna che continua dritta subito dopo aver passato il caseificio sulla nostra sinistra.
Ci accompagnano in questo tratto solamente i rumori della quotidiana attività contadina.
Con un secco colpo di pedale risaliamo l’argine della Rovacchia che poi attraversiamo su un altro ponticello metallico. Dopo qualche metro di tratturo erboso scendiamo su una agevole strada bianca.
I campi attorno sono ben coltivati, ma, a guardar bene, ci accorgiamo che le case coloniche sono desolatamente disabitate ed adibite a deposito materiali, mezzi, attrezzi o  a fienile.
Queste terre furono dei Rossi, signori di San Secondo e di molte terre in provincia di Parma .
Non ci impressiona tanto l’idea dell’antica potenza della casata, quanto il vedere deserta la campagna.
Chi non ricorda le scene del film 900 (girato poco lontano da qui) quando decine di famiglie popolavano la “corte”.
Nelle nostre campagne lavoravano i “famij da fagot”.
La vita era dura, si lavorava e si faticava, e parecchio!
Ripensando queste immagini, pedalando tranquillamente, ci avviciniamo a San Secondo.
Quasi d’improvviso ci troviamo davanti ad una chiesetta, quasi dimessa, in aperta campagna.
E’ la pieve di San Genesio. Un tempo centro di culto, cultura e di potere, ora stupendo esempio di architettura romanica.


Da queste parti sono stati trovati parecchi reperti di insediamenti del neolitico , e poco distante da qui c’era il paleo alveo del  fiume Taro, ora ingabbiato fra solidi argini qualche km più ad est.
Certamente nell’antichità il fiume creava e prendeva terre a suo piacimento a secondo delle piene, nel suo tortuoso procedere verso il Po. E delle piene del Taro qui alla “bassa” ne sanno qualcosa!
Attraversiamo San Secondo, terra di “Spalla Cotta” e “Fortana”, di gente generosa e sanguigna, passando davanti alla Rocca dei Rossi (consigliata la visita) e ci dirigiamo verso il fiume Taro, sempre rimanendo sulla ciclabile (che aggira il centro storico del paese) fin sull’argine .
Pedaliamo ora in direzione dell’Appennino (direzione Sud,  dove ha le sue sorgenti il fiume) e pedaliamo sull’argine inghiaiato. Dapprima comoda carraia, poi i sassi sempre più grossi e radi ci fanno faticare un po’ di più. 
L’andatura tranquilla ci consente di esaminare il fiume che corre più in basso e le golene coltivate.
Passando per la frazione di Grugno (dal germanico GRÜN, verde) mi ritorna in mente mio nonno
che portava me e mio fratello a pescare in Taro, ed il momento più bello veniva quando era ora di
far merenda. “Gen” era il proprietario del bar/osteria/negozio di alimentari della piccola frazione .
Mangiavamo dei panini freschissimi con dentro gigantesche fette di mortadella profumatissima.
Non ricordo proprio bene, ma quasi sicuramente bevevamo anche un goccio di vino rosso, magari
servito nella classica scodella!! Che bei momenti!! Pedaliamo accanto ad un’ansa del fiume che è sempre stata molto pescosa ed ancora oggi è frequentata da numerosi pescatori. In località “Magrina” scendiamo dall’argine

e pedaliamo lungo la dritta strada verso Fontanellato.
Prima di arrivare in paese passiamo per la frazione Ghiara-Sabbioni e questi nomi la dicono lunga sul possibile antico alveo del fiume Taro.
Il Santuario della Beata Vergine, ci accoglie all’ingresso di Fontanellato, due pedalate e siamo arrivati. 


Per chi fosse curioso....con il seguente link
Pedalate antiche (il filmato)  si può seguire passo passo l'intero tracciato