Quando si vive alla "bassa" dopo un pò ci si accorge che tutto è strettamente legato e collegato anche se i chilometri che dividono i paesi sono parecchi. Ora ci si muove in auto e si fa presto ad attraversare la "bassa", ma una volta le ditanze rendevano dificoltose le comunicazioni e i contatti fra paese e paese. I torrenti che scendono dalle montagne verso il Po tagliano in modo netto la pianura e i paesi restavano "distanti" l'uno dall'altro. Qualche ponte univa le zone, ma più spesso erano degli attraversamenti a traghetto che permettevano un efficace collegamento fra le rive opposte. Un unico filo conduttore univa tutte queste fertili terre e la sua gente modellandone il carattere e le tradizioni: Il Grande Fiume, il PO. Ed ecco che ci ricolleghiamo alle pedalate fatte nella parte ovest della bassa parmense.
Una bella pedalata
sulle rive del Po dove il panorama rivierasco darà la possibilità di osservare da
vicino situazioni naturalistiche di grande interesse (es:Parma Morta). Dai
possedimenti di Maria Luigia arriveremo fino alla famosa piazza di Brescello
dove vennero girate le scene più famose dei film di Peppone e Don Camillo (ecco un altro importante colegamento con le pedalate della bassa ovest).
Ritorneremo verso Colorno percorrendo la ciclabile sulla sponda sinistra del
Po. Il tracciato è percorribile tutto l’anno a meno di grandi piene del Grande
Fiume che potrebbero invadere il parco di Brescello. I ponti sul Po sono dotati
di pista ciclopedonale in sede propria. Il percorso è notevolmente sicuro. Non
sono in pista ciclabile solamente il tratto di strada dal ponte di Coenzo a
Brescello (circa 1km) e poche centinaia di metri dopo il ponte di Casalmaggiore.
La
piazza antistante il Palazzo Ducale fa da splendida cornice alla partenza per
il nostro giro in bicicletta sulle rive del Po.
Partiamo costeggiando
la Parma girando a destra subito dopo il ponte storico sul torrente.
Pochi
metri in città, attraversiamo la strada di circonvallazione e ci immettiamo in
Via Roma, che in poche pedalate ci condurrà in aperta campagna. La strada a
bassa velocità e basso traffico costeggia a lungo il torrente Parma seguendolo nelle sue anse. Passiamo la
frazione di Copermio e proseguiamo fino al bivio . A sinistra la
strada va in direzione di Casalmaggiore, a destra andremo in direzione Mezzani
(indicazioni precise). Attraversiamo il ponte sul torrente Parma e giriamo a
sinistra.
La ciclopista asfaltata ci fa pedalare tranquilli e agili senza
problemi. Continuiamo d’argine incuranti delle mille deviazioni in
corrispondenza della Riserva naturale orientata della Parma Morta.
La Riserva naturale orientata Parma Morta è un'area naturale protetta dell'Emilia-Romagna ubicata nel territorio del comune di Mezzani, in (provincia di Parma, istituita nel 1990.
La riserva è interamente compresa nel sito di interesse comunitario Parma Morta (IT4020025), di cui rappresenta un decimo della superficie.[2]
Le acque attorno alle quali è stata istituita la riserva occupano l’antico alveo del torrente Parma che un tempo sfociava nell'Enza. Nel 1870 [3] ne fu deviato il corso facendolo confluire direttamente nel Po. Il vecchio corso abbandonato fu da allora denominato Parma morta. Nel 1990 nell’area è stata istituita una riserva naturale orientata.
Si estende per 64,51 ettari
completamente entro i limiti del territorio comunale di Mezzani. Situata
tra le foci dei torrenti Parma ed Enza, la riserva comprende un tratto di
territorio lungo quasi 5 km lungo un'area umida detta Parma morta. Le acque che
ristagnano in questo ramo di torrente non più attivo sono quelle dell'Enza che
risalgono fino all'altezza della località Parmetta, a circa mezzo chilometro dall'attuale corso della
Parma. Per garantire all'area un livello costante di acqua, necessario per il
mantenimento dell'ecosistema, è stato creato un impianto di fitodepurazione
che dai canali di bonifica circostanti assicura un flusso idrico costante in
ingresso
Questa riserva naturale funge da rifugio per numerose specie animali allontanate dai terreni circostanti coltivati. Ospita in particolare anfibi, rettili e uccelli: qui nidificano alcune delle specie obiettivo della direttiva uccelli della Comunità Europea. La riserva, ospita una delle ultime aree umide rimaste in un’area fortemente antropizzata, designata come sito ZPS e SIC per la rete Natura 2000, è una delle 6 aree facenti del progetto Life+ "Pianura Parmense" [5] .
Lungo il corso dell'antico torrente
sono presenti carici
e altre piante semi-acquatiche, arbusti di frangola
e piccoli boschetti con olmi, aceri campestri e farnie.
Caratteristici sono il campanellino estivo, il
quadrifoglio acquatico (Marsilea quadrifolia) e l'utricolaria,
una rara pianta carnivora acquatica senza radici che vive
catturando minuscoli animaletti nell'acqua e che in estate si fa notare per i
suoi bei fiori gialli che spuntano dalla superficie.
All’interno della Riserva si possono visitare
l’Acquario
Una
tipica casa colonica della golena del Po
ospita l'acquario didattico in cui all'interno di 15 vasche sono ospitati
alcuni esemplari delle specie di pesci e crostacei autoctoni tipici del Po
nonché delle acque della riserva: tinca, carpa,
luccio,
storionei,
persico, pesce
gatto e gamberi di fiume. E' esposta anche una
piccola galleria di foto storiche e recenti delle alluvioni del
fiume Po dal 1951 a
oggi.e il porto fluviale
Si tratta di un Porto Fluviale d'importanza provinciale sul fiume Po,
studiato per usi da diporto, per Trasporti fluviali pubblici, turistici e da
privati.
Il nostro itinerario non comprende deviazioni all’interno della riserva
(che cmq costeggiamo) o spostamenti fino al porto fluviale.
Qual’ora il
cicloturista non se la senta di pedalare i 45 km dell’intero percorso, può
tranquillamente girovagare per la riserva, utilizzando i frequenti percorsi
alternativi ottimamente segnalati e quindi rientrare alla base senza arrivare
al punto di non ritorno (Brescello).
Arriviamo ad un ponticello , giriamo a destra e
seguiamo le indicazioni per Sorbolo.
Sbuchiamo rapidamente in località Coenzo, e
andiamo a sinistra in direzione Brescello. Qui finisce la Parma Po. Passiamo il
ponte sul Torrente Enza e per strada provinciale pedaliamo in direzione Brescello. Il tratto di strada (sp 41), moderatamente trafficata, non è lungo e ben presto
arriviamo in Brescello.
All’incrocio con rotonda giriamo a destra e
poi a sinistra per Via M.L.King, Via
Allende e, dopo aver girato a sinistra arriviamo direttamente nella famosa piazza con
la chiesa e il municipio che vi si affacciano. Spiccano,
agli angoli della piazza, le statue di Don Camillo (davanti alla chiesa) e di
Peppone (dinnanzi al municipio) . I bar intitolati ai due protagonisti dei
racconti di Guareschi fanno da contorno coreografico. Ma il caffè è buono.
Andiamo dritto voltando le spalle alla facciata della
chiesa e raggiungiamo l’incrocio gestito da semaforo. Attraversiamo la strada
ed entriamo nel grande parco fluviale di Brescello. La strada asfaltata o in
brecciolino ci porta in riva al grande fiume.
Una comoda zona pic nic con
griglie e montagnola con capanno offrono possibilità di gioco e svago.
Seguiamo
la strada in direzione del ponte sul Grande Fiume che ci traghetterà sulla sua
sponda sinistra. Nei pressi di un ristorante una specie di tornante ci guida
sul ponte che percorreremo in apposita corsia protetta da guard rail.
Alla fine
del ponte, attraversandolo o percorrendo
sottopasso sterrato, imbocchiamo la ciclabile di sinistra Po in prossimità di
Viadana. Siamo in territorio lombardo, nella provincia di Mantova.
Ora dobbiamo percorrere l’argine in direzione di Casalmaggiore, cioè in
direzione ovest.
Non sono
necessarie indicazioni particolari. La segnaletica locale è più che sufficiente
per raggiungere il grande paese rivierasco della provincia di Cremona.
Facendo un
breve riassunto, siamo partiti dalla provincia di Parma, siamo arrivati in
territorio reggiano a Brescello, ora siamo nel mantovano e raggiungeremo le
sponde cremonesi del Grande Fiume.Non male.
Pedalando fra podisti, camminatori, e ciclisti
osserviamo il panorama fluviale dalla sponda opposta a quella di partenza. Su
quest’argine siamo molto più vicini al fiume e non ci sono grandi golenali.
Appena sotto l’argine maestro (quello che stiamo percorrendo) ci sono centri
abitati, paesi, zone industriali e artigianali. Mentre sulla sponda parmigiana
grandi golenali e ampie coltivazioni davano spazio alla tranquilla vita
contadina, sulla sponda lonbarda la moderna civiltà industriale la fa da
padrona. Sulla sponda emiliana solo qualche ciclista, qui tanta gente a piedi,
di corsa, con bambini, anziani che passeggiano e guardano il Po ricordando la
gioventù passata. Appena prima di Casalmaggiore passiamo una cava di sabbia.
La
sabbia del Po è estremamente pregiata per la sua fine granulometria.
I chilometri
passano veloci e sono 33,5 quando, arrivati a Casalmaggiore, nei pressi del
centro sportivo con piscina e campi da tennis dobbiamo scendere dall’argine.
Giriamo a sinistra per via Azzio Porzio, passiamo
sotto la rampa del ponte e alla 2° stradella a sinistra giriamo (la prima
finisce in un cortile). Saliamo di nuovo sull’agine e tenendo la sinistra
puntiamo direttamente il ponte. Una brevissima sterrata ci farà arrivare
direttamente sul ponte. Percorriamo in ciclabile protetta l’intero
ponte.
Alla sua fine dobbiamo lasciare la comoda protezione del
guard rai ed uscire in strada. Poche centinaia di metri in cui prestare molta
attenzione. Al km 36 circa alla prima stradina bianca che gira a destra
usciremo dal traffico. Un cippo che ricorda 3 partigiani uccisi gli ultimi
giorni di guerra ci inducono un attimo di commosso raccoglimento e di
meditazione. Poi scendiamo dall’argine in direzione della vecchia stazione. La
stazione abbandonata fa tristezza e folklore nello stesso tempo.
Dovremo prestare
attenzione nel passare il binario. In questo tratto il passaggio non è
custodito. I treni sono radi e si vedono da lontano, ma la prudenza non è mai
troppa. Risaliamo sull’argine destro (siamo tornati in provincia di Parma e
andiamo in direzione di Sanguigna (verso
nord ovest).
Seguiamo la strada d’argine.
Arriveremo velocemente nei pressi di Sacca, dove l’ampio slargo del
fiume consente l’esecuzioni di gare nautiche. Dopo circa 500 m,
passato un insediamento industriale scendiamo dall’argine girando a sinistra in
direzione dell’abitato di Sanguigna. Passiamo il lungo abitato e al km 42
circa, incrociamo la Via Pelosa. Giriamo a sinistra in direzione Colorno.
Siamo ormai
arrivati alla fine della pedalata. Anche se gli ultimi chilometri si fanno
sentire sulle gambe e anche il sellino potrebbe risultare fastidioso, compiamo
un ultimo sforzo nel passare il cavalcavia sulla tangenziale e all’incrocio
successivo giriamo a sinistra per Via Filippina puntando dritti al Palazzo
Ducale. All’incrocio con semaforo andiamo dritti per Via Du Tillot, e
all’incrocio, girando a destra saliremo l’antico pone che ci riporta in piazza.
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