Prosegue il mal tempo, e imitandolo, proseguo nel proporre pedalate alla bassa, dove per terreno e difficoltà si riesce ad andare comunque. Questo tracciato va da A a B (da Sissa a Salsomaggiore) ed è di difficile percorribilità se non posizionando per tempo un paio di auto. Non disperate. prossimamente proporrò anche un bel ritorno, davvero interessante. Percorrere tutto questo anello richiede un bel pò di gamba e il pedalare su argini erbosi e petrosi richiede una buona muscolatura. Quindi alla fine ne uscirà un ottimo allenamento.
Nonostante abiti a Salsomaggiore
Caricate le mtb in macchina e siamo
partiti di buon mattino alla volta di Sissa. Pensavamo che il buon Luigi ci
riconsegnasse l’auto entro mezzogiorno…niente da fare…il lavoro era tanto e ci
avrebbe dato il mezzo a motore nel pomeriggio….Niente paura….
Invece di fare un giro alla bassa….facciamo il giro
verso la collina…
Come la collina?
Semplice, andiamo a casa (a Salsomaggiore),
mangiamo, tiriamo fuori il nostro camper, e andiamo a recuperare la macchina,
così, intanto facciamo muovere il nostro fidato mezzo delle vacanze.
Ok ok…va bene….ma che strada facciamo?...
Abbiamo le mtb…non possiamo fare asfalto…già…già…
Ce l’ho il percorso giusto…l’avevo provato anni fa,
quando ho iniziato a fare la guida ed ero alla ricerca di nuovi tracciati…
Pedaleremo dapprima sull’argine del Taro, poi un po
di Po, e ancora Taro fino a Fontanelle. Qui saliremo sull’argine dello Stirone
fino a Soragna, Fidenza e poi fino a Ponte Ghiara. Arriveremo a casa per
ciclabile….
Detto così tutto facile e liscio come l’olio.
L’ultima volta che ho provato questa soluzione, ho trovato l’argine dello
Stirone solo parzialmente percorribile, rovi e rami spinosi avevano infestato
rive e argine…
Vedremo …
Intanto cominciamo a partire.
Salutiamo il nostro meccanico (anche lui valente
mtbiker) e ci avviamo.
I ricordi che girano per la nostra testa sono tanti
e pedalando ci raccontiamo le avventure passate solo pochi anni fa. Arriviamo
alla bonifica, appena fuori Sissa e risaliamo sull’argine maestro. Potremmo
pedalare sul comodo asfalto, ma… abbiamo le mtb e quindi si va sull’erba.
L’argine ammantato di brillante erba verde come a primavera ci accoglie
festoso, tempestandoci di gocce fresche e vivaci. Un gelido vento da est spazza
ogni velleità della nebbia che non riesce a piazzarsi.
Una nuvola maleducata insiste nel nasconderci il
sole. Tutt’intorno a noi il cielo è luminoso e sereno, solo sopra le nostre
teste la nuvola fantozziana ci mantiene all’ombra. Meglio così. Ci siamo
vestiti parecchio…così non sudiamo.
Pedaliamo fino a Gramignazzo,
attraversiamo il “ponte del Diavolo” e, dopo un’ultimo sguardo al Taro che va a
sfociare in Po e ci avviamo verso Roccabianca. Dopo pochissimo, anziché
proseguire sull’argine di Taro, giriamo a destra e prendiamo la ciclabile
Parma – Po.
Allunghiamo bene la pedalata, ma abbiamo tempo e parecchie
barrette, marmellatine ecc…possiamo prenderci tutto il tempo che vogliamo…o quasi. Andiamo tranquillamente assaporando ogni metro di questa pacifica pedalata mattutina. Ci fermiano un attimo alla nautica di Stagno.
Scendiamo dall’argine ed entriamo in Roccabianca
attraversando il cortile della antica corte signorile, ora sede di una
notissima distilleria locale.
Attraversiamo la piazza del paese, semideserta,
che presto vedrà le bancarelle del November Porc… Ci dirigiamo nuovamente verso
l’argine del Taro che risaliamo arrivando proprio nelle vicinanze della vecchia
chiesetta abbandonata.
Di questa antica costruzione ho già chiacchierato in un
altro racconto (Come Giovannino). Ora pedaliamo di buona lena sul comodo
sterrato che ci porterà a lambire l’abitato di Fontanelle
. Quando arriviamo nel
piccolo paese scendiamo e facciamo un piccolo giro turistico.
Passiamo la piazza dove c’è la casa natale di
Giovannino e percorrendo per pochi metri il viale alberato arriviamo davanti al
museo del Mondo Piccolo.
Il museo è chiuso, davanti alla porta campeggia
solenne la statua di Giovannino in bicicletta. Non si può fare a ameno di fare
una foto in posa vicino al grande scrittore .
L’argine ora è asfaltato e lo pedaliamo fino
all’incrocio con la strada che va da S.Secondo a Zibello.
Abbiamo già abbandonato il Taro e stiamo seguendo lo
Stirone che da queste parti confluisce nel Taro.
Attraversiamo la strada e seguiamo l’argine del
torrente che nasce dalle pendici del monte S.Cristina (sopra Pellegrino P.se) e
dopo 55 km sfocia proprio qui, dove nacque il buon Guareschi.
Pedaliamo su un terreno ideale. Il fondo dell’argine
è buono, la ghiaia del fondo è ammorbidita da un discreto strato erboso che lo
rende estremamente confortevole. Ora dobbiamo solo vedere fin dove sarà
percorribile. Pedaliamo alacremente seguendo l’alveo del torrente. Da una parte
il fiume rivela la sua macchia selvaggia ricca di rovi e pioppi regno di lepri
e fagiani, dall’altra poderi ben coltivati e fattorie. Già le fattorie…non
tutte sono abitate, alcune sono ormai abbandonate e usate solo come depositi di
fieno ed attrezzi. L’argine sembra pulito da poco tempo e i rovi che lo
infestavano sono scomparsi, tracce di un fuoristrada (a quattro ruote) ci fanno
ben sperare .
Pedaliamo con l’erba sempre più alta che ostacola il
nostro incedere. L’erba lucida sembra voler trattenere le nostre ruote in un
abbraccio affettuoso, ma noi fatichiamo discretamente ad avanzare. Ma si
va. Arrivando in vista di Soragna la
progressione si fa difficoltosa ma teniamo duro.
Attraversiamo il ponte di Pongennaro e proseguiamo
la nostra pedalata aggirando il paese dei Meli Lupi. In lontananza scorgiamo il
maniero di Diofebo, principe.
Uscendo dall’abitato di Soragna costeggiamo il
quartiere industriale. I rumori delle attività produttive ci riportano alla
quotidianità che avevo quasi dimenticato in queste poche ore di ferie.
Un operaio in cortile ci osserva curioso, mentre
passiamo chiacchierando.
A Castellina di Soragna attraversiamo la strada
provinciale e continuiamo lungo lo Stirone. Ora l’argine è asfaltato e
procediamo spediti. Ma l’idea di arrivare fino a Fidenza per asfalto non mi va.
Sempre qualche anno fa avevo già fatto questo tratto
via erba…ricordo un guado proprio di fronte all’Outlet… vedremo. Intanto alla
prima occasione abbandoniamo il “bitume” e torniamo a far correre i tassellati
copertoni sull’erba. Qui l’argine presenta un fondo più smosso e l’erba più
alta e la progressione è più ardua e faticosa. Ad un certo punto l’argine si
restringe a tal punto che siamo costretti a scendere e proseguire su strada
bianca. Va bene così. Ora sottopassiamo sia TAV che A1 e puntiamo direttamente
verso Fidenza. Se andassimo a sinistra troveremmo il guado, ma poi ci sarebbero
problemi in uscita verso il cimitero. Proseguiamo quindi sulla strada bianca.
Ora dovremmo andare su asfalto per passare sul nuovo ponte Sigerico che
scavalca lo Stirone. Mi piacerebbe andare a vedere se è ancora agibile il
vecchio guado. Flora comincia ad essere stanca e affamata. E’ necessario
accorciare la strada. Un bivio strano ed un accenno di carraia attira la nostra
attenzione. La seguiamo e ci ritroviamo di nuovo sull’argine erboso del nostro
caro torrente. Bene.
Andiamo! Percorriamo il breve arginello e quando ci
troviamo di fronte il manufatto del ponte Sigerico, dobbiamo giocoforza
abbandonare l’erba e tornare su asfalto. Superiamo il ponte sul torrente ed entriamo in Fidenza. Ora il percorso è
noto e arcinoto. Il fuori strada da Fidenza a Salso lo conosciamo bene ed è ben
scorrevole…
In questi ultimi chilometri diamo tutto. Abbiamo
fame e comincia ad essere tardi.
Allora: Spingere!!
Alla fine abbiamo totalizzato un bel 54 km. Anche se
il dislivello è poco, il fondo ci ha impegnato non poco. Direi un ottimo
allenamento….
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