giovedì 23 gennaio 2014

La Marialonga



La Maria Longa è una strada. E' una strada antica...molto antica. L'importanza della strada è testimoniata dalla presenza dei ruderi di un antico potente castello: il castello di Roccalanzona, in antichità chiamato RochaLeone. Il tragitto storico parte da Ramiola (Fornovo) e arriva al santuario di Mariano. E’ necessario percorrere la Maria Longa in senso opposto in quanto decisamente meglio pedalabile.
Può essere bello allungare un po’ il tragitto e sistemare la partenza dal passo di S.Antonio (sotto il monte Kanate) . Si ha modo di percorrere la Strada della Costa e divertirsi pedalando lo stupendo sentiero che aggira il santuario di Mariano  e l'arrivo a Ramiola. Sono solo(si fa per dire) 17 km con un dislivello positivo di circa 500m e 900m di dislivello negativo. Il percorso non è facile a causa della notevole quantità di detriti presenti sul percorso e dai profondi solchi lasciati da trattori, quad e moto. Si può rientrare al valico di S.Antonio percorrendo la strada che porta a Varano de Melegari e salendo per la strada interna per Monte Salso e poi per la strada che da Mariano riporta al valico.....oppure per chi ha molta gamba.....ma molta...si può rientrare a Salso seguendo il percorso della via Francigena (Pedalando nella storia) fino a Siccomonte e poi  via Tabiano Castello, strada Boffalora, Predella, Pietraspaccata arrivare al luogo di partenza
.
La storia della strada di Maria Longa ha origini remote e riguarda un itinerario di grande interesse storico e naturalistico. Situata in un territorio di passaggio e di collegamento per chi desiderasse andare verso il mare partendo dalla pianura padana, Maria Longa era un percorso di crinale sicuramente più sicuro rispetto al sentiero che correva lungo il fiume, aperto a maggiori insidie.
La sua frequentazione risale all'epoca preistorica e lo testimoniano alcuni siti archeologici dell'età del bronzo: Pietra Corva, punto di snodo fondamentale del sentiero, e Groppo Rizzone, che lambisce le pendici del crinale su cui è posta Maria Longa verso il torrente Ceno. Sul territorio restano testimonianze delle antiche popolazioni celtiche e liguri nei toponimi come Ceno e Taro.
 I romani dovettero scontrarsi con queste popolazioni durante il loro processo di espansione, e deportarono intere tribù di celti e liguri lontano da questi territori. Il territorio su cui si trova Maria Longa apparteneva, nel periodo della dominazione romana apparteneva a Forum Novum, l’attuale Fornovo Taro. Con i longobardi il percorso assunse grande importanza, come testimonia il suo nome originale Via Longobardorum.
Dopo i longobardi fu la volta dei Franchi cui fece seguito il cosiddetto periodo degli ordini monastici o dei Vescovi, tra l’877 ed il 1104:  a quest’epoca risalgono le località del Pagano, dove è stata rinvenuta la Pietra Giubilare che ricorda il Giubileo del 1300 indetto da Bonifacio VIII, e dei Rugginelli. Il momento di maggior spicco, che caratterizza il sentiero di Maria Longa è il castello di RoccalLanzona, oggi ridotto ad un misero rudere: se si vuole avere idea di come fosse in origine  si deve osservare l'affresco nella Camera d'oro del Castello di Torrrechiara. proseguendo il percorso si arriva a Mariano di Pellegrino lambendo Montesalso e il suo castello.
Maria Longa non è solo storia, solo passato. Il sentiero inizia da Ramiola sul versante sinistro della valle del Ceno e termina a Mariano di Pellegrino il punto più alto del percorso.



A metà strada tra Salsomaggiore Terme e Pellegrino P.se c’è il passo di S.Antonio (quota 622m) . Anni fa sul passo c’era un rinomato ristorante ora totalmente in rovina. Davanti al ristorante c’è un ampio parcheggio che, ormai, non serve più agli avventori del ristorante. Per affrontare la Maria Longa abbiamo scelto di parcheggiare l’auto in questo spiazzo inutilizzato.
Prepariamo accuratamente il materiale per l’escursione, e ci preoccupiamo di avere acqua a sufficienza (non troveremo acqua fino a Ramiola) e il materiale necessario per eventuali riparazioni alle coperture. Il terreno assai sassoso potrebbe riservare sorprese poco piacevoli.
La prima parte del percorso è su asfalto. Percorriamo infatti la Strada della Costa fin sotto Mariano (vedi escursione “Al Santuario di Mariano”) e poi giriamo a sinistra (km3,15 quota597m) per percorrere lo stupendo sentiero che aggira il cocuzzolo del Santuario.

La località di Mariano compare già come pagus nella Tabula Alimentaria Proprio sul cocuzzolo prospiciente la chiesa alcuni vogliono vedere nella geometria del paesaggio la presenza di un antico castello, distrutto dopo la ribellione dei Pallavicino di pellegrino contro Bernabò Visconti nel 1373.

La chiesa di San Pietro già menzionata nel '400, è sorta in sostituzione
di una precedente, adiacente al fortilizio, ma di cui purtroppo si è persa ogni traccia.      
Il susseguirsi di agili saliscendi dell’ombreggiato sentiero
consentono al biker di scaldare muscoli e riflessi sotto le amiche fronde del bosco.
Usciamo dal bosco (km 4,4 quota582m) e percorriamo qualche metro di asfalto prima di tornare sulla sterrata che troviamo alla nostra sinistra (km4,6 quota556m).
Sempre tenendo la sinistra sbuchiamo sulla strada che da Pellegrino P.se va a Varano de Melegari (Km 4,97quota534m). Andiamo in direzione Varano scendendo veloci su asfalto. Al km6,3 quota476m, giriamo a sinistra per petrosa carraia  fra prati e vigneti.
Dopo una prima veloce discesa cominciamo a guadagnare quota per raggiungere il crinale. Siamo già entrato nel cuore della Maria Longa .
Il nostro tracciato segue dall’alto il letto del torrente Ceno che scorre spumeggiante sotto di noi.
Questa prima parte di Maria Longa corre ampia e con fondo discreto in un susseguirsi di saliscendi piacevoli e veloci. Se non avremo fretta di arrivare potremo gustare panorami incredibili in una vegetazione quanto mai varia .
Ogni tratto offre testimonianza della sua vitalità attraverso la sua continua trasformazione e soprattutto con la presenza di varie specie di flora, fauna e vegetazione in perfetta armonia con la morfologia del luogo, caratterizzata da calanchi e affioramenti ofilitici.

Lungo il percorso si possono trovare grandi querceti dove predominano la roverella, il ginepro  o la ginestra; per quanti riguarda gli alberi predominano, l'orniello e l'acero campestre, il frassino, il castagni il carpini  e i noccioli.
All'ombra degli alberi crescono delicate piante erbacee come la primula, la viola, l'anemone dei boschi, il dente di cane e le orchidee. Per quanto concerne la fauna sono presenti cinghiali, scoiattoli, lepri, tassi, volpi e ricci. Per gli appassionati di bird watching lungo il tragitto è possibile osservare sparvieri, ghiandaie o poiane.
La strada subisce una notevole trasformazione in corrispondenza dell’affioramento ofiolitico di Pietra Corva (km10,2 quota530m).
Di qui lo sguardo spazia tra la pianura (a Nord), la valle del Ceno fino all’alto Appennino (a Sud). Ora inizia una discesa su terreno veramente insidioso.
Il fondo poco compatto tende a sfaldarsi e numerosi sono i sassi smossi che costellano il tracciato. Il passaggio dei mezzi a motore (moto-quad-trattori) scava solchi profondi che fanno aumentare le difficoltà per noi mtbikers. Il lavoro viene completato dalle piogge che trasformano questi tratti in veri e propri torrenti.
Dopo queste discese poco agevoli percorriamo un falsopiano su terreno argilloso che ci accompagna fin sotto i ruderi del Castello di Roccalanzona (km12,6 quota438m)
Si hanno notizie del castello di Roccalanzona  da un documento riportato dal Campi.  Il 4 luglio 1028 la nobile Ildegarda, di origini longobarde, vende al rettore della chiesa piacentina di Pederna diverse terre e castelli tra cui Roccalanzona. Notizie certe si hanno del suo passaggio a Pier Maria Rossi che lo ribattezzò “Rocha Leone”. Questo castello sostenne, senza cedimenti, gli assedi di Lodovico il Moro e dei suoi alleati Pallavicino. Nel 1464 passa a Bertrando Rossi, in seguito a Troilo Rossi e, nel XVII secolo a Scipione che cede il patrimonio alla Camera ducale farnesiana. Già nella seconda metà del ‘600 Roccalanzona era in rovina. Il Molossi nel suo “Dizionario Topografio degli Stati Parmensi”, sec. XIX, scriveva che il castello era “ormai ruinato”, ed oggi rimangono ben pochi resti. “Rocha Leone” appare nell’affresco quattrocentesco di Benedetto Bembo nel castello di Torrechiara.
Potrebbe essere interessante andare ad osservare da vicino le rovine. Si può accedere attraverso un sentiero nella vegetazione sottostante i ruderi, ma la precarietà delle rovine lasciate a morire sconsigliano di avvicinarsi. 
La Maria Longa ci chiama e ora scendiamo su un sentiero, assai ripido e sconnesso, sulla destra  per poi risalire dalla parte opposta dei ruderi del castello.  Ancora un falso piano su argilla e ghiaia ci accompagnano fino al bivio (km13,5 quota429m) che, a destra porta ad un gruppo di case coloniche e quindi a Viazzano.
Noi andremo a sinistra . Perdiamo ulteriore quota ; la strada ora corre più agevole .
Il castello austero e triste si è fatto piccolo e puntuto verso ovest, un dito teso verso il cielo,
un faro del tempo passato che serviva a pellegrini e mercanti come riferimento, fors’anche come rifugio.
Arriviamo in un ampio spiazzo dove la Maria Longa si divide (km15 quota349m).
A sinistra si va verso Felegara, mentre dritto si scende in picchiata verso Ramiola.
Storicamente la Maria Longa finisce a Ramiola e noi andremo là.
La discesa è veramente disagevole . Una notevole quantità di ghiaia di grossa pezzatura e per di più smossa , fra carreggiate di varia forma e dimensione ci costringono ad una estrema prudenza.
Questo tratto ci pare più lungo dell’effettiva sua estensione. Sembra non finire mai. E’ necessario assecondare la bici e non farla correre troppo. Finalmente la pendenza cala, il fondo migliora e arriviamo su asfalto. Poco più in là arriviamo sulla strada che da Fornovo va a Varano-Varsi-Bardi (km16,6 quota156m).
Siamo proprio sotto il cartello stradale: Via Maria Longa.
Per tornare all’ auto abbiamo diverse possibilità.
In breve citiamo quella più veloce e meno dispendiosa dal punto di vista fisico.
I dati chilometrici partono da Ramiola
Giriamo a destra e percorriamo tutta la strada asfaltata che da Ramiola va a Varano de Melegari. Passiamo tutto il paese e, davanti al Castello (km 6,9 quota198m) giriamo a destra in direzione di Pellegrino P.se. . Subito dopo  a destra c’è una deviazione che indica un noto ristorante. Ci incamminiamo per questa strada secondaria. La strada è tranquilla e poco trafficata e il falsopiano ci consente di pedalare agilmente fino al bivio (km9,77 quota253m). Prendiamo la strada a sinistra che sale a Monte Salso. La salita che ci aspetta è notevole e la fatica non poca. Passiamo l’abitato di Monte Salso(km11,4 quota414m) e sbuchiamo sulla strada di Varano-Pellegrino. Andiamo in direzione di Pellegrino P.se e, poco più in la incrociamo l’ingresso della carraia che contraddistingue la Maria Longa (km12,6 quota477m). Siamo già passati di qui. Non ci resta che percorrere a ritroso strade e sentieri già pedalati .

E' possibile, per chi lo vuole, visionare la costa di Maria Longa ( o Marialonga) su you tube al seguente indirizzo
http://www.youtube.com/watch?v=_j6rRnhmcjQ&list=TL9mNxiO3NzDd5QD2p-1PLU6rOnT2EyZJf



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