venerdì 10 gennaio 2014

L'estate di Santa Barbara

Novembre finisce con una fredda ondata di maltempo e Dicembre ne segue le orme, fedelmente.
Dopo una notte di tempo orribile la mattina ci regala le colline proprio sopra Salsomaggiore imbiancate di neve. Una linea netta e marcata delimita il limite fra neve e pioggia.
La temperatura al limite aveva lasciato la pioggia a quota 155, ma, appena sopra, proprio pochi metri (la temp cala di 0,6°C ogni 100m di quota in condizioni normali e non di inversione termica) gli alberi e l’erba erano ammantate di una candida coltre nevosa.
Quando il giorno si apre ed un bel sole terso illumina la montagna, appare evidente che sopra i 200m di quota di neve ne è venuta ben più che una spruzzata.
Ma ora un bel sole caldo e un venticello teso mi mettono di buon umore e mi da speranza di poter realizzare nei prossimi giorni un bel giro in mtb.
Sabato non potrò essere con i soliti amici. Vado ad Asiago con moglie e suoceri a portare un fiore sulla tomba di un ragazzo del ’99. Questo ragazzo (perché è morto a 19 anni) è stato ferito durante la battaglia del solstizio, sul Piave. E’ stato ricoverato a Mestre e dopo una decina di giorni di agonia è morto…Un ragazzo forte e sano…imolato alla patria, come altri 600.000 giovani italiani.
In quegli anni i parenti non hanno mai saputo dove fosse sepolto il loro giovane Massimino.
Anche lo avessero saputo, chi si sarebbe mai avventurato, allora, in un viaggio fino a Mestre…
Poi se ne persero le tracce e nessuno se ne interessò più….
Qualche tempo fa passando in mtb da Tabiano Castello in compagnia di mia moglie, lo sguardo cadde su quel nome su una stele ricordo dei caduti della Grande Guerra. Mossa a curiosità Flora si mise a scrivere e telefonare a destra e a manca, fino a che, grazie al ministero della difesa, riuscì a sapere che il ragazzo del 99 era sepolto al sacrario di Asiago. Si mise in piedi un WE commemorativo. Andremo a portare il fiore a Massimino, una preghiera sulla tomba di Mario Rigoni Stern (sepolto ad Asiago) e, oltre ad una visita al o mercatino di Natale, abbiamo intenzione di fare una escursione fra le trincee austriache proprio sopra la ridente capitale dell’altopiano. Con l’occasione ci documenteremo sulle escursioni possibili in mtb ecc….
Inciso finito.
Torniamo alla mtb.
Visto che non sarei riuscito ad essere della solita truppa cinghialesca ho pensato di prendere un giorno di ferie ed uscire a pedalare in perfetta solitudine.
Santa Barbara, patrona di un mucchio di gente che si occupa di esplosivi (io ero artigliere da montagna) ci regala una giornata mite e soleggiata….
Quasi una estate…
Parto da casa con delle velleità notevoli, forse troppe, ma ho tutta la giornata a disposizione.
Tutta la giornata “visibile”, cioè dalle 9 del mattino alle 15…non dopo…dopo viene freddo e buio.
Parto con decisa determinazione, voglio mettere insieme l’ascesa al m.te Kanate e quella al S.Cristina.
L’aria fredda della vallata con il sole che non è ancora sbucato da dietro i colli mi gela le gambe e prima di Contignaco sono già ben stanco…
Cominciamo bene, penso, che oggi ho da fare due montagnoni… e pedalando imbocco la strada dei Massari. Questa via è sempre un discreto rompi fiato e da l’esatto stato di gambe e polmoni.
Anche i Massari dicono che oggi la forma è scarsa. Ma è ancora presto, non ho fretta e pedalo da turista, cercando di risparmiare energie per i momenti topici.
Intanto mi godo quello che la natura mi regala. Passo continuamente da visioni da inverno profondo nelle zone d’ombra, con neve e ghiaccio e brina, a momenti di piena primavera. Dove il sole batte, l’erba verde brillante da sensazioni marzoline, e il frumento già ben spuntato nei campi lo conferma.
Al sole la temperatura si alza decisamente e nella spinta sudo parecchio. Ma si sta veramente bene.
Chi me lo fa fare di accelerare!
Il sole basso all’orizzonte crea dei giochi di luce radente davvero incredibili, la brina rifrange i raggi  in mille colori facendo brillare i cristalli. Che meraviglia.
E continuo così passando da un inverno ad una primavera fino a Pietra Spaccata. Mentre salgo un paio di tornanti il cielo terso mostra montagne abbondantemente innevate. Laggiù a nord ovest il monte Rosa spicca nella sua maestosità.
E penso ai colleghi chiusi in fabbrica.
D’improvviso mi vien voglia di fare la Riservetta…giro in carraia e mi preparo moralmente a sporcarmi parecchio. Ci riesco che è una meraviglia. Ma è anche una meraviglia il sentiero i punti al sole sono già quasi asciutti, mentre all’ombra resiste ancora la brina, nonostante l’aria si vada rapidamente riscaldando. Le ampie pozzanghere (quasi dei laghi) hanno la superficie ghiacciata.
Le prendo d’impeto. Le ruote oltre che dall’acqua e dal fango sono trattenute anche dalla crosta ghiacciata. Che meraviglia sentire, nel silenzio della natura il rumore delle ruote che fendono il ghiaccio.
In altri punti, che il sole non riesce a raggiungere, il sentiero è costituito da una bianca lastra di neve e ghiaccio. La brina notturna offre un minimo di appiglio alle ruote, e per un po’ riesco a progredire. Poi, quando la pendenza aumenta, sono costretto a scendere e a spingere. Ma almeno non mi sporco! La mia pedalata ha poca resa stamani, ma mi sto divertendo tanto.
Ben pitturato arrivo sulla strada della costa, e da qui mi avvio verso la prima vera asperità della giornata. Il Kanate mi accoglie assolato e ridente, le antenne sembrano lunghe braccia che mi invitano su. Non me lo faccio dire due volte e inizio i 1500m della salita alla cima.
Secondo me, ogni volta li allungano e ormai saranno quasi 2000…
Questa volta sto faticando parecchio. Ma sbuffando sbuffando, cercando di non perdere la pedalata nel tratto ghiacciato, guadagno lentamente l’anticima…
Per arrivare alla discesa vera e propria bisogna passare per un sentiero tutto in ombra.
Sembra una pista da sci….e scio…
Lascio correre la mia Scott senza correggere la traiettoria.
Ora mi aspetta la lunga discesa fino ai Boschini.
I primi metri sono infidamente infidi. La neve che sta mollando in fango, e qualche lastra di ghiaccio residuo mi impongono una marcia assai attenta. Poi d’improvviso, girato l’angolo…al sole…sentiero asciutto di tipo estivo…meraviglia!!
Non mi fido a lasciar correre troppo la bici. Dietro l’angolo ci può sempre essere la sorpresa.
Anche durante la discesa, assai divertente passo costantemente dal sentiero asciutto al sentiero innevato, dal tepore primaverile al freddo pungente. Che strana giornata!
Ma intanto me la sto godendo….
Intanto che me la rido, in un tratto di sentiero rettilineo, senza pendenza, assai tranquillo, l’argilla sotto le ruote mi gioca un brutto scherzo. Proprio nel punto dove era scivolato poco tempo fa l’amico Luca, la mia ruota posteriore mi abbandona e finisco allegramente nella terra….
Sotto le foglie uno strato di argilla saponata ha reso improvvisamente incontrollabile la bici.
Fortunatamente la velocità era bassa e la terra molto morbida….inoltre il tempo di caduta è stato relativamente lungo e, praticamente sono solamente sceso dalla bici in modo…scomposto…
Poco male, rialzo la bici, mi pulisco un po’ (o meglio, spalmo bene la terra sui pantaloni) e riparto. Attraversato il prato e la successiva salita mi ritrovo su un tratto ben soleggiato e petroso. Il sentiero è asciutto. L’aria calda e accogliente…una meraviglia. In questo ambiente idilliaco scendo veloce fino ai Boschini e poi per sentierino nel bosco fin sulla strada che va a Pellegrino.
Mi avvio in salita verso Careno nella splendida mattina. Il cielo azzurro limpido fa risaltare la pietra dell’antica pieve di Careno. Mi fermo un attimo a mangiare una barretta. La fontanella non funziona. Hanno chiuso l’acqua per evitare che geli la conduttura. Peccato.
Ho perso troppo tempo nella riservetta e sul Kanate. Le campane rintoccano inesorabilmente il mezzogiorno. Per arrivare sul S.Cristina mi vuole almeno un’ora…forse qualcosa di più….un’altra mezzora in discesa se tutto va bene…e poi? Un’altra ora abbondante per arrivare a casa…Vien troppo tardi, sarei al limite dell’oscurità….al limite delle forze ci sono già. Decido di rientrare.
 Si può fare il giro di Careno, scendere a Pellegrino e risalire la Borotalco e poi fare rotta verso casa.
Aggiro la fattoria davanti alla pieve e, anziché salire per il S:Cristina, giro a sinistra per iniziare la manovra di rientro. Ad un certo punto un’ampia carraia che punta dritta verso il cuore della montagna, attira la mia attenzione. Vado a curiosare. Il sentiero si inoltra nel bosco. Passo dalla verde primavera al freddo nverno. La neve per terra “crocchia” ancora sotto le ruote. Qui nel mezzo fa un bel freddo. Il sentiero viaggia stranamente in piano proprio sotto la parete della montagna.
D’un tratto mi si parano davanti cumuli di legna tagliata. La carraia devia verso sinistra in ripida salita e…si ferma li. La nel fondo (strano mostro, troll meccanico) nel gelo del valloncello un trattore sta ammucchiando legna tagliata da portare a valle.
Fine dell’esplorazione!
Rientro sui miei passi e scendo per prati successivi fino alle rive del neonato Stirone.
Anche in questo caso, dopo aver traversato prati verdi e ridenti e brillanti, mi ritrovo nell’ombra e nell’inverno gelido. Dove non batte il sole c’è ancora tutta la neve, quasi farinosa.
Avanzo nella neve fino ad incrociare la linea di insolazione. E nuovamente passo da inverno a primavera. Straordinario!
Risalgo per la carraia assolata fin sotto Careno e poi lascio correre la bici per la sterrata esposta ad sud/est.  Un po’ su terra un po’ su prato arrivo fin sulla strada che da Pellegrino va a Varano Melegari. Solo un po’ di asfalto e poi…mannaggia è vero….hanno asfaltato anche la prima parte della Borotalco. Ricominciamo…
Su asfalto risalgo alla volta della strada della costa. Dopo l’ultimo nucleo abitativo, finalmente la carraia ritorna ad essere tale e distendo la pedalata nei confini della “borotalco”.
La nevicata ha avuto il grande pregio di compattare la polvere e il sole ha fatto il testo. Quindi sto pedalando su uno strato di borotalco…bello spesso e duro. Una figata!
Che fare poi?...
Improvviso.
Mi dirigo deciso verso il Santuario di Mariano.
Appena sotto la chiesa c’è un sentierozzo interessante, da qui arrivo all’incrocio con la strada di Case Boscaini….Un po’ per prato un po’ per sentiero approdo all’incrocio…e decido per una bella volata su asfalto. Passo l’abitato di Case Boscaini e mi dirigo veloce verso case Faggi.
Devo stare attento anche qui…nei tratti all’ombra il fondo viscido, o peggio, ghiacciato, potrebbe giocare brutti scherzi.
Percorrendo la strada bianca, poco prima di case Faggi c’è un sentierello che scende ripido ripido.
Con Luca avevamo constato che, dopo un primo tratto nel bosco, il suddetto tracciato dovrebbe attraversare una serie di prati e scendere sulle inghiaiate dietro S.Vittore.
Non ci penso due volte e giro la bici….
Dopo il primo ripido tratto nel bosco, la carraia erbosa mi porta dolcemente verso la vallata. Il fondo è veramente buono e procedo tranquillo. Su pianoro erboso si erge una vecchia abitazione ora ad uso fienile e deposito attrezzi. E’ strano come della gente, avesse potuto vivere qui nel mezzo. Senza alcuna via di comunicazione che colleghi questo posto agli altri piccoli centri sopra e sotto. Magari una volta c’erano dei bei viottoli….ora c’è solo una “pastosa” carraia tenuta così così. Ma non sono affari miei!!!
Più mi avvicino al fondo valle e più la terra si fa morbida ed il fondo diventa acquitrinoso.
Gli ultimi 100 metri sono disastrosi. Le ruote accumulano più terra in quei 4 giri che in tutto il resto dell’escursione.
Pazienza, sono ormai in fondo alle mie fatiche.
Facendo sobbalzare la bici più volte riesco a far staccare molta della terra adesa alle ruote.
Non mi resta che salire fino alla strada dei Tintori. La strada bianca sale decisa ed inesorabile.
Niente di speciale, sono stanco e la fame comincia a farsi sentire. Inutile mangiare adesso…sarebbe solo una perdita di tempo, fra meno di mezz’ora sarò a casa.
Però è dura…
Pedalata dopo pedalata guadagno quota. Un paio di tratti quasi pianeggianti mi aiutano a recuperare un po’….poi finalmente la discesa…
E’ fatta.
La mia Scott viaggia veloce verso Case Tintori….e di qui sulla strada Salso-Pellegrino.
Gli ultimi 3 chilometri li faccio in scioltezza, ormai sono arivato….
Sono discretamente stanco. Sono convinto di aver fatto chissa cosa….
Poi…guardo i dati sul navigatore e mi vien da piangere…
Solo 45 km…pensavo di più. Le mie carte mi dicono 1500m di dislivello, anche se Base Camp di Garmin (compassionevole) me ne assegna un centinaio in più….una consolazione come un’altra…
Chi fosse interessato può visionare il filmato dell’escursione al seguente Link:




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