venerdì 18 ottobre 2013

Herpes…in salita


In primavera avevamo disceso questo sentiero ripido e sassoso. Di quell’escursione, a tempo debito, avevo pubblicato apposito scritto sull’allora presente blog che avevo su MTB forum, e ho pubblicato tracciato (nella sezione itinerari) e apposito filmato su you tube al canale di stefano alinovi.
Era tanto tempo che “quelli che il sabato mattina” rimuginavano l’idea di fare il medesimo tracciato a rovescio. Una volta per un motivo, una volta per un altro, abbiamo fatto passare l’estate senza affrontare la terribile salita. Già…terribile, perché di terribile si tratta. Il sentiero è ripido in discesa e piuttosto scomodo a causa della notevole quantità di pietre smosse che riempiono la carreggiata.
Farlo in salita mi sembra davvero una notevole impresa. Ma la cosa non mi ha mai preoccupato davvero. Sono di quelli che non si avviliscono se devono scendere e spingere.
Sembrava tutto ok, nonostante le piogge dei giorni precedenti eravamo tutti ottimisti, c’era stato qualche gg di tempo discreto e un vento caldo e forte di venerdì ci faceva essere ottimisti. Le previsioni per il sabato erano davvero poco confortanti, ma la voglia di uscire con la mtb era davvero forte e ci siamo accordati senza forse e senza ma. Si va…. Dove?...improvviseremo.
Andrea (da Rio Saliceto….non proprio da Carpi) codigno e determinato decide di unirsi comunque al gruppo.
Durante la notte un forte acquazzone bagna ulteriormente la terra ma ci regala, al risveglio, una mattina tersa e serena…
Siamo galvanizzati dal bel tempo. A paolo non piace il fango e al punto di partenza ci comunica la sua intenzione di fare un lungo giro veloce su asfalto. Ci salutiamo e in 3 partiamo….verso l’Herpes. Si Luca è decisissimo…si va a fare l’herpes. Abbozzo e mi adeguo….Andrea non l’ha vista e pedala tranquillo con noi. Partiamo davvero tranquilli. Siamo tutti un po’ stanchi e chiacchierando ci scaldiamo. La temperatura è fresca e si sta bene coperti. Per mettere in temperatura i motori attacchiamo la lunga salita dei Massari. Il terreno intriso d’acqua è estremamente lento. La ghiaia cede sotto le nostre ruote intrappolando le coperture. Per le escursioni fangose e invernali ho messo a riposo la Scott e ho ripreso la vecchia Merida one five zero, già settata da fango (parafanghi e coperture più piccole e scorrevoli). Pedaliamo sotto un bel sole e un cielo azzurro davvero primaverile. Dopo il secco estivo, la pioggia di questi giorni ha ridato colore alla collina che stranamente per la stagione brilla di un bel verde fresco fresco.
A tratti un sottile velo di nebbia copre il sole, che man mano che passano i minuti riesce a scacciare il grigiore. Saliamo e sbuffiamo ma lo spettacolo che la natura ci offre è davvero incoraggiante.
Usciti dalla ghiaia arriviamo al passo di S.Antonio via “bitume”. Andarsi a tuffarsi nella riservetta sarebbe abbastanza assurdo. Fango e pozze enormi ci frenerebbero in maniera significativa. Dobbiamo affrontare l’Herpes dobbiamo rendere! Via asfalto percorriamo la strada della costa fino all’imbocco della borotalco. Ci fermiamo e guardiamo dubbiosi la carraia. Uhm…mah…Salgo in sella e parto, ci provo. Il prato offre un buon supporto e mi butto sulla discesa.
Sempre su prato evitiamo la parte “borotalco” della  carraia salendo su ripido pratone. Sbuchiamo al di la delle case e scendiamo verso la strada. Brutta sorpresa…la bellissima strada bianca che ci ha visto scendere (o salire) tante volte è diventata una liscia e nuovissima strada asfaltata. Anche qui…noooo..
Pazienza. Ci avviamo così mugugnando in direzione Vianino. Decidiamo di rischiare e tagliare per le carraie dietro il monte Ernicchio e al monte La Guardia. Troveremo sicuramente fango, speriamo nei prati che ci hanno aiutato sulla borotalco. Quando abbandoniamo la strada bianca il fango si fa sentire sulle nostre ruote. Dove possiamo optiamo per escursioni prative con buoni risultati, ma un improvviso campo arato ci costringe al sentiero fangoso. In salita sull’argilla che si attacca alle coperture si scivola. Do una occhiata al telaio della Merida che si va riempiendo di terra e decido di scendere e spingere i pochi metri che mancano al culmine della salitella. Più indietro Andrea ha la bici piena di fango e deve fermarsi a sbloccare le ruote. Dopo questo momento di impasse riusciamo a proseguire e ci infiliamo nel bosco provvidenzialmente amico. I pochi metri di slalom fra le piante ci evitano guai seri. Ora affrontiamo un lunga discesa su misto. Un pò di sassi, un po’ di asfalto, le bici ora corrono veloci ed è un piacere lasciarle andare veloci. Attraversiamo la strada che porta a Lusignani alto e scendiamo uniti verso una fattoria cui passiamo in cortile. Imbocchiamo ora una carraia che scende ripida. Sassi e terra viscida, erba bagnata ci fanno rallenatare e proseguire con cautela. Dopo un piccolo tratto fra gli alberi ora scendiamo a fianco di un prato su una carraia appena segnata. Il terreno è in buone condizioni e arriviamo ad una casa colonica senza problemi. Ci stiamo divertendo come i matti, la giornata è splendida e ci godiamo il bel tempo minuto dopo minuto. Su questo versante il sole batte caldo e non c’è vento. Sembra primavera. Anche i colori non sono a tema con la giornata. Purtroppo non ho portato la GOPRO. Come sempre me ne pento amaramente. Ora percorriamo una strada bianca che scende in un paesaggio quasi alpino. Poi entriamo in un bosco di pini montani. All’ombra del bosco la temperatura scende e l’umidità penetra velocemente nelle ossa. Niente paura presto ci riscalderemo a dovere.
Arriviamo velocemente in strada e ci avviamo verso l’imbocco della dura salita dell’Herpes. Appena più in la si intravvede il guado sul torrente Cenedolo. Andrea brucia dalla voglia di attraversare il guado. Lo accontentiamo e ne approfittiamo per andare a vedere l’imbocco della carraia che porta direttamente alla dorsale che sale al Carameto. Luca c’è l’ha nello stomaco….Arriveremo anche li….magari l’anno prossimo.
Torniamo sulle nostre pedalate rifacendo il guado, e dopo poche centinaia di metri giriamo sulla destra. Siamo all’inizio della durissima salita dell’Herpes.
Anche se all’inizio le pendenze non sono terribili, il terreno altamente sconnesso irto di sassi smossi ci da subito modo di sudare le proverbiali sette camice. Lentamente incominciamo a salire. E’ difficile avanzare in queste condizioni. La pioggia dei gg precedenti ha scavato canaletti nel mezzo della carraia, rendendo ancora più difficile la salita. Pian piano avanziamo. Luca è appena più avanti, Andrea ed io arranchiamo più indietro. Faccio appena in tempo a scorgere una sagoma li davanti ferma che la ruota posteriore slitta e devo scendere al volo per non cadere. Quello li fermo non è Luca che ci aspetta ma un cacciatore che sorride alla vista di ciclisti su quella salita così ostica. Con il fucile a tracolla, canna verso il basso, l’uomo ci incita a tenere duro. Provo a salire lungo il prato ma la terra assorbe le ruote e non si avanza. Intanto che aspetto Andrea, ne approfitto per pulire il cambio pieno di terra. Spingo la bici per qualche metro e riprovo a pedalare. Riesco nell’impresa per poco tempo, come il sentiero ritorna a salire e il terreno si arricchisce di sassi smossi, sono costretto a fermarmi. Vedo Luca nel prato che litiga con la catena e il cambio. Per salire ha provato la “via verde” ma il fango o qualcosa del genere l’ha bloccato. Ci fermiamo e puliamo il cambio posteriore e la catena del nostro socio. Nello zaino ho una bomboletta spray di olio pulente. Ne spruzzo un po’ per facilitare lo scorrimento del sistema di trazione. Sembra funzionare e Luca sembra riuscire ad avanzare. Lo seguo con fatica. Il prato finisce nei pressi di una casa. Torniamo fra i sassi. Per un attimo il sentiero si addolcisce e si riesce a pedalare. Per un attimo è  la parola giusta. Il sentiero torna ripido. Anche se il terreno appare liscio e ben pestato non riesco ad avanzare. La terra mista a ghiaia è molle e le ruote affondano come nel “pongo”. Non gliela fo.
Scendo, e, dopo un paio di tentativi falliti di ripartire, mi rassegno a spingere. Scorgo poco più in la Luca costretto alla medesima operazione. Ma siamo messi bene. In pochi metri siamo fuori dalla carraia e mettiamo le gomme sull’asfalto. Beato bitume! Il gruppo assai sudato ed affaticato si ricompone. Ora ci aspetta una durissima salita su asfalto, ma almeno la presa delle ruote sul terreno è garantita. Fra l’ammirazione di un gruppetto di anziani cacciatori riprendiamo la dura pedalata in salita. Il sole picchia sulla schiena scaldandola piacevolmente. Il gruppetto sgranato arriva in quel di Case Veronica. L’Herpes è terminato, Deo Gratias. Bene, anche questa è fatta. Ora dobbiamo solamente arrivare a casa. Qui di costa tira una bella arietta fresca che ci fa dire “brrrrr”.
Scendiamo per asfalto solo per un po’, poi nei pressi della trattoria abbandonata entriamo in sentiero. La terra bagnata rende viscido il percorso, le ruote tendono a scivolare a destra e sinistra, ma riusciamo a dominare i nostri mezzi. Qualche pozza a tradimento ci sporca volentieri. Usciamo dal boschetto e lasciamo alla nostra destra una grande fattoria. Scendiamo per ampia carraia in terra. Lasciamo correre le nostre ruote cercando di raccogliere meno terra possibile. Zigzagando e cercando di scegliere i punti migliori e più solidi scendiamo verso valle. Il divertimento è enorme. Anche questa volta, a dispetto del meteo stiamo riuscendo nell’impresa di mettere insieme una escursione valida e divertente. Sbuchiamo sulla stra di fondovalle che da Fidenza va a Pellegrino. Siamo nei pressi del mulino di Egola. Scendiamo al mulino dove Luca va a recuperare un po’ d’acqua. Poi scendiamo per strada fino ad imboccare la carraia che sale a Besozzola. Il fondo è compatto e si sale che è una meraviglia. Ben presto siamo nella piccola frazione e per strada saliamo su a Pietra Nera e da qui iniziamo a scendere verso Grotta. L’aria fredda e un venticello frizzante e dispettoso hanno pulito il paesaggio. Ci soffermiamo un attimo a guardare le alpi innevate la in fondo. Si intravvede il gruppo del Monte Rosa, il Baldo, più vicino, si mostra nel suo particolare profilo. Sotto, lo strato marroncino di smog, segnala la industriale pianura padana. Non si vorrebbe più scendere….ma dobbiamo tornare.  A Grotta imbocchiamo la solita stradina sulla sinistra e tagliamo per carraie e strade bianche, costeggiamo i campi da golf e scendiamo a “tutta birra” fino alla strada che da Salsomaggiore porta a Pellegrino. Ora possiamo rilassarci e far girare le gambe fino a casa….
Gran bella escursione…..amici…gran bella escursione….  

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