giovedì 31 ottobre 2013

…la notte avanza tranquillamente

C’ha preso gusto! Mia moglie è diventata una entusiasta pedalatrice della notte! Non l’avrei mai detto.
La settimana scorsa abbiamo provato ad uscire insieme nel tardo pomeriggio/ prime ombre della sera.  La sua bici non era munita di fanale adeguato e l’ho attrezzata con pila frontale da alpinismo (poco più di un lumino da cimitero sui sentieri da percorrere in bici ) e l’ho dotata di ampie luminarie (quasi di tipo natalizio) per essere vista da lontano da eventuali automobilisti di passaggio. La splendida serata ci ha regalato immagini davvero splendide e il tramonto ci ha pennellato colori incredibili in un crescendo di tonalità davvero stupende. Abbiamo finito il giro sull’arrivar del buio. Questa nuova sensazione del pedalare nell’oscurità ha entusiasmato Flora a tal punto che, non eravamo ancora arrivati e già pensava alla prossima uscita.  Bene!
Abbiamo acquistato una lampada adeguata, installata adeguatamente sul manubrio, e un paio di sere dopo eccoci di nuovo a pedalare nella sera. Tranquilli sulla nostra attrezzatura, ora in ordine, siamo partiti con calma, quasi aspettando l’arrivo del buio.  Le belle giornate appena passate mi facevano ottimista sullo stato dei sentieri e decidiamo di andare a portare le nostre ruote cicciotte dalle parti di Cangelasio/parco dello Stirone. Saliamo dalla Bellaria e ci portiamo sotto Scipione Castello con i fanali posteriori già accesi per segnalare la nostra presenza alle tante macchine in transito. Anziché scendere dai Boselli , prima di entrare nel borgo medievale giriamo a destra in direzione Salsominore,
poi dopo il discesone su carraia prativa andiamo a sinistra e scendiamo verso la strada che da S.Nicomede porta a Scipione Ponte.
La sera non è così limpida e chiara come la volta precedente, ma la foschia autunnale fornisce al panorama un fascino tutto suo. I rumori della campagna calano come la bruma fresca e si avanza con il solo rumore delle ruote sulla terra.

Dopo aver scaldato le gambe con questo primo saliscendi, ora affrontiamo la salita che porta agli Stirpi. Anche se asfaltata, questa salita si fa sempre rispettare. Flora la prende con decisione. Stavo giusto riflettendo che la mia signora non aveva ancora litigato col cambio, quando, alle mie spalle, sento brontolare e un rumore di catena e deragliatore, seguono l’invocazione di aiuto. Giro prontamente la mia fedele Merida e vado a vedere in cosa consista il guaio.
Le donne!!! Flora ha indossato uno splendido paio di pantaloni sportivi lunghi, belli leggeri da mettere sopra le braghette da ciclismo con il fondello. Non che non si abbia materiale invernale,  ma per l’appunto essendo invernale è troppo pesante per l’occasione. La soluzione scelta dovrebbe funzionare ad hoc, se non che i pantaloni hanno una leggera campanatura in fondo che per l’appunto è finita risucchiata dalla catena, si è infilata ne deragliatore.  Con qualche brutta parola la stoffa stracciata dalla braga viene estratta e, con attenzione si può riprendere il cammino. Il tirone ha leggermente spostato il deragliatore, ma per il momento fa il fatto. Riprendiamo la salita che è già ora di accendere la fanaleria.  Percorriamo la splendida costa con i colori del tramonto che ormai vira in notte. Il paesaggio attorno a noi è magico. Sembra di essere in un sogno quando ci si muove in un mondo ovattato ed irreale. L’abbaiare serio e  deciso di un cane ci riporta alla realtà mentre scendiamo in un Cangelasio ormai illuminato dai lampioni. Macchine veloci si affrettano verso casa. Dopo una decisa salita in asfalto prendiamo per il sentiero che ci porterà direttamente a Case Passeri. 
Farlo di giorno, è bello e veloce. Si può lasciar correre la bici a piacere. Con la notte che non è ancora tale, non è la stessa cosa. L’occhio vorrebbe vedere, ma le mezze tinte impediscono a questo senso di dirigere le operazioni. Bisogna fidarsi dell’istinto e della sensibilità di guida. Le lampade illuminano il sentiero ma i contrasti ingannano, l’ombra dell’erba, della terra smossa dei sassi, falsano le profondità ,e tutto arriva all’improvviso ed inaspettato. Bisogna usare prudenza e lasciar fare alla bici. Bisogna fidarsi ed essere morbidi. Mi mantengo a fianco di Flora, un po’ ha paura dell’oscurità che l’avvolge, un po’ perché il mio fanale posteriore la abbaglia, cosicchè le lampade delle due bici sommano i due fasci luminosi regalandoci una discreta visibilità. Scendiamo tranquilli apprezzando i profumi della terra appena arata.
Troppo velocemente sbuchiamo sulla strada tornando a quella realtà abbandonata poco prima più su. Anche qui macchine frettolose ci sfrecciano vicino. Noi amiamo un altro ritmo un’altra velocità. Poche pedalate  in direzione Vigoleno e giriamo a destra in lungo Stirone. Siamo nel buio totale. La valletta  chiusa da una lato dalla riva boscosa del nostrano torrente, dall’altro le prime colline piacentine fanno scudo con i loro profumati vigneti ormai spogli dei preziosi grappoli è ormai nel buio e nel silenzio più totale. Non si sentono nemmeno rumori di animali che si muovono nel sottobosco fluviale.  La luce delle nostre torce fende la notte, ma non la offende. La notte avanza tranquilla con il suo incedere millenario, mentre noi avanziamo educatamente senza guastare la sua magia. Siamo un puntino leggermente luminoso che si muove piano all’interno del contenitore blu scuro. Percorriamo il guado ancora secco con una certa difficoltà.
Capire  dove mettere le ruote non è così semplice. Ogni riferimento è cambiato. Sembra che abbiano spostato il fiume. Se il greto è secco, poco più avanti, lungo la carraia si aprono pozzanghere d’acqua e fango assommabili a piscine olimpioniche.  Rischiare un tuffo a quest’ora ci sembra una coglionata, e per questo scendiamo dalle bici e spingiamo, cercando di infangarci il meno possibile. Entriamo ora nel tunnel di piante percorrendo i sentieri del parco.
Se di giorno è bello, di notte è una emozione immensa. In compagnia poi è ancora più bello. E’ palpabile l’emozione che ci prende pedalando qua in mezzo. Non siamo noi che avanziamo nel bosco ma sono gli alberi che avanzano e ci salutano muovendo in modo vivace i rami. La luce delle torce piazzate sul manubrio  accarezza il bosco e le ombre si muovono realizzando incredibili balletti di rami e foglie.  Quando la foschia si addensa, pare che nel bosco si aggirino eterei ectoplasmi silenziosi.  Ma nessun rumore a parte noi. La natura è già dormiente. Nessun animaletto sfreccia davanti alle nostre lampade, nessun rumore dal bosco. Tutto tace. La notte avanza tranquilla.
Anche noi avanziamo tranquilla. Flora pedala decisa emozionata, quasi intimidita dalla solennità  dell’ambiente.
A Scipione ponte usciamo dal parco e percorriamo un piccolo tratto di strada. Poca roba, poco più in là ci rituffiamo, più franchi, dentro il parco. Non c’è più il bosco attorno a noi ma prati d’erba fresca e terreno lavorato. E’ un'altra dimensione ancora. Non c’è più il “movimento” del bosco ma la quiete brillante dei prati che luccicano di umidità colpiti dalle nostre luci.
  La ripida salita ci prende quasi alla sprovvista . La terra si impenna di colpo impegnandoci severamente. Sono pochi metri ma dobbiamo spingere sui pedali per superare l’ostacolo. Sotto di noi lo Stirone scorre placido e sottile. Ma dobbiamo stare attenti il salto per arrivare all’acqua è alto alto. Mettere una ruota in fallo durante la discesa sarebbe fatale. Ci teniamo prudentemente al largo. Ci accoglie un prato amico ed erboso. La luce inquadra qua e la i ricami delle ragnatele ,  tutt’attorno il buio assorbe tutto. Nessun rumore a parte quello delle nostre ruote che educatamente calpestano il sentiero.  La sensazione è stranissima, anche se stiamo pedalando su un sentiero “amico” e conosciuto rimane in noi una sorta di timore ancestrale e lontano. Il brivido che percorre la schiena è logicamente immotivato, ma chissà quali paure ataviche il buio e il silenzio sollevano nella nostra mente. Uscendo dai sentieri del parco sfioriamo una stalla, l’odore pungente dello stallatico è quasi piacevole, ci segnala la presenza di una installazione umana. La temperatura sale di poco ma percepiamo la sensazione piacevole. La Pieve romanica di S.Nicomede si intravede appena, nell’oscurità si nasconde anche questo gioiello dell’architettura medievale: Percorriamo in fretta pochi metri di asfalto e ci rituffiamo per strade bianche e sentieri. Tutta la natura riposa tranquilla, la notte avanza sicura e protegge gli animali.
D’un tratto, poco distante da noi una specie di latrato, come l’abbaiare di un cane stonato e quasi rauco. Rallentiamo e ascoltiamo attentamente. Il verso si ripete dopo poco, è un po’ più lontano. Probabilmente è un capriolo che segnala la nostra presenza. Il nostro giro sta volgendo al termine. Il solito cagnone arrabbiato e rumoroso ci dice che stiamo uscendo dai sentieri. Percorriamo ora velocemente la pista ciclabile che ci porta a Ponte Ghiara.
L’Happy Hour regna sovrano al bar e la tentazione di entrare a prendere qualcosa è grande. Non perché abbiamo fame, ma per fare la figura degli atleti impavidi. Tutti bardati e infangati….sarebbe un figata incredibile.  Uhm, abbiamo dimenticato a casa i soldi e…niente Happy hour…
Pedalando spediti sulla ciclabile arriviamo   in Salsomaggiore.

Non riesco a capire se ci fa piacere o meno tornare “nella civiltà”. La calda e accattivante luce dei lampioni ci avvolge amica e confortante,  la tipica atmosfera autunnale da al paesaggio una atmosfera d’altri tempi, mentre la gente si affretta a raggiungere casa o il ristorante. Vorremmo continuare a  girare per godere ancora di questi momenti molto nostri, ma orario e appetito ci consigliano diversamente. Sarà per la prossima volta….


Intanto… la notte… avanza tranquilla

  

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