martedì 17 settembre 2013

Il monte S.Cristina (pan e Furmaj)

Questo pezzo è datato di oltre un anno ed era pubblicato su mtb Forum. Con la eliminazione della sezione Blog dal forum queste due righe erano perse. Le ho riesumate per chi fosse interessato al percorso e alla zona.


Uno stupendo obiettivo per i bikers è il monte S.Cristina che sovrasta lo splendido paese di Pellegrino Parmense. Il S.Cristina è una bella montagna di quasi 1000 m slm (963 per la precisione). Sulla sua cima si possono rilevare i ruderi di un antico quanto misterioso monastero.
Dalle pendici del S.Cristina sgorgano le acque del torrente Stirone che poi da il nome alla vallata che da Pellegrino scende verso la città di Fidenza.
Il S.Cristina è solcato (si può dire?) da decine di carraie che servono ai boscaioli per andare a fare legna nei boschi e poi trasportarla a Valle.
Quello che propongo con queste righe è uno dei tanti stupendi itinerari che si possono pedalare attorno a Pellegrino, e uno dei tanti itinerari che si possono pedalare per salire e/o scendere dal monte S.Cristina.
Questo percorso non è molto lungo (18 km), ma propone quasi 1000 metri di dislivello nel suo complesso. L'ho ricavato seguendo (più o meno) l'itinerario di una stupenda corsa trail che ogni anno si svolge in quel di Pellegrino. E' stato duro correrla...sarà divertentissimo pedalarla, specialmente in discesa (ehehhe!!)
Parto da un comodo parcheggio davanti alle scuole di Pellegrino. Per scaldare le zampe procedo fino a Careno per strada asfaltata e tranquillo, ammirando il verde della collina in fiore. Passo la seria costruzione che è il castello di Pellegrino e proseguo fino al Santuario di Careno. Questa chiesa è stata mirabilmente restaurata da poco ed è sicuramente consigliabile una sosta per la sua visita (chiedere nelle abitazioni adiacenti). C'è anche una preziosa fontana per i non si sa mai.

Proseguo per strada bianca fino ad un gruppo di case coloniche appena sopra la chiesa. Potrebbe capitarvi di essere avvicinati da un cagnetto rossiccio che abbaia. Nessuna paura si chiama Lassie(una vaga somiglianza) ma è buono e timido. Si limita ad abbaiare per attirare l'attenzione della sua padrona. La padrona è una signora anziana e simpatica che non disdegna due chiacchiere. Adesso si comincia a fare sul serio. La strada bianca diventa ripida e dissestata con molti sassi smossi che rendono problematica la progressione . Niente paura anche se si deve scendere. Si spinge per pochi passi e poi si può ricominciare a pedalare. Per un pò la strada è veramente brutta e si fatica parecchio soprattutto per lo stato del fondo. Superata una curva tagliata nella montagna bianca le pendenze calano e la pedalata diventa più fluida. Si rifiata. Si va all'ombra del bosco.
Poi la strada bianca finisce e si tramuta in una ampia carraia in terra battuta. In caso di tempo piovoso diventa quasi impossibile salire.
Le pendenze aumentano di nuovo. Niente paura. Manca poco alla cima. Un ultimo strappo cattivo ci porta in vetta. Una carraia contorna un piccolo rilievo che rappresenta la cima. Una corona di bei faggi protegge gli ultimi resti di una antico e misterioso eremo. E' un bel momento per riposare un attimo, rifiatare (al limite per mangiare qualcosa) prima della lunga e interessante discesa. E' bello sostare un attimo in questo luogo anticamente dedicato alla meditazione.
 Normalmente l'unico rumore è generato dal vento che accarezza le fronde e il cinguettio divertito e divertente degli uccellini. E' molto bello restare in silenzio per "respirare" queste sensazioni. Inizio la discesa....E' difficile descrivere il susseguirsi di passaggi, a volte veloci, a volte tecnici, altre volte insidiosi. Posso solo dire che ci si diverte. Si può essere tentati di mollare i freni e scendere "a manetta". Direi che è bello, ogni tanto, rallentare per osservare il paesaggio boschivo che cambia spesso. In alcuni momenti si può osservare la sottostante Val Ceno, più in la si incrocia il rivolo d'acqua che da origine al torrente Stirone.
La discesa non è solo discesa. Qua e la qualche strappo in salita interrompe per qualche attimo la volata verso il basso. A volte il sentiero è ampio è comodo, altre volte strettissimo.
Tra un'emozione e un'altra si arriva ad attraversare un caseggiato in sasso ancora bellissimo nonostante il degrado. Era la casa di due anziani fratelli che hanno vissuto qui fino a pochissimi anni fa (2 o 3) senza l'ausilio di qualsiasi ritrovato tecnologico (non avevano, meglio non la usavano, la corrente elettrica). Si dice fossero ricchissimi e, nonostante questo vivevano come si viveva nell''800. Ora invece di tornare al santuario di Careno giro verso il basso e con un pò di occhio scendo, attraversando un bel prato in una bella strada bianca che si distingue bene a occhio.
Ora pedalo sulla strada bianca che resta in quota e mi porta ben sotto la chiesa. Ora giro le ruote verso il basso e per ampia carraia, fra i campi chiari, scendo veloce fino ai margini di Pellegrino . Ora si ricomincia a salire, prima percorro la strada asfaltata che porta a Mariano e poi a Monte Salso, poi svolto rapidamente per una strada bianca che inizia a salire rapidamente e ripidamente. Dopo aver fatto il S.Cristina questa salita potrebbe sembrare banale, ma non è da sottovalutare. Stiamo percorrendo in salita la "borotalco". Il nome deriva sicuramente dal fondo estremamente polveroso dell'ultimo tratto.
Quando c'è molto secco la progressione è "curiosa". La ruota sembra risucchiata dalla polvere sottile, impalpabile e bianca (improponibile in caso di piogge recenti). La terra bianchissima abbaglia alla luce del sole di mezzogiorno. Sono appena sotto la chiesa di Mariano. Inizio l'ultima veloce parte di percorso.
Mollo i freni e lascio correre la bici lungo una stupenda carraia che segue il fil di costa.
Si va che è un piacere. Dopo aver costeggiato un recinto lascio la bella carraia che va a passare una fattoria e mi butto in un bel bosco ombreggiato. La bici corre veloce incurante delle insidie del sottobosco. Ad un certo punto è necessario lasciare il bosco e si scende per un ripido prato (attenzione in caso di forte rugiada).
Si arriva a fianco del cimitero di Pellegrino.
L'ultimo kilometro lo percorro piano piano con la felicità nel cuore per lo stupendo percorso, e un pò di tristezza per la necessità di dover tornare a casa...il lavoro mi attende.
Il tour è relativamente breve e facilmente ampliabile (utilizzando altri percorsi già descritti) ma di grande soddisfazione.
Questo itinerario è ben documentato con filmato su You Tube al canale di Stefano Alinovi, è altresì possibile scaricare il file gpx del percorso su mtb forum alla sezione itinerari di stefano alinovi.
Per semplicità potete richiedermi direttamente il file via mail e nel giro di pochissimo ve lo invierò. 
Ad ogni buon conto aggiungo anche la descrizione del percorso pubblicata con la guida verde della Gazzetta di Parma questa primavera

 

Luogo di partenza
Pellegrino P.se (400mt)
Luogo di arrivo
Careno – mte S.Cristina (963m)   -  Mariano
Lunghezza
 Km 18
Dislivello in salita
800 metri
Difficoltà
Percorso tecnico e di notevole impegno fisico
Tipo di bicicletta
MTB
Durata
H 3 soste escluse
Punto di ristoro
Alla partenza – fontanla alla chiesa di Careno (dopo 3 km)
Segnavia
Varia e non significativa

Presentazione
Uno stupendo obiettivo per i bikers è il monte S.Cristina che sovrasta lo splendido paese di Pellegrino Parmense (400mt). Il S.Cristina è una bella montagna di quasi 1000 m slm (963 per la precisione). Sulla sua cima si possono ancora osservare i ruderi di un antico quanto misterioso eremo.
Dalle pendici del S.Cristina sgorgano le acque del torrente Stirone che poi da il nome alla vallata che da Pellegrino scende verso la città di Fidenza.
Il S.Cristina è solcato (si può dire?) da decine di carraie che servono ai boscaioli per andare a fare legna nei boschi e poi trasportarla a valle.
L’escursione proposta  è uno dei tanti stupendi itinerari che si possono pedalare attorno a Pellegrino Parmense.
Questo percorso è breve (18 km), ma propone 800 metri di dislivello nel suo complesso e richiede buona tecnica di guida e altrettanta buona preparazione fisica. E’ quindi un tracciato per bikers esperti.
L’escursione non richiede l’uso di mtb particolarmente sofisticate, ma sicuramente è necessaria una bici in ottimo stato.
Come giungere al luogo di partenza (distanza da Parma: km 50 circa)
Da Genova
Prendere l'autostrada A12, seguire la direzione per Parma, continuare sull'autostrada della Cisa A15, uscire al casello di Fornovo di Taro, seguire la direzione SS 9 "Via Emilia", proseguire verso Varano de Melegari, prendere la SP 30 Varano-Pellegrino Parmense.
Da La Spezia
Percorrere l'autostrada della Cisa A15 in direzione di Parma, uscire al casello Fornovo di Taro, seguire la direzione SS 9 "Via Emilia", proseguire verso Varano de Melegari, prendere la SP 30 Varano-Pellegrino Parmense.
Da Parma
Prendere la SS 9 "Via Emilia" e seguire le indicazioni per Ponte Taro, continuare sulla SP 357R e seguire le indicazioni prima per Noceto e poi per Medesano, proseguire verso Varano Marchesi e poi Pellegrino Parmense.
E' anche possibile , per chi proviene dalla A1 uscire al casello Fidenza/Salsomaggiore Terme, seguire le indicazioni per Salsomaggiore e una volta li proseguire per Pellegrino p.se /Bardi.
Si passa il valico di S.Antonio e si scende velocemente a Pellegrino (15 km circa da Salsomaggiore) . Chi arriva da Piacenza, gira alle indicazioni per Salsomaggiore al semaforo dopo Alseno. In località Scipione ponte, invece di girare per Salsomaggiore prosegue seguendo le indicazioni per Pellegrino Pse. Si passa sotto il paese di Vigoleno e percorrendo la fondo valle dello Stirone arriva a Pellegrino. Dal bivio per Salsomaggiore 20 km circa.
Il percorso
Partiamo da un comodo parcheggio davanti alle scuole di Pellegrino. Per scaldare le gambe procediamo tranquilli per strada asfaltata in salita fino a Careno, ammirando il verde della collina in fiore. Passiamo l’austero castello di Pellegrino e proseguiamo fino al Santuario di Careno(km 2,4 quota 575m). Questa chiesa è stata mirabilmente restaurata da poco ed è sicuramente consigliabile una sosta per la sua visita (chiedere nelle abitazioni adiacenti). C'è anche una preziosa fontana. 
Continuiamo  per strada bianca fino ad un gruppo di case coloniche appena sopra la chiesa. Potrebbe capitarci di essere avvicinati da un cagnetto rossiccio che abbaia. Nessuna paura si chiama Lassie(una vaga somiglianza) ma è buono e timido. Si limita ad abbaiare per attirare l'attenzione della sua padrona. La padrona è una simpatica signora anziana  che non disdegna due chiacchiere. Adesso si comincia a fare sul serio. La strada bianca diventa ripida e dissestata con molti sassi smossi che rendono problematica la progressione . Niente paura anche se si deve scendere. Si spinge per pochi passi e poi si può ricominciare a pedalare. Per un pò la strada è veramente brutta e si fatica parecchio soprattutto per lo stato del fondo. Superata una curva tagliata nella montagna bianca (km3,5 quota 713m)
  le pendenze calano e la pedalata diventa più fluida. Si rifiata. Procediamo all'ombra del bosco. Al km 4,36 quota 823 trascuriamo la carraia a destra e teniamo la strada bianca principale.
Poi la strada bianca finisce e si tramuta in una ampia carraia in terra battuta. In caso di tempo piovoso diventa quasi impossibile salire (km 4,66 quota 863m).
 
Le pendenze aumentano di nuovo. Niente paura. Manca poco alla cima. Si sale nel bosco e si trascurano le deviazioni sulla destra che portano a scendere . Un ultimo strappo cattivo ci anticipa la vetta (km 5,3 quota 960). Una carraia contorna un piccolo rilievo che rappresenta la cima. Una corona di bei faggi protegge gli ultimi resti di una antico e misterioso eremo.
“ E' un bel momento per riposare un attimo, rifiatare (al limite per mangiare qualcosa) prima della lunga e interessante discesa. E' bello sostare un attimo in questo luogo anticamente dedicato alla meditazione. Normalmente l'unico rumore è generato dal vento che accarezza le fronde e il cinguettio divertito e divertente degli uccellini. E' appagante restare in silenzio per "respirare" queste sensazioni.”
 Iniziamo la discesa.
“E' difficile descrivere  con precisione il susseguirsi di passaggi, a volte veloci, a volte tecnici, altre volte insidiosi. Non  possiamo fare altro che divercirci. Si può essere tentati di mollare i freni e scendere "a manetta". Direi che è bello, ogni tanto, rallentare per osservare il paesaggio boschivo che cambia. In alcuni momenti si può osservare la sottostante Val Ceno, più in la si incrocia il rivolo d'acqua che da origine al torrente Stirone.
La discesa non è solo discesa. Qua e la qualche strappo in salita interrompe per qualche attimo la volata verso il basso. A volte il sentiero è ampio è comodo, altre volte strettissimo”.

Seguiamo con molta attenzione il sentiero principale tralasciando le numerose “tentazioni” che si diramano lateralmente verso sinistra. Spesso sono sentieri costruiti dai boscaioli per il recupero della legna. Al km 5,95 quota 876 al bivio giriamo seccamente a destra. Proseguiamo seguendo il sentiero principale fino al km 6,35 quota 836 teniamo la destra al bivio tralasciando il sentiero che piega a sinistra. Continuiamo a scendere dalle pendici del monte. Al km 6,84 quota 831 teniamo la sinistra e al km 6,90 quota 822 si va a destra. Il bosco corre velocemente sotto le nostre ruote con il sentiero che si allarga e si restringe continuamente. Mai perdere la concentrazione. Il terreno sconnesso e spesso cosparso di sassi, pezzi di legno e buche impone la massima attenzione.  Alcune bandelle bianco rosse ci conforteranno lungo percorso, ma non sempre saranno presenti. Scendiamo ancora fino al km 7,35 quota 734 dove incroceremo un sentiero sulla destra che tende a salire. Questo sentiero porta all’abitato di Lusignani alto, sull’altro versante del monte. Scendiamo ancora un po’ e ci ritroviamo “in piazza” (km 7,49 quota 717). Siamo ai Piani di Maneia. Da questo ampio spiazzo (assomiglia ad una piazza) partono diversi sentieri, alcuni segnalati altri no.
Ai Piani di Maneia prendiamo il sentiero sulla nostra sinistra trascurando quelli segnalati sulla destra e davanti a noi (ci porterebbero verso la Val Ceno o Vianino).
La carraia è ampia e con parecchie tracce di passaggio di trattori e moto. Teniamo sempre la nostra destra evitando le “tentazioni” sulla sinistra (ci riporterebbero inevitabilmente a risalire verso la vetta del monte).
Stiamo costeggiando il versante est del monte e il sentiero si fa stretto con diversi saliscendi. Al km 7,85 quota 698 teniamo la sinistra e cominciamo un falso piano in salita fino al km 8,29 quota 714. In questo tratto il sentiero si fa abbastanza tecnico . Dopo aver passato alcuni rigagnoli al km 8,64 quota 671 si piega a destra e si scende per sentiero sconnesso fino ad un piccolo gruppo di case ormai abbandonate (km 9,24 quota 635).
“Tra un'emozione e un'altra si arriva ad attraversare un caseggiato in sasso ancora bellissimo nonostante il degrado. Era la casa di due anziani fratelli che hanno vissuto qui fino a pochissimi anni fa (2 o 3) senza l'ausilio di qualsiasi ritrovato tecnologico (non avevano, meglio non usavano, la corrente elettrica). Si dice fossero ricchissimi e, nonostante questo vivevano come si viveva nell''800.”

 Scendiamo per strada sassosa e sconnessa fino al km9,53 quota 604 e giriamo a dx.
Dopo pochi metri al km 9,78 quota 587 si scende a destra per carraia e poi si va sinistra verso un bel prato(km 9,94 quota 572).
 Nel prato si scende a destra( km 10 quota 557) e poi ancora a destra nel prato fino a raggiungere la sottostante strada bianca con un ponticello sopra il “giovane” torrente Stirone (km 10,3 quota 530).
Ora pedaliamo sulla strada bianca che resta in quota e mi porta ben sotto la chiesa. Arrivati ad un gruppo di case (km11,2 quota 548) giriamo a destra ed attraversiamo il minuscolo nucleo abitato per poi piegare subito a sinistra (km 11,4 quota 528) ad imboccare una polverosa carraia che percorreremo in discesa fin sulla strada asfaltata all’uscita del paese di Pellegrino Parmense (km 12,2 quota 447).  Ora ricominciamo a salire girando a destra e percorriamo la strada asfaltata che porta a Mariano/ Monte Salso. Al km 13,1 quota 490  svoltiamo ripidamente per una strada bianca. Dopo aver risalito il monte S.Cristina questa salita potrebbe sembrare banale, ma non è da sottovalutare. Stiamo percorrendo in salita la "borotalco". Il nome deriva sicuramente dal fondo estremamente polveroso dell'ultimo tratto. Passiamo un gruppo di case al km 13,7 quota 547 ed entriamo nel tratto più polveroso della carraia.
“Quando c'è molto secco la progressione è "curiosa". La ruota sembra risucchiata dalla polvere sottile, impalpabile e bianca (improponibile in caso di piogge recenti). La terra bianchissima abbaglia alla luce del sole di mezzogiorno.”
Pedaliamo in salita fin sotto il santuario di Mariano e al primo bivio a sinistra (km 14,3 quota 577) iniziamo la discesa finale dell’escursione . Si scende velocemente sulla scorrevole carraia che percorre il filo di costa .
Tralasciamo tutte le deviazioni a destra e a sinistra fino in fondo ad una discesa dove giriamo seccamente a destra( km15,0 quota 503)  e poi a sinistra nel bosco (km16 quota 499). Tra bosco e prato seguiamo la carraia principale fino al km 16,5 quota 441 dove dobbiamo girare seccamente a destra nel prato.
La velocità del percorso potrebbe indurre in errore e quindi sarà necessario rallentare per tempo e tenere guardato a destra per individuare il passaggio che porta nei pressi del sottostante cimitero di Pellegrino Parmense.
Dopo essere usciti dal bosco ed entrati nel prato giriamo subito a destra (si distingue discretamente la traccia ) e scendiamo sulla strada asfaltata (km 16,7 quota 420).
Giriamo a sinistra verso il centro del paese e al km 17 quota 410 invece di entrare in centro paese pieghiamo a destra.
Pochi metri dopo sulla sinistra il parcheggio delle scuole dove avevamo parcheggiato l’auto.

Per ogni buon conto potete contattarmi per info o accompagnamenti.
La mia mail è :
stefano.alinovi@libero.it.
Potete anche contattarmi direttamente su questo blog
ecco il link per la visione del filmato:
http://www.youtube.com/watch?v=SorVgegedfQ

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