venerdì 13 settembre 2013

Nuovi sentieri...vecchi guadi

Di questa escursione c'è anche il filmato. ecco il link:
http://www.youtube.com/watch?v=OawwdkICo4k
 Da qualche giorno tra messaggi e telefonate avevo capito che Luca aveva in mente una escursione di quelle che danno soddisfazione. Con una uscita il venerdì sera avevamo concordato qualcosa che poteva essere interessante e anche qualcosa in più. Scendendo per una ripida carraia davvero “sgarrupata” all’interno della riserva, in un imbrunire tipico delle uscite da caprioli e cinghiali, s’era parlato di certi tagli di cresta sopra Stuzzano….si parlava di miniere d’oro…
Sabato, sia Luca che il sottoscritti avevano impegni improrogabili, sicchè il buon Paolo aveva dovuto uscire da solo, mangiandosi una quantità di km davvero notevole. Informati a distanza Luca ed io si bruciava come falò…
Purtroppo nel primo pomeriggio di sabato un acquazzone violentissimo, ha reso fiume le strade di Salsomaggiore. In piena estate mi avrebbe preoccupato relativamente, ma di questi tempi con le carraie e i boschi ancora zuppi e risorgive spontanee qua e la per la colline, con pozzanghere ampie come piscine, questo copioso e potente piovasco minacciava di ridimensionare le nostre ambizioni per la domenica mattina.
Complice i ballottaggi elettorali, grazie alla moglie che si è dovuta alzare molto presto, mi sono ritrovato pronto prestissimo e prestissimo Luca ed io siam partiti di buona lena.
Come sempre, per scaldare le gambe, la lunga salita di case Massari ci vede sudare copiosamente mentre pestiamo sui pedali. Sbuffo e risbuffo mentre Luca, più pimpante prova qualche accelerazione per rodare le gambe. In qualche modo, sudati come da tempo non succedeva arriviamo a Pietraspaccata e poi in su per strada asfaltata verso passo S.Antonio.  Decidiamo di abbandonare il “bitume” e girare dentro la “riservetta”. Proviamo!... Il terreno non sembra troppo bagnato, anzi…
Sembra che non sia piovuto o che sia piovuto molto poco. Temevamo di trovare pozze d’acqua terribili, invece…si va. Le nostre ruote prendono discretamente bene sui sassi smossi. In alcuni punti fatichiamo a progredire. I tanti km passati a pedalare su neve e fango ci hanno fatto dimenticare come si progredisce sui grossi sassi che ballonzolano sotto l’azione delle nostre gomme. Tra un bagno di fango e l’altro arriviamo sulla strada della costa già ben sporchi, ma come sempre sghignazzanti e felici. Il tratto asfaltato passa velocemente e presto siamo davanti alla discesa “borotalco”. Potrebbe essere buona….ma il borotalco potrebbe essere traditore…
Lasciamo correre veloci le nostre bici, per non farci bloccare dall’eventuale fango. Saltando i vari solchi che l’acqua ha creato con gli ultimi temporali, ci avviciniamo al tratto in piano che potrebbe portarci problemi. La terra bagnata ci fa salire sull’erba al centro del sentiero e poi siamo fuori dai problemi. Bene bene….Veloci scendiamo ancora e prendiamo la strada verso Vianino.
Come il solito aggiriamo il monte Ernicchio e ci accingiamo ad aggirare il S.Cristina. Il terreno si fa davvero perfido con fango sempre più presente e “legante”. Siamo costretti ad entrare nel bosco per evitare impantanate terribili. Il sentiero nel bosco è divertente slalom fra le piante, con il terreno coperto di foglie e rami secchi. Il tric trac sotto le ruote è preoccupante, potremmo bucare in ogni momento. Però è bello! Nonostante il sole ci sentiamo improvvisamente ripiombati a fine inverno.
Avanziamo e finalmente usciamo dal bosco e dal fango. Ora una ripida discesa ci avvicina all’abitato di Maneia. Scegliamo di seguire la traccia che l’acqua ha ripulito dalla terra. Sui sassi puliti si va niente male. All’abitato chiediamo ad una gentile signora di una carraia che abbiamo intravisto sopra e che sembra dirigersi verso Lusignani. La signora ci sconsiglia dicendoci che il sentiero è abbandonato, è chiuso…e che finisce fra i campi…ok capito….ma con Luca ci riproponiamo di venire a controllare….Pedaliamo lungo la strada bianca martoriata dall’acqua che ha sollevato la ghiaia creando mucchietti di sassi disordinati che assorbono le nostre ruote. Mentre Luca sembra volare, io avanzo più lentamente, ma avanzo. Non mi sembra di essere lentissimo, ma…sudo e risudo…e sbuffo. Il cielo che si apre e si chiude ci regala momenti di bel sole alternati a scuri attimi di fresco. Lungo la strada fiori sgargianti ci salutano allegri. Ci rilassiamo per un po’ pedalando da Case Veronica verso Castellaro. Prendiamo poi per Iggio e infine, prima di scendere ci infiliamo nel noto sentiero che abbiamo chiamato “variante pedale fidentino” Con stupore e piacere notiamo il terreno estremamente asciutto. Bene! Saliamo veloci e salutiamo un boscaiolo che ordina la legna appena tagliata. Il sentiero davvero bello si fa percorrere volentieri. Qua e la qualche pozza di fango, ma si va che è un piacere. Cominciamo a divertirci davvero. In breve arriviamo sopra Case Vico. Davanti a noi una carraia che abbiamo sempre visto, ma mai seguito….
Dove andrà? Questa estate un signore ci aveva detto che ci avrebbe portato verso Borla…sarà vero?
Decidiamo di provare a seguirlo. Dopo un pezzetto bello ampio di strada bianca il sentiero si stringe improvvisamente, l’erba alta ci oscura la vista e ci costringe a curiose acrobazie. Davanti a me Luca sbanda vistosamente, mentre le mie ruote sono belle stabili….Secondo me ha bucato…
Già…ha bucato. Sotto un cielo che va incupendo preoccupantemente la gomma posteriore di Luca sputa una bolla di roba vischiosa bianca. Come avesse pestato un rospo. In teoria il liquido delle tubless dovrebbe chiudere il foro. A mio avviso il buco è troppo ampio. Proviamo e riproviamo a far tenere la gomma. Quando il foro sembra essere chiuso proviamo a gonfiare. Un nuovo sbuffo  bianco a bolle grosse e dispettose fa rigonfiare la gomma. Decidiamo per l’inserimento di una camera d’aria. L’operazione è rapida e rapidamente partiamo. Ora ci troviamo a percorrere una bella discesa ripida sullo stretto. Bellissimo. Il sentiero scende sempre più ripido e sassoso.
Ci dobbiamo impegnare per non perdere il controllo. D’improvviso il sentiero si placa e si spiana per un bel passaggio fra i prati erbosi. Ci concediamo un “sano momento di ciclismo” assaltando una pianta di ciliegioni. Sono scarsi ma buoni. Ok…ora continuiamo allegri. Pochi minuti su ampia e divertente e veloce carraia e sbuchiamo…dove volevamo sbucare. Siamo nei pressi della stalla di Stuzzano, poco più in la, inizia il sentiero che ci porterà ai guadi dello Stirone. Speriamo di non trovare fango. Ci lanciamo nella stupenda discesa. Il sentiero è in condizioni ottime. Si va che è un piacere. In questo stupendo toboga, lasciamo correre la bici nelle ampie curve. Scendiamo rapidamente con grande soddisfazione, con tratti veloci ed altri impegnativi. Troppo presto siamo alla fine, troviamo un po’ di fango, ma d’altronde siamo ai guadi….
Già..i guadi.

Abbiamo davanti il primo, c’è acqua e non poca, Luca si butta e passa appena appena, ma passa.
C’è parecchia acqua, memore del bagno fuori stagione patito quest’inverno, decido di passare con la bici a mano. Per affrontare il guado pedalando aspetto tempi migliori e più asciutti.
Di la dal torrente pedaliamo un po’ ed ecco che dobbiamo affrontare il guado più impegnativo.
Percorriamo un primo tratto in sella seguendo la corrente rimanendo a lato sfruttando le rocce di arenaria che affiorano lungo la riva.
Poi quando il fondo si fa viscido e le ruote vanno per conto loro decidiamo di scendere. Luca si carica la sua merida in spalla e passa selezionado con cura gli appoggi per non scivolare. Io spingo la mia bici approfittando dell’acqua fresca e pulita per lavare un po’ la mia Genius. In un attimo siamo sull’altra sponda. Ridiamo un po’ sulle condizioni dei nostri scarpini e poi partiamo. Velocemente risaliamo fin sulla fondo valle che porta a Pellegrino e ci dirigiamo in direzione sud . Risaliamo la strada per poco e poi risaliamo su carraia verso Besozzola. Cercando di schivare i rovi che si sono allungati nel sentiero pedaliamo fino a Besozzola e poi su asfalto raggiungiamo prima Pietra Nera e poi Grotta.
Appena prima del piccolo abitato ci buttiamo a sinistra lungo il sentiero che ci porterà direttamente a Casalino.
Il sentiero ha erba alta ed è difficile “leggere” il terreno sotto le nostre ruote. Dobbiamo fidarci delle nostre sensazioni e delle nostre mtb. Si va e ci striamo anche divertendo. Più in là il prato tagliato ci consente una marcia più sicura e veloce. Pochi metri in asfalto, entriamo nell’abitato di Casalino e iniziamo a spingere sulla strada bianca. Ben presto la strada bianca diventa sentiero con divertente saliscendi. Superiamo veloci un paio di rigagnoli e all’improvviso ci troviamo davanti una ripida salita sconnessa. Sappiamo che c’è….ma ci frega sempre. Luca, spingendo sui pedali riesce a superare brillantemente lo strappo. Io sono dalla parte sbagliata e pesto fra i sassi grossi e sconnessi, ho anche il rapporto sbagliato, salgo fin quasi in cima…pèoi vado in stallo e devo scendere. Sconfitto spingo gli ultimi 3 metri…
Peccato!
Riprendiamo il sentiero che sale dolcemente fra l’erba alta.
Ci stiamo dirigendo verso Cangelasio. Evitando alcune ampie buche piene d’acqua percorriamo lo stupendo sentiero ombreggiato e sbuchiamo di fianco alla antica chiesetta. Attraversiamo la strada e cominciamo la giusta discesa a valle. Poco prima di tornare su asfalto Luca devia a destra lungo un prato. Scendiamo dolcemente mentre Luca osserva la folta vegetazione alla nostra sinistra. Cerca un passaggio…ci dovrebbe essere. Nascosto dagli arbusti troviamo il pertugio, passiamo, e scendendo lungo una vigna arriviamo in un piccolo gruppo di case proprio al centro di Cangelasio.
Bellissimo…Bravo socio.
Ora dobbiamo proprio rientrare. Il cielo che fino ad ora ci ha graziato comincia ad essere gonfio d’acqua e le prime gocce cominciano a scendere rade e grosse. Ma ora ci frega di poco, siamo a pochi km da casa. Compiamo un altro taglio fuori strada, un altro saliscendi divertente…e siamo alla Bellaria. Ma la giornata non è finita!
Luca denuncia ampi sbandamenti alla ruota posteriore. Ha forato nuovamente. Tentiamo con una gonfiatina di arrivare fino a casa. Nientre da fare. Al riparo di un provvidenziale, ampio balcone, velocemente sostituiamo la camera d’aria.
Velocemente scendiamo, tagliamo per le scale davanti al cimitero, e ci dirigiamo verso il centro di Salsomaggiore. Al bivio ci salutiamo calorosamente.
Bel giro amico mio….

Alla prossima….       

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